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Impugnazione inammissibile: domicilio e Riforma Cartabia

La Cassazione conferma la decisione di una Corte d’Appello che ha dichiarato un’impugnazione inammissibile. La causa era la mancata presentazione di una nuova elezione di domicilio con l’atto di appello, come richiesto dalla Riforma Cartabia (art. 581 c.p.p.). Secondo i giudici, la ratio della norma è garantire la piena consapevolezza e reperibilità dell’imputato al momento dell’impugnazione, rendendo insufficiente un domicilio eletto in precedenza.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Impugnazione Inammissibile: La Cassazione e la Nuova Elezione di Domicilio

Con la sentenza n. 2173/2024, la Corte di Cassazione ha affrontato una questione cruciale introdotta dalla Riforma Cartabia, confermando un orientamento sempre più consolidato: la necessità di una nuova elezione di domicilio contestualmente all’atto di appello. In caso contrario, si rischia una declaratoria di impugnazione inammissibile, che blocca l’accesso al secondo grado di giudizio. Analizziamo questa importante decisione per comprenderne la portata e le implicazioni pratiche per gli imputati e i loro difensori.

I Fatti di Causa: Un Appello Bloccato in Partenza

Il caso nasce da un ricorso contro un’ordinanza della Corte di Appello di Torino. Quest’ultima aveva dichiarato inammissibile l’appello proposto da un’imputata avverso una sentenza di condanna del Tribunale. La ragione della drastica decisione processuale era puramente formale: l’atto di impugnazione non era stato accompagnato dalla dichiarazione o elezione di domicilio, un requisito introdotto dal D.Lgs. 150/2022 (la cosiddetta Riforma Cartabia) all’art. 581, comma 1-ter, del codice di procedura penale.

La difesa dell’imputata aveva sostenuto che l’elezione di domicilio già presente agli atti del fascicolo di primo grado dovesse ritenersi ancora valida e sufficiente a garantire la reperibilità per le comunicazioni processuali. Secondo questa tesi, richiedere una nuova dichiarazione sarebbe stato un adempimento meramente burocratico e contrario al principio di funzionalità del processo.

La Questione Giuridica: Vecchio Domicilio vs. Nuova Norma

Il nodo della questione era interpretare la finalità della nuova norma. Ci si chiedeva se il legislatore avesse introdotto un requisito formale fine a se stesso oppure se la nuova elezione di domicilio rispondesse a una precisa esigenza di garanzia e di efficienza. La difesa puntava su un’interpretazione funzionale, sostenendo che l’obiettivo di assicurare la speditezza delle comunicazioni fosse già raggiunto con il domicilio eletto in precedenza. La Corte di Appello, invece, aveva adottato un’interpretazione letterale, ritenendo l’adempimento inderogabile a pena di inammissibilità.

La Decisione della Cassazione sull’impugnazione inammissibile

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando in pieno la decisione della Corte di Appello di Torino. I giudici supremi hanno stabilito che l’appello era stato correttamente dichiarato inammissibile. La motivazione della Corte non lascia spazio a dubbi interpretativi e chiarisce definitivamente la portata del nuovo obbligo processuale.

Le Motivazioni: La Ratio della Riforma Cartabia

Il cuore della decisione risiede nella spiegazione della ratio della novella legislativa. Secondo la Cassazione, l’obbligo di depositare una nuova dichiarazione o elezione di domicilio insieme all’atto di impugnazione non è un anelito burocratico, ma persegue uno scopo preciso e fondamentale: assicurare con certezza che l’imputato abbia piena consapevolezza e volontà di impugnare una specifica sentenza, rendendosi contestualmente reperibile.

Queste manifestazioni di volontà, sottolinea la Corte, devono necessariamente seguire la pronuncia della sentenza che si intende contestare. Lo scopo è quello di ‘attualizzare’ la domiciliazione al momento esatto in cui si esercita il diritto di impugnazione. Un domicilio eletto in una fase precedente del procedimento non offre la stessa garanzia di attualità e consapevolezza. La norma, quindi, è funzionale a garantire l’efficienza della macchina giudiziaria e la concreta efficacia della funzione giurisdizionale, assicurando che le notifiche per il giudizio d’appello vadano a buon fine senza ritardi.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per la Difesa

La sentenza consolida un principio di diritto di enorme importanza pratica. Per i difensori e i loro assistiti, emerge un monito chiaro: dopo una sentenza di condanna, non è più sufficiente fare affidamento sulla documentazione già presente nel fascicolo. Per proporre un’efficace impugnazione, è obbligatorio e imprescindibile allegare all’atto una specifica e nuova dichiarazione o elezione di domicilio. Omettere questo passaggio, considerato un requisito di ammissibilità, comporta la chiusura definitiva della possibilità di accedere al successivo grado di giudizio. Si tratta di un adempimento cruciale che richiede massima attenzione per non incorrere in una fatale declaratoria di impugnazione inammissibile.

È sufficiente l’elezione di domicilio fatta nel primo grado di giudizio per proporre appello?
No. Secondo la sentenza, a seguito della Riforma Cartabia (art. 581, comma 1-ter, c.p.p.), è necessario depositare una nuova dichiarazione o elezione di domicilio contestualmente all’atto di impugnazione, a pena di inammissibilità.

Qual è lo scopo della nuova norma che impone una nuova elezione di domicilio?
Lo scopo non è meramente burocratico, ma quello di assicurare con certezza che l’imputato abbia la piena e attuale consapevolezza e volontà di impugnare una specifica sentenza, rendendosi reperibile presso un domicilio confermato al momento dell’impugnazione.

La nuova regola si applica a tutte le sentenze?
La disposizione si applica alle impugnazioni proposte avverso le sentenze pronunciate in data successiva al 30 dicembre 2022, data di entrata in vigore del d.lgs. n. 150/2022.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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