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Impugnazione imputato assente: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 8955/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’imputata condannata per ricettazione. La decisione si fonda sulla mancata presentazione di uno specifico mandato ad impugnare, rilasciato dopo la sentenza d’appello, come richiesto dalla riforma Cartabia per l’impugnazione dell’imputato assente, rendendo irrilevanti i motivi di merito sollevati.

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Pubblicato il 4 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Impugnazione Imputato Assente: Un Vizio Formale Può Essere Fatale

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 8955 del 2024, getta luce su un aspetto cruciale della procedura penale post-riforma Cartabia: le rigide formalità per l’impugnazione dell’imputato assente. Questo caso dimostra come il mancato rispetto di un onere formale, apparentemente secondario, possa precludere l’esame nel merito di un ricorso, rendendo definitiva una condanna. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Dalla Ricettazione al Ricorso in Cassazione

La vicenda processuale ha origine da una condanna per il reato di ricettazione, emessa dal Tribunale di Napoli Nord, per l’acquisto di otto cartoni di calamari congelati di provenienza illecita. La sentenza di primo grado veniva confermata dalla Corte di Appello di Napoli. È importante sottolineare che, durante il giudizio di appello, l’imputata era stata dichiarata assente. Tramite il proprio difensore, la donna proponeva quindi ricorso per Cassazione, confidando di poter ribaltare la decisione.

I Motivi del Ricorso: Le Doglianze della Difesa

La difesa aveva articolato il ricorso su tre principali motivi:

1. Omessa motivazione: Si lamentava che la Corte d’Appello non avesse risposto alla richiesta di applicare la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) e di concedere la non menzione della condanna nel casellario giudiziale.
2. Violazione di legge: Si sosteneva che, sulla base degli atti, sussistessero tutti i requisiti per il riconoscimento della particolare tenuità del fatto.
3. Errata qualificazione giuridica: Si chiedeva di riqualificare il reato da ricettazione (art. 648 c.p.) a quello meno grave di acquisto di cose di sospetta provenienza (art. 712 c.p.), richiamando i principi stabiliti dalle Sezioni Unite.

La Decisione della Cassazione: L’Impatto della Riforma Cartabia sull’impugnazione dell’imputato assente

Nonostante le argomentazioni di merito, la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile senza nemmeno entrare nel vivo delle questioni sollevate. La decisione si fonda interamente su un vizio procedurale introdotto dalla cosiddetta Riforma Cartabia.

Il fulcro della sentenza è l’applicazione dell’articolo 581, comma 1-quater, del codice di procedura penale. Questa norma stabilisce che, quando si impugna una sentenza pronunciata in assenza dell’imputato, il difensore deve depositare, a pena di inammissibilità, uno specifico mandato a impugnare, rilasciato dall’assistito dopo la pronuncia della sentenza stessa, unitamente a una dichiarazione o elezione di domicilio.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che la ratio di questa norma è garantire che anche il giudizio di legittimità si svolga nei confronti di un “assente consapevole”. In altre parole, la legge vuole la certezza che l’imputato, dichiarato assente nel grado precedente, sia stato effettivamente informato della sentenza di condanna e abbia manifestato una volontà attuale e specifica di contestarla, conferendo un nuovo incarico al suo legale.

Nel caso di specie, non risultava depositato questo specifico mandato post-sentenza. La mancanza di questo requisito formale, previsto a pena di inammissibilità, ha impedito alla Corte di esaminare i motivi del ricorso, per quanto potessero essere fondati. La Cassazione ha ritenuto che il rispetto di questa formalità sia un presupposto indispensabile per l’accesso al giudizio di legittimità, prevalendo su qualsiasi altra considerazione di merito.

Le Conclusioni

Questa sentenza rappresenta un monito fondamentale per gli operatori del diritto. Le nuove regole procedurali introdotte dalla Riforma Cartabia, in particolare quelle relative alla gestione del processo in assenza, non sono mere formalità. La mancata produzione del mandato specifico ad impugnare, rilasciato dopo la sentenza, comporta una conseguenza drastica e irreversibile: l’inammissibilità del ricorso. Ciò significa che la sentenza di condanna diventa definitiva, senza che il giudice dell’impugnazione possa valutare le ragioni della difesa. Per i legali, diventa quindi imperativo acquisire e depositare tempestivamente tale atto per tutelare efficacemente i diritti del proprio assistito assente.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile nonostante i motivi di merito presentati?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile per una ragione puramente procedurale: la mancata presentazione di uno specifico mandato ad impugnare rilasciato dall’imputata (che era assente nel giudizio d’appello) in data successiva alla pronuncia della sentenza impugnata, come richiesto dall’art. 581, comma 1-quater del codice di procedura penale.

Qual è la finalità della norma che richiede un mandato specifico per l’impugnazione dell’imputato assente?
La norma, introdotta dalla Riforma Cartabia, ha lo scopo di garantire che il giudizio di impugnazione si svolga nei confronti di un assente “consapevole”, ovvero che sia effettivamente a conoscenza della sentenza emessa e intenda realmente impugnarla, conferendo un nuovo e specifico incarico al suo difensore dopo la decisione.

Cosa succede quando un ricorso viene dichiarato inammissibile per questo motivo?
La declaratoria di inammissibilità comporta che la Corte non esamini nel merito i motivi del ricorso. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della cassa delle ammende, a causa della colpa nella determinazione della causa di inammissibilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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