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Impugnazione imputato assente: la legge che conta

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un imputato, giudicato in assenza, il cui appello era stato dichiarato inammissibile per un vizio di forma. La Corte ha stabilito che per l’impugnazione dell’imputato assente si applica la legge vigente al momento della proposizione del ricorso, non una legge successiva più favorevole, in base al principio ‘tempus regit actum’. Di conseguenza, la mancanza del mandato specifico a impugnare contenente l’elezione di domicilio ha reso l’appello inammissibile.

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Pubblicato il 7 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Impugnazione imputato assente: la legge che conta è quella del momento

Quando si presenta un ricorso, quale legge si applica? Quella in vigore al momento del deposito o una nuova norma, magari più favorevole, entrata in vigore mentre il giudizio è ancora in corso? La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 14453/2025, offre una risposta chiara e netta, soprattutto nel delicato contesto dell’impugnazione imputato assente. La decisione ribadisce la centralità del principio tempus regit actum, stabilendo che i requisiti di ammissibilità di un atto processuale vanno valutati sulla base della normativa vigente al tempo della sua proposizione.

I fatti del caso: un appello bloccato da un vizio di forma

Il caso riguarda un imputato, giudicato in assenza in primo grado, che aveva proposto appello tramite il proprio difensore di fiducia. La Corte d’appello di Venezia aveva dichiarato l’impugnazione inammissibile. Il motivo? Mancava un requisito formale introdotto dalla cosiddetta “Riforma Cartabia”: l’atto di impugnazione non era corredato dal mandato specifico a impugnare contenente la dichiarazione o l’elezione di domicilio da parte dell’imputato, come previsto dall’art. 581, comma 1-quater, del codice di procedura penale.

La questione giuridica e la difesa

La difesa ha presentato ricorso in Cassazione sostenendo che, nel frattempo, una nuova legge (la n. 114 del 2024) aveva modificato la norma, rendendo tale specifico adempimento obbligatorio solo per le impugnazioni presentate dal difensore d’ufficio, e non più per quello di fiducia. Secondo il ricorrente, questa nuova norma, essendo più favorevole, avrebbe dovuto essere applicata retroattivamente al suo caso, sanando il vizio originario e rendendo ammissibile l’appello.

La validità dell’impugnazione imputato assente secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, fornendo importanti chiarimenti. I giudici hanno affermato che le norme processuali, a differenza di quelle penali sostanziali, sono governate dal principio tempus regit actum (il tempo regola l’atto). Questo significa che la validità e l’ammissibilità di un atto giuridico, come un appello, devono essere valutate esclusivamente sulla base delle leggi in vigore nel momento in cui l’atto è stato compiuto, ovvero quando è stato depositato.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su un consolidato orientamento giurisprudenziale. Il Collegio ha spiegato che attendere l’esito di un giudizio per vedere se, nel frattempo, interviene una modifica legislativa favorevole creerebbe incertezza giuridica. Le regole del gioco processuale devono essere chiare e stabili al momento in cui le parti compiono le loro scelte. La legge n. 114/2024, entrata in vigore dopo la presentazione dell’appello, non poteva quindi avere alcun effetto retroattivo sul caso in esame. La Corte d’appello aveva, pertanto, correttamente applicato la normativa vigente al tempo del deposito dell’impugnazione, dichiarandola inammissibile.

Le conclusioni

La sentenza consolida un principio fondamentale della procedura penale: le condizioni di ammissibilità di un’impugnazione sono “cristallizzate” al momento della sua presentazione. Le successive modifiche normative, anche se più vantaggiose per l’imputato, non possono sanare vizi originari. Questa decisione sottolinea l’importanza per i difensori di prestare la massima attenzione ai requisiti formali richiesti dalla legge al momento del deposito degli atti, specialmente nei casi complessi come l’impugnazione imputato assente, per non compromettere il diritto di difesa del proprio assistito.

Quale legge si applica per valutare l’ammissibilità di un’impugnazione?
Si applica la legge in vigore al momento della proposizione dell’atto di impugnazione, in base al principio ‘tempus regit actum’.

Una modifica legislativa più favorevole può avere effetto retroattivo su un’impugnazione già presentata?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che le modifiche alle norme processuali non hanno effetto retroattivo. La validità dell’atto si valuta in base alla legge vigente quando è stato compiuto, non in base a leggi successive.

Perché era stato introdotto l’obbligo di un mandato specifico per l’impugnazione dell’imputato assente?
L’obbligo era stato introdotto per garantire che l’impugnazione fosse espressione di un reale interesse dell’imputato e non un ‘automatismo difensivo’, assicurando che l’interessato avesse effettiva conoscenza della sentenza e della volontà di proseguire nel giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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