Impugnazione Misure Cautelari: La Cassazione e la Corretta Via tra Appello e Ricorso
Nel complesso panorama del diritto processuale penale, la scelta del corretto strumento di impugnazione delle misure cautelari è un passaggio cruciale che può determinare le sorti della libertà personale di un individuo in attesa di giudizio. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su questo tema, ribadendo la distinzione fondamentale tra appello e ricorso diretto, e le conseguenze di una scelta proceduralmente errata.
I Fatti del Caso: Dalla Richiesta di Sostituzione al Ricorso Diretto
La vicenda trae origine dalla richiesta presentata dalla difesa di un imputato, sottoposto alla misura della custodia cautelare in carcere. L’istanza mirava a ottenere la sostituzione della misura detentiva con quella, meno afflittiva, degli arresti domiciliari. Il Tribunale di Como, tuttavia, rigettava la richiesta. Avverso tale provvedimento di rigetto, la difesa decideva di scavalcare il grado intermedio di giudizio, proponendo un ricorso immediato direttamente alla Corte di Cassazione, lamentando vizi di motivazione.
La Decisione della Corte: La Regola dell’Appello nell’Impugnazione Misure Cautelari
La Suprema Corte ha dichiarato l’improcedibilità del ricorso diretto, chiarendo che il rimedio previsto dalla legge contro un’ordinanza che nega la revoca o la sostituzione di una misura cautelare è esclusivamente l’appello, ai sensi dell’art. 310 del codice di procedura penale. Il ricorso immediato per cassazione, previsto dall’art. 311, comma 2, c.p.p., rappresenta un’eccezione applicabile solo a casi specifici: contro ordinanze che dispongono una misura coercitiva e unicamente per motivi legati alla violazione di legge.
Il Principio di Conversione dell’Impugnazione
Nonostante l’errore procedurale, la Corte non ha dichiarato inammissibile il ricorso. Ha invece applicato il principio di conservazione degli atti giuridici, noto come ‘conversione dell’impugnazione’, disciplinato dall’art. 568, comma 5, del codice di procedura penale. Questo principio consente al giudice di riqualificare un’impugnazione proposta erroneamente, trattandola come se fosse lo strumento corretto. Di conseguenza, il ricorso per cassazione è stato ‘qualificato’ come appello e gli atti sono stati trasmessi al Tribunale del riesame di Milano, l’organo competente a decidere nel merito.
Le Motivazioni Giuridiche della Suprema Corte
Le motivazioni della Corte si fondano su una rigorosa interpretazione delle norme procedurali. I giudici hanno sottolineato che il provvedimento impugnato non disponeva una misura, ma si limitava a rigettare una richiesta di modifica di una misura già in atto. Pertanto, non rientrava nelle ipotesi eccezionali che consentono il ricorso diretto in Cassazione. La via maestra è l’appello, che permette un riesame completo, anche nel merito, da parte di un giudice di secondo grado (il Tribunale del riesame), garantendo così il principio del doppio grado di giurisdizione. La scelta di riqualificare l’impugnazione, anziché dichiararla inammissibile, risponde all’esigenza di tutelare il diritto di difesa dell’imputato e di assicurare che la sua istanza venga comunque esaminata dall’autorità giudiziaria competente, evitando che un errore formale precluda una valutazione sostanziale.
Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia
Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale per chi opera nel diritto penale: la precisione nella scelta dello strumento di impugnazione è essenziale. Un errore può comportare ritardi procedurali significativi. Tuttavia, la decisione della Cassazione è anche rassicurante, poiché conferma l’applicazione del principio di conversione, che funge da ‘rete di sicurezza’ per salvaguardare il diritto fondamentale all’impugnazione. Per l’imputato, ciò significa che la sua richiesta di rivalutazione della misura cautelare non andrà perduta, ma sarà esaminata dall’organo giudiziario corretto. Per gli avvocati, è un monito a seguire scrupolosamente le vie procedurali tracciate dal codice, distinguendo nettamente le funzioni dell’appello (riesame del merito) da quelle del ricorso per cassazione (controllo di legittimità).
È possibile fare ricorso diretto in Cassazione contro un’ordinanza che rigetta la sostituzione della custodia in carcere?
No, di norma non è possibile. La Corte di Cassazione ha chiarito che il rimedio corretto previsto dalla legge è l’appello, come stabilito dall’art. 310 del codice di procedura penale.
In quali casi è ammesso il ricorso immediato per cassazione contro un provvedimento su una misura cautelare?
Il ricorso immediato è ammesso solo contro le ordinanze che dispongono una misura coercitiva e solo per violazione di legge, oppure contro provvedimenti sullo ‘status libertatis’ che non sono altrimenti impugnabili, come specificato dagli articoli 311 e 568 del codice di procedura penale.
Cosa succede se si presenta un ricorso per cassazione invece di un appello?
Il ricorso non viene necessariamente dichiarato inammissibile. In base al principio di conversione dell’impugnazione (art. 568, comma 5, c.p.p.), il giudice qualifica il ricorso come l’impugnazione corretta (in questo caso, l’appello) e trasmette gli atti al tribunale competente per la decisione.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 6 Num. 34516 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 6 Num. 34516 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME NOME COGNOME
Data Udienza: 30/09/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME nato a TAURIANOVA il DATA_NASCITA avverso l’ordinanza del 27/06/2025 del TRIBUNALE di Como Udita la relazione svolta dal .Consigliere NOME COGNOME; lette del Sostituto Procuratore generale NOME COGNOME che ha chiesto qualificarsi in appello il ricorso
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Rilevato che con l’ordinanza descritta in epigrafe, il Tribunale di Como, adito ai sensi dell’art. 299 cod. proc. pen. ha rigettato la richiesta di sostituzione della misura della custodia in carcere in atto applicata ai danni di NOME COGNOME con quella degli arresti domiciliari;
rilevato, ancora, che avverso detto provvedimento la difesa dell’imputato ha interposto ricorso per cassazione, adducendo, peraltro, vizi essenzialmente inerenti ad asseriti difetti di motivazione;
ritenuto che avverso il provvedimento di rigetto dell’istanza di revoca o sostituzione delle misure dautelari è ammesso esclusivamente il rimedio dell’appello, previsto dall’art. 310 cod. proc. pen., in quanto il ricorso immediato per cassazione, ai sensi dell’art. 311, comma 2, cod. proc. pen., può essere proposto soltanto contro le ordinanze che dispongono una misura coercitiva e solo nel caso di violazione di legge, nonché, ai sensi dell’art. 568, comma 2, cod. proc. pen., contro i provvedimenti concernenti lo “status libertatis” non altrimenti impugnabili;
ritenuto in coerenza che il ricorso per cassazione interposto dalla difesa di COGNOME va qualificato in tali termini, con conseguente trasmissione degli atti al Tribunale compente ex art 568, comma 5, dello stesso codice
P.Q.M.
Qualificato il ricorso quale appello ex ad 310 cpp, dispone trasmettersi gli atti Tribunale del riesame di Milano.
Così è deciso, 30/09/2025
Il Consigliere estensore
NOME COGNOME NOME
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