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Impugnazione imputato assente: la Riforma Cartabia

La Corte di Cassazione ha confermato l’inammissibilità di un appello perché privo della necessaria elezione di domicilio, come richiesto dalla Riforma Cartabia. La sentenza stabilisce che la norma sull’impugnazione imputato assente non è incostituzionale, rappresentando una scelta legislativa ragionevole per garantire la volontà personale dell’imputato di impugnare, bilanciata da tutele come l’estensione dei termini.

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Pubblicato il 17 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Impugnazione Imputato Assente: La Cassazione e la Riforma Cartabia

Con la sentenza n. 674 del 2024, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi su una delle novità più discusse della Riforma Cartabia: la disciplina dell’impugnazione imputato assente. La decisione chiarisce la legittimità costituzionale dei nuovi oneri imposti alla difesa, consolidando un orientamento giurisprudenziale che richiede massima attenzione da parte degli operatori del diritto. Analizziamo insieme i punti salienti di questa importante pronuncia.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da una condanna emessa dal Tribunale di Roma per una violazione del Codice della Strada. L’imputato, giudicato in assenza, veniva condannato a una pena detentiva e a un’ammenda. Il suo difensore di fiducia presentava appello avverso la sentenza.

Tuttavia, la Corte di Appello di Roma dichiarava l’impugnazione inammissibile. Il motivo? L’atto di appello era stato depositato dopo l’entrata in vigore della Riforma Cartabia (D.Lgs. 150/2022) ed era privo della dichiarazione o elezione di domicilio dell’imputato, un requisito ora richiesto a pena di inammissibilità dall’art. 581, commi 1-ter e 1-quater, del codice di procedura penale.

Di fronte a questa decisione, il difensore proponeva ricorso per Cassazione, sollevando una questione di legittimità costituzionale della nuova normativa.

La Questione di Legittimità Costituzionale sull’Impugnazione dell’Imputato Assente

Il ricorrente sosteneva che i nuovi commi dell’art. 581 c.p.p. violassero diversi principi costituzionali, tra cui:

* Art. 3 (Principio di uguaglianza): Si creerebbe una disparità di trattamento irragionevole tra l’imputato presente e quello assente.
* Art. 24 (Diritto di difesa): L’onere aggiuntivo svuoterebbe di fatto il diritto di impugnazione, limitando la difesa tecnica in un momento cruciale del processo.
* Art. 27 e 111 (Presunzione di non colpevolezza e giusto processo): La norma imporrebbe preclusioni ingiustificate all’accesso a un ulteriore grado di giudizio.

In sostanza, secondo la difesa, la Riforma avrebbe introdotto una barriera formale che finisce per penalizzare la scelta (legittima) dell’imputato di non presenziare al processo, rendendo eccessivamente difficile l’esercizio del suo diritto di appellare la condanna.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, dichiarandolo inammissibile e ritenendo la questione di legittimità costituzionale manifestamente infondata. Le motivazioni della Corte si basano su diversi punti chiave.

In primo luogo, la norma non è irragionevole. Lo scopo del legislatore è quello di selezionare le impugnazioni, assicurandosi che esse derivino da una scelta ponderata e personale dell’imputato e non da un mero automatismo difensivo. L’obbligo di depositare una nuova elezione di domicilio insieme all’appello serve a confermare che l’imputato, dopo la condanna, ha rinnovato la sua volontà di proseguire nel giudizio.

In secondo luogo, la Corte sottolinea che il legislatore ha previsto dei correttivi per bilanciare il nuovo onere. Per l’impugnazione imputato assente, i termini per proporre appello sono aumentati di quindici giorni. Inoltre, è stato ampliato il rimedio della restituzione nel termine, qualora l’imputato dimostri di non aver avuto effettiva conoscenza del processo.

È fondamentale, secondo la Corte, distinguere tra l’imputato assente e l’irreperibile. L’assente è colui che, a conoscenza del processo, sceglie di non partecipare. Per lui non dovrebbe essere difficile, dopo la sentenza di primo grado, rilasciare al proprio difensore il mandato specifico e l’elezione di domicilio necessari per l’appello. L’irreperibile, invece, è colui che sparisce senza lasciare tracce, e per lui il percorso processuale è completamente diverso e non porta a una dichiarazione di assenza.

La Corte conclude che la norma è espressione di una legittima scelta discrezionale del legislatore, non in contrasto con i principi costituzionali invocati. La garanzia del doppio grado di giurisdizione, pur importante, non è assoluta e può essere soggetta a condizioni di ammissibilità, purché ragionevoli, come in questo caso.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

Questa sentenza consolida l’interpretazione rigorosa delle nuove norme procedurali introdotte dalla Riforma Cartabia. Per gli avvocati, l’implicazione è chiara: quando si assiste un imputato giudicato in assenza, non è più sufficiente il mandato originario per proporre appello. È imperativo contattare il cliente dopo la sentenza per ottenere una nuova e specifica procura ad appellare, unitamente a una dichiarazione o elezione di domicilio. In mancanza di questi documenti, l’appello sarà inesorabilmente dichiarato inammissibile.

La decisione riafferma la volontà del legislatore di responsabilizzare l’imputato, richiedendo una sua partecipazione attiva, seppur mediata dal difensore, nelle fasi cruciali del processo, quale è appunto la scelta di impugnare una sentenza di condanna.

Dopo la Riforma Cartabia, cosa è necessario per presentare appello per un imputato giudicato in assenza?
È obbligatorio depositare, unitamente all’atto di impugnazione e a pena di inammissibilità, una dichiarazione o elezione di domicilio specifica ai fini della notificazione dell’atto di citazione per il giudizio di appello.

Questo nuovo requisito per l’impugnazione dell’imputato assente è considerato incostituzionale?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la norma non è incostituzionale. Rappresenta una scelta legislativa ragionevole volta a garantire che l’impugnazione sia frutto di una volontà ponderata e personale dell’imputato, e non un automatismo.

Sono previste tutele per l’imputato assente a fronte di questo nuovo onere?
Sì, il legislatore ha previsto delle misure compensative. I termini per impugnare per il difensore dell’imputato assente sono aumentati di quindici giorni. Inoltre, è stato ampliato il ricorso alla restituzione nel termine qualora l’imputato dimostri di non aver avuto conoscenza del processo senza sua colpa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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