Impugnazione Errata: la Cassazione Converte il Ricorso e Salva il Diritto di Difesa
Nel complesso mondo della procedura penale, anche un singolo errore formale può avere conseguenze significative. Tuttavia, il sistema giuridico prevede dei meccanismi per evitare che la sostanza del diritto venga sacrificata sull’altare della forma. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio di questo principio, affrontando un caso di impugnazione errata e scegliendo la via della conservazione dell’atto piuttosto che quella della sanzione processuale.
Il caso riguardava un provvedimento di revoca della detenzione domiciliare emesso dal Magistrato di sorveglianza. La parte interessata, anziché utilizzare lo strumento previsto dalla legge, ha proposto un ricorso diretto in Cassazione. Vediamo come i giudici hanno risolto la questione.
I Fatti del Caso: Un Ricorso Indirizzato al Giudice Sbagliato
La vicenda ha origine da un’ordinanza del Magistrato di sorveglianza di Torino, con la quale veniva revocata la misura della detenzione domiciliare a un soggetto. Contro questa decisione, la difesa ha presentato un ricorso per cassazione, ritenendo di poter contestare direttamente dinanzi alla Suprema Corte la legittimità del provvedimento.
Tuttavia, la legge processuale penale stabilisce un percorso diverso. Per decisioni di questo tipo, il rimedio corretto non è il ricorso immediato in Cassazione, bensì l’opposizione davanti allo stesso organo giudiziario che ha emesso il provvedimento, ovvero il Magistrato di sorveglianza. Si è quindi configurata una classica ipotesi di impugnazione errata.
La Questione Giuridica: Impugnazione Errata e Principio di Conservazione
Di fronte a un’impugnazione errata, il rischio principale per il ricorrente è la dichiarazione di inammissibilità. Questo avrebbe significato, in pratica, la perdita della possibilità di contestare la revoca della detenzione domiciliare. La Corte di Cassazione, però, ha basato la sua decisione su un principio cardine del nostro ordinamento: il favor impugnationis, codificato all’articolo 568, comma 5, del codice di procedura penale.
Questa norma stabilisce che l’impugnazione è ammissibile indipendentemente dalla qualificazione data dalla parte. Se l’atto viene proposto a un giudice incompetente, quest’ultimo deve trasmetterlo a quello competente. Questo principio mira a preservare l’atto giuridico, dando prevalenza alla volontà della parte di contestare il provvedimento rispetto all’errore formale commesso nell’individuare il mezzo o il giudice.
Le Motivazioni della Corte di Cassazione
I giudici della Suprema Corte, nelle loro motivazioni, hanno chiarito che l’erronea qualificazione del mezzo di impugnazione non ne determina automaticamente l’inammissibilità. Al contrario, impone al giudice di procedere alla sua corretta qualificazione. La Corte ha richiamato una consolidata giurisprudenza secondo cui, in casi analoghi, si deve procedere alla trasmissione degli atti al giudice competente.
La decisione si fonda su due pilastri: il principio generale di conservazione degli atti giuridici e il principio del favor impugnationis. Quest’ultimo, in particolare, esprime la volontà del legislatore di tutelare il diritto di difesa, evitando che errori procedurali precludano l’accesso alla giustizia. La Corte ha quindi ritenuto che, nonostante l’errore, l’intenzione di impugnare il provvedimento fosse chiara e inequivocabile.
Le Conclusioni
In conclusione, la Corte di Cassazione ha disposto la conversione del ricorso in reclamo (il termine corretto per l’opposizione in questo contesto) e ha ordinato la trasmissione degli atti al Magistrato di sorveglianza di Torino. Quest’ultimo sarà il giudice competente a decidere nel merito la questione della revoca della detenzione domiciliare, avendo piena libertà di valutazione.
Questa ordinanza riafferma un importante principio di civiltà giuridica: la giustizia non deve essere un percorso a ostacoli formali. Quando l’intento di una parte è chiaro, il sistema deve adoperarsi per garantire che la sua richiesta venga esaminata nel merito, correggendo gli errori procedurali senza sanzionare la parte con l’inammissibilità. La sostanza prevale sulla forma, a tutela del fondamentale diritto di difesa.
Cosa succede se si presenta un tipo di ricorso sbagliato contro un provvedimento del giudice?
L’impugnazione non viene automaticamente dichiarata inammissibile. In base al principio del ‘favor impugnationis’ (art. 568 c.p.p.), se l’intenzione di contestare la decisione è chiara, il giudice riqualifica l’atto nel corretto mezzo di impugnazione e lo trasmette all’autorità giudiziaria competente.
Qual è il rimedio corretto contro un’ordinanza che revoca la detenzione domiciliare?
Il rimedio corretto previsto dalla legge non è il ricorso diretto per cassazione, ma l’opposizione da presentare davanti allo stesso Magistrato di sorveglianza che ha emesso il provvedimento, come indicato dagli articoli 667 e 678 del codice di procedura penale.
Perché la Cassazione ha convertito il ricorso invece di respingerlo?
La Corte ha applicato il principio di conservazione degli atti giuridici. Ha ritenuto che l’errore nella qualificazione dell’impugnazione fosse un vizio formale superabile, dando prevalenza alla volontà della parte di esercitare il proprio diritto di difesa e garantendo che il caso venisse esaminato nel merito dal giudice competente.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 13411 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 13411 Anno 2025
Presidente: NOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 20/02/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME COGNOME NOME COGNOME nato il 25/06/1987
avverso l’ordinanza del 10/10/2024 del GIUD. SORVEGLIANZA di TORINO
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere COGNOME;
Visti gli atti e l’ordinanza impugnata; letti i motivi del ricorso;
rilevato che il ricorso è stato proposto avverso l’ordinanza con cui il Magistrato di sorveglianza di Torino ha revocato la detenzione domiciliare, provvedimento avverso il quale è prevista, ai sensi del combinato disposto degli art. 667, comma 4, e 678, comma 1-bis, cod. proc. pen., opposizione anziché ricorso diretto per cassazione;
che l’erronea qualificazione del mezzo esperito dalla parte quale ricorso per cassazione non ne determina, tuttavia, l’inammissibilità, poiché se ne impone, invece, l’esatta qualificazione, cui consegue – in coerenza con quanto indicato dalla giurisprudenza di legittimità in casi analoghi (Sez. 1, n. 2285 del 15/12/2021, dep. 2022, Ngom, Rv. 282487; Sez. 1, n. 38048 del 22/06/2016, COGNOME, Rv. 267643; Sez. 1, n. 7884 del 28/01/2015, COGNOME, Rv. 262251) – la trasmissione degli atti al competente Magistrato di sorveglianza, conformemente ai principi generali di conservazione degli atti giuridici e del favor impugnationis del quale è espressione l’art. 568, comma 5, cod. proc. pen., che ritiene l’impugnazione ammissibile indipendentemente dalla qualificazione data ad essa dalla parte che l’ha proposta e prevede che, se l’impugnazione è proposta a un giudice incompetente, questi trasmette gli atti al giudice competente, ferma restando, ovviamente, la libertà di valutazione di quest’ultimo
P.Q.M.
convertito il ricorso in reclamo, dispone trasmettersi gli atti al Magistrato di sorveglianza di Torino per il giudizio.
Così deciso il 20/02/2025