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Impugnazione imputato assente: le nuove regole

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato giudicato in assenza. La decisione si fonda sulle nuove regole introdotte dalla Riforma Cartabia, che per l’impugnazione dell’imputato assente richiedono obbligatoriamente il deposito di un mandato specifico e di un’elezione di domicilio successivi alla sentenza. L’assenza di tali documenti rende l’appello improcedibile, anche se si contesta la legittimità della dichiarazione di assenza stessa.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Impugnazione dell’imputato assente: la Cassazione detta le nuove regole

Con la sentenza n. 7169 del 2024, la Corte di Cassazione ha fornito un’importante chiarificazione sulle nuove e stringenti regole che disciplinano l’impugnazione dell’imputato assente, introdotte dalla Riforma Cartabia. La pronuncia stabilisce che, per poter presentare appello, il difensore deve depositare un mandato specifico a impugnare e un’elezione di domicilio, entrambi rilasciati dall’imputato dopo la sentenza di primo grado. La mancanza di questi documenti rende il ricorso inammissibile.

I fatti del processo

Il caso ha origine da una sentenza del Giudice di Pace di Milano, che aveva dichiarato il non doversi procedere per particolare tenuità del fatto nei confronti di un cittadino straniero. L’imputato, tramite il suo difensore d’ufficio, ha proposto ricorso per cassazione, sostenendo una violazione di legge. In particolare, lamentava di essere stato illegittimamente dichiarato assente, poiché la citazione a giudizio era stata notificata solo al difensore e non a lui personalmente. Questa mancata conoscenza del processo, a suo dire, gli aveva impedito di difendersi e ottenere un’assoluzione piena nel merito.

La decisione della Corte di Cassazione sull’impugnazione dell’imputato assente

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, basando la sua decisione sulla nuova formulazione dell’art. 581 del codice di procedura penale, come modificato dal d.lgs. 150/2022 (Riforma Cartabia). La Corte ha evidenziato che l’atto di impugnazione non rispettava due requisiti fondamentali, previsti a pena di inammissibilità:

1. Mancanza della dichiarazione o elezione di domicilio: L’art. 581, comma 1-ter, c.p.p. richiede che l’atto di impugnazione contenga una dichiarazione o elezione di domicilio successiva alla sentenza impugnata. Nel caso di specie, tale documento non era stato allegato.
2. Assenza dello specifico mandato ad impugnare: Poiché l’imputato era stato giudicato in assenza, l’art. 581, comma 1-quater, c.p.p. impone un ulteriore e più stringente onere. Il difensore deve depositare uno specifico mandato a impugnare, rilasciato dall’imputato dopo la pronuncia della sentenza. Anche questo mandato mancava.

Le motivazioni della Corte: la ratio delle nuove norme

La Cassazione ha spiegato che il nuovo sistema delle impugnazioni è stato concepito per correggere una ‘patologia’ del sistema precedente. Prima della riforma, il difensore poteva impugnare una sentenza anche senza che l’imputato assente ne fosse a conoscenza. Successivamente, l’imputato poteva attivare rimedi straordinari per annullare l’intero grado di giudizio, creando incertezza e precarietà.

Le nuove regole, invece, sono fondate sul principio che l’impugnazione deve essere espressione della volontà consapevole dell’interessato. Il mandato specifico e l’elezione di domicilio post-sentenza servono proprio a dimostrare in modo ‘incontrovertibile’ che l’imputato ‘conosce e vuole’ non solo l’esistenza del processo, ma anche la sua prosecuzione nei gradi successivi.

La Corte ha inoltre precisato che questi oneri si applicano anche quando l’imputato contesta la legittimità della sua stessa dichiarazione di assenza. Derogare a questa regola significherebbe creare un’irrazionale eccezione e tornare al vecchio sistema. Lo strumento corretto a disposizione dell’assente che ritiene di non aver avuto conoscenza del processo non è eludere i requisiti dell’impugnazione, ma utilizzare il rimedio della restituzione nel termine, previsto dall’art. 175 c.p.p.

Conclusioni: le implicazioni della sentenza

Questa sentenza consolida un orientamento rigoroso sull’ammissibilità dell’impugnazione dell’imputato assente. Per i difensori, diventa cruciale attivarsi immediatamente dopo la sentenza di primo grado per ottenere dal proprio assistito, se giudicato in assenza, il mandato speciale e l’elezione di domicilio, documenti indispensabili per poter procedere con l’appello. La decisione riafferma la volontà del legislatore di assicurare che i processi d’appello si svolgano solo con la partecipazione effettiva e consapevole dell’imputato, rafforzando la certezza del diritto e l’effettività del processo penale.

Dopo la Riforma Cartabia, quali sono i requisiti per l’impugnazione dell’imputato assente?
L’imputato giudicato in assenza, per impugnare la sentenza tramite il suo difensore, deve rilasciare uno specifico mandato a impugnare dopo la pronuncia della decisione. Tale mandato, insieme a una dichiarazione o elezione di domicilio, deve essere depositato con l’atto di impugnazione a pena di inammissibilità.

Questi requisiti si applicano anche se l’imputato contesta la legittimità della sua dichiarazione di assenza?
Sì. La Corte di Cassazione ha chiarito che l’onere di allegare il mandato specifico e l’elezione di domicilio sussiste anche quando l’impugnazione è volta a contestare proprio la correttezza della dichiarazione giudiziale di assenza.

Qual è lo scopo di queste nuove regole sull’impugnazione dell’imputato assente?
Lo scopo principale è garantire che l’impugnazione sia proposta solo quando l’imputato abbia effettiva conoscenza della sentenza pronunciata in sua assenza e manifesti una chiara e attuale volontà di impugnarla, evitando così la celebrazione di processi nei gradi successivi a sua insaputa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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