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Impugnazione imputato assente: nuove regole Cartabia

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 1177/2024, ha confermato la legittimità delle nuove, più stringenti, regole per l’impugnazione dell’imputato assente introdotte dalla Riforma Cartabia. Il ricorso di un imputato, il cui appello era stato dichiarato inammissibile per mancanza di specifico mandato post-sentenza e di nuova elezione di domicilio, è stato respinto. La Corte ha stabilito che tali oneri non violano il diritto di difesa, ma mirano a garantire la consapevolezza dell’impugnato e la certezza delle notifiche, rendendo il processo più giusto e celere.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Impugnazione Imputato Assente: la Cassazione convalida le nuove regole della Riforma Cartabia

La Riforma Cartabia (d.lgs. 150/2022) ha introdotto significative novità nella procedura penale, con l’obiettivo di rendere il processo più efficiente e garantire la partecipazione consapevole dell’imputato. Una delle modifiche più dibattute riguarda i nuovi oneri per l’impugnazione dell’imputato assente. Con la recente sentenza n. 1177 del 2024, la Corte di Cassazione ha fornito un’interpretazione rigorosa e chiarificatrice di queste norme, confermandone la piena legittimità e respingendo le censure di incostituzionalità.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una sentenza di condanna emessa dal Tribunale di Roma. Il difensore dell’imputato, che era stato processato in assenza, proponeva appello. La Corte di Appello di Roma, tuttavia, dichiarava l’impugnazione inammissibile. La ragione? La mancata osservanza dei nuovi requisiti introdotti dall’articolo 581, commi 1-ter e 1-quater, del codice di procedura penale. Nello specifico, il difensore non aveva depositato, unitamente all’atto di appello, né lo specifico mandato a impugnare rilasciato dal suo assistito dopo la sentenza, né la dichiarazione o elezione di domicilio ai fini della notificazione del decreto di citazione a giudizio per il secondo grado.

I Motivi del Ricorso e la questione di legittimità costituzionale

Contro l’ordinanza di inammissibilità, il difensore ricorreva in Cassazione, sollevando diverse censure e una questione di legittimità costituzionale. Secondo la difesa, i nuovi oneri formali avrebbero determinato:

1. Violazione del diritto di difesa (Art. 24 Cost.): L’obbligo di un nuovo mandato post-sentenza per l’impugnazione dell’imputato assente comprometterebbe gravemente le garanzie difensive, privando di fatto l’imputato della possibilità di appellare tramite il suo difensore di fiducia.
2. Disparità di trattamento (Art. 3 Cost.): La norma creerebbe un’irragionevole distinzione tra l’imputato presente (il cui difensore può impugnare autonomamente) e quello assente, gravando solo quest’ultimo di un onere aggiuntivo.
3. Irrazionalità del sistema: La richiesta di una nuova elezione di domicilio sarebbe superflua, dato che una precedente elezione era già presente agli atti del primo grado.

La difesa sosteneva che tali requisiti, anziché favorire un processo giusto, si traducessero in un ostacolo insormontabile, specialmente nei casi in cui l’imputato assente non fosse facilmente raggiungibile.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso, ritenendo le questioni sollevate manifestamente infondate. La sentenza offre una disamina approfondita della ratio legis alla base delle nuove disposizioni.

Secondo i giudici, i nuovi adempimenti non sono meri formalismi, ma rispondono a precise esigenze di garanzia e di efficienza processuale. L’obbligo di un mandato specifico, rilasciato dopo la condanna, serve a garantire che la decisione di impugnare sia frutto di una scelta ponderata e rinnovata da parte dell’imputato, pienamente consapevole dell’esito del primo grado. Questo coinvolgimento diretto è cruciale, specialmente per chi ha scelto di non partecipare al processo.

Allo stesso modo, la nuova dichiarazione o elezione di domicilio è finalizzata a garantire l’attualità del recapito e, di conseguenza, il buon esito della notifica della citazione per il giudizio di appello. L’obiettivo è quello di assicurare la reale conoscenza del processo di secondo grado, evitando le incertezze legate a domicili dichiarati tempo prima. Una precedente elezione di domicilio non è quindi sufficiente e deve essere “attualizzata” al momento dell’impugnazione.

La Corte ha inoltre chiarito che questi requisiti non sono sanabili ex post. La mancanza del mandato o dell’elezione di domicilio al momento del deposito dell’appello ne determina l’immediata e definitiva inammissibilità. L’unico rimedio previsto dal sistema, qualora l’imputato dimostri di non aver potuto impugnare senza sua colpa, è l’istituto della restituzione nel termine (art. 175 c.p.p.).

Le Conclusioni

La Cassazione ha concluso dichiarando inammissibile il ricorso e condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali. La sentenza stabilisce in modo inequivocabile i seguenti principi di diritto:

* Gli adempimenti formali previsti dall’art. 581 c.p.p. (mandato specifico ed elezione di domicilio) devono intervenire contestualmente al deposito dell’atto di impugnazione.
* Un mandato o un’elezione di domicilio preesistenti non hanno efficacia ai fini dell’appello, essendo necessaria una rinnovata e consapevole volontà dell’imputato.
* Queste norme non sono in contrasto con la Costituzione, in quanto non limitano il diritto di difesa ma ne disciplinano l’esercizio in modo ragionevole, bilanciando le garanzie individuali con l’esigenza di un processo celere e partecipato.

Dopo la Riforma Cartabia, è sufficiente la procura rilasciata all’inizio del processo per presentare appello per un imputato assente?
No. L’art. 581, comma 1-quater, del codice di procedura penale richiede espressamente uno specifico mandato ad impugnare, rilasciato dopo la pronuncia della sentenza, a pena di inammissibilità.

La precedente elezione di domicilio effettuata in primo grado è valida per la notifica della citazione in appello?
No. La Corte ha chiarito che, unitamente all’atto di impugnazione, deve essere depositata una nuova dichiarazione o elezione di domicilio. La precedente non è sufficiente in quanto la norma mira a garantire l’attualità del recapito per la notifica.

I nuovi oneri formali per l’impugnazione dell’imputato assente violano il diritto di difesa?
No. Secondo la Corte di Cassazione, questi requisiti non costituiscono una violazione del diritto di difesa, ma ne regolamentano l’esercizio in modo ragionevole. Essi mirano a rafforzare la consapevolezza dell’imputato e la certezza del contraddittorio, in linea con i principi del giusto processo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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