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Impugnazione imputato assente: requisiti e mandato

La Corte di Cassazione ha confermato l’inammissibilità di un appello presentato da un imputato giudicato in assenza. La decisione si fonda sulla mancata presentazione, contestualmente all’atto di impugnazione, di uno specifico mandato al difensore e della dichiarazione o elezione di domicilio, entrambi successivi alla data della sentenza impugnata. Questa sentenza sottolinea il rigore formale richiesto dalla legge per l’impugnazione dell’imputato assente, al fine di garantire la sua effettiva volontà di contestare la condanna.

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Pubblicato il 6 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Impugnazione Imputato Assente: la Cassazione fissa i paletti

L’impugnazione dell’imputato assente è una questione procedurale delicata, su cui la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi con una recente sentenza, la n. 30089 del 2024. Questa decisione ribadisce con forza la necessità di rispettare specifici e inderogabili requisiti formali affinché l’appello possa essere considerato ammissibile. La pronuncia offre un chiarimento fondamentale sull’applicazione dell’art. 581, comma 1-quater, del codice di procedura penale, una norma introdotta per garantire che la volontà di impugnare provenga effettivamente dall’imputato. Vediamo nel dettaglio il caso e le conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti del Caso

Un soggetto veniva condannato in primo grado dal Tribunale di Torino per un reato previsto dalla normativa sugli stupefacenti. Il processo si era svolto in sua assenza, una procedura prevista quando l’imputato, pur consapevole della pendenza del giudizio, sceglie di non parteciparvi.

Successivamente alla condanna, il suo difensore presentava appello. Tuttavia, la Corte di appello di Torino dichiarava il gravame inammissibile. La ragione era puramente procedurale: il difensore non aveva depositato, insieme all’atto di appello, né uno specifico mandato a impugnare rilasciato dal suo assistito dopo la sentenza, né una contestuale dichiarazione o elezione di domicilio. Questi adempimenti sono espressamente richiesti dalla legge per i casi in cui si è proceduto in assenza dell’imputato.

La Decisione della Corte sull’Impugnazione dell’Imputato Assente

La difesa ricorreva in Cassazione, sostenendo che una precedente elezione di domicilio già presente agli atti dovesse ritenersi sufficiente. La Suprema Corte ha respinto il ricorso, dichiarandolo a sua volta inammissibile. I giudici hanno confermato la correttezza della decisione della Corte territoriale, basandosi su un’interpretazione letterale e rigorosa della normativa di riferimento.

La Corte ha stabilito che la norma in questione, l’art. 581, comma 1-quater, c.p.p., non lascia spazio a interpretazioni estensive. I requisiti del mandato specifico e dell’elezione di domicilio post-sentenza devono essere soddisfatti contestualmente alla presentazione dell’impugnazione, pena la sua irrimediabile inammissibilità.

Le Motivazioni della Sentenza

Il cuore della motivazione risiede nella chiara dizione della norma. La legge prevede espressamente che, per l’impugnazione dell’imputato assente, unitamente all’atto di gravame debba essere depositato uno specifico mandato, rilasciato “dopo la pronuncia della sentenza e contenente la dichiarazione o l’elezione di domicilio”.

La Cassazione ha evidenziato i seguenti punti cruciali:

1. Successività degli Atti: Sia il mandato a impugnare sia l’elezione di domicilio devono essere necessariamente successivi alla data della sentenza che si intende appellare. Questo requisito serve a garantire che l’imputato abbia preso conoscenza della condanna e abbia manifestato una volontà attuale e concreta di contestarla.
2. Contestualità del Deposito: L’espressione “unitamente all’atto di impugnazione” implica una contestualità temporale. I documenti richiesti devono essere depositati insieme all’atto di appello, non prima e non dopo. Un’allegazione postuma, come tentato dalla difesa, è inefficace e non può sanare l’originaria carenza.
3. Irrilevanza degli Atti Precedenti: Di conseguenza, qualsiasi elezione di domicilio effettuata prima della sentenza di primo grado è del tutto irrilevante ai fini dell’ammissibilità dell’appello.

La Corte ha inoltre precisato che la sola mancanza del mandato ad impugnare sarebbe stata, di per sé, una ragione sufficiente per dichiarare l’inammissibilità, a prescindere dalla questione relativa al domicilio.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche

La sentenza in esame consolida un principio di estremo rigore formale. Per i difensori che assistono imputati giudicati in assenza, diventa fondamentale prestare la massima attenzione agli adempimenti richiesti per l’impugnazione. La volontà dell’imputato di appellare una sentenza di condanna deve essere cristallizzata in due atti formali, entrambi successivi alla decisione del giudice e presentati contestualmente all’atto di gravame. Qualsiasi deviazione da questa procedura comporta la grave sanzione dell’inammissibilità, precludendo di fatto l’accesso al secondo grado di giudizio e rendendo definitiva la condanna.

Cosa deve fare il difensore per presentare un appello valido per un imputato condannato in assenza?
Deve depositare l’atto di appello insieme a due documenti specifici: un mandato a impugnare e una dichiarazione o elezione di domicilio, entrambi rilasciati dall’imputato in una data successiva a quella della sentenza di condanna.

Una elezione di domicilio fatta all’inizio del processo è sufficiente per l’appello?
No, non è sufficiente. La legge, come interpretata dalla Cassazione, richiede una nuova dichiarazione o elezione di domicilio che sia successiva alla sentenza da impugnare e depositata contestualmente all’appello.

Cosa succede se il mandato a impugnare o l’elezione di domicilio vengono depositati alcuni giorni dopo l’atto di appello?
L’appello viene dichiarato inammissibile. La Corte ha chiarito che la norma richiede una contestualità temporale, quindi i documenti devono essere presentati “unitamente” all’atto di impugnazione. Un deposito successivo è considerato tardivo e non può sanare il vizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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