LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Impugnazione difensore d’ufficio: serve il mandato

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato da un legale d’ufficio per conto di un imputato condannato in assenza. La decisione si fonda sull’art. 581, comma 1-quater, c.p.p., introdotto dalla Riforma Cartabia, che richiede un mandato specifico per l’impugnazione del difensore d’ufficio. Tale requisito è volto a garantire che l’imputato assente sia consapevole della sentenza e voglia effettivamente proseguire con l’impugnazione, evitando così gravami presentati all’insaputa dell’interessato.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 26 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Impugnazione Difensore d’Ufficio: Quando è Inammissibile?

La Riforma Cartabia ha introdotto significative novità nel processo penale, con l’obiettivo di renderlo più efficiente e garantire una partecipazione più consapevole dell’imputato. Una delle norme più discusse riguarda l’impugnazione del difensore d’ufficio per conto dell’imputato assente. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sentenza n. 26954/2025) ha ribadito la necessità di un mandato specifico, pena l’inammissibilità del ricorso, facendo luce sulla ratio di questa disposizione.

I Fatti del Caso: dalla Condanna all’Appello

Il caso trae origine dalla condanna di un individuo a una pena pecuniaria per il reato di cui all’art. 651 c.p. (rifiuto di indicazioni sulla propria identità personale), commesso nel marzo 2021. La sentenza di primo grado è stata emessa dal Tribunale in assenza dell’imputato.

Contro questa decisione, il difensore d’ufficio ha proposto appello, che è stato successivamente riqualificato come ricorso per cassazione. Tra i vari motivi, il difensore ha sollevato questioni di legittimità costituzionale e ha contestato nel merito la configurabilità del reato e la congruità della pena. Tuttavia, il punto cruciale che ha determinato l’esito del giudizio non riguardava il merito, ma un aspetto puramente procedurale.

L’Impugnazione del Difensore d’Ufficio dopo la Riforma Cartabia

Il nodo della questione risiede nell’applicazione dell’articolo 581, comma 1-quater, del codice di procedura penale, introdotto dalla Riforma Cartabia (D.Lgs. n. 150/2022). Questa norma stabilisce che, quando si procede in assenza dell’imputato, il difensore d’ufficio che intende impugnare la sentenza deve essere munito di uno specifico mandato.

Questo mandato deve essere rilasciato dall’imputato dopo la pronuncia della sentenza e deve contenere la dichiarazione o l’elezione di domicilio. Nel caso di specie, il difensore ha ammesso di non aver ricevuto tale specifico mandato, né che l’imputato avesse mai eletto domicilio.

La Corte di Cassazione ha quindi dovuto decidere se questa mancanza rendesse l’impugnazione inammissibile.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo una chiara interpretazione della norma. Secondo i giudici, lo scopo dell’art. 581, comma 1-quater, è garantire che l’imputato, giudicato in assenza, abbia una conoscenza effettiva e consapevole della sentenza emessa a suo carico e della progressione del processo nei gradi successivi.

Il conferimento di un mandato specifico dopo la sentenza è considerato l’unico modo per provare in modo “incontrovertibile” che l’imputato “conosce e vuole” proseguire con l’impugnazione. Questo requisito mira a prevenire la celebrazione di processi di impugnazione “al buio”, cioè all’insaputa dell’interessato, che potrebbero poi essere vanificati da successivi rimedi restitutori (come la rescissione del giudicato) attivati dall’imputato una volta venuto a conoscenza del processo.

La Corte ha inoltre respinto la questione di legittimità costituzionale, affermando che la norma non limita il diritto di difesa dell’imputato, ma ne regola semplicemente le modalità di esercizio attraverso il difensore. L’imputato, infatti, conserva pienamente il diritto di impugnare personalmente. La disposizione disciplina solo la facoltà accessoria del difensore, ancorandola a una chiara manifestazione di volontà dell’assistito.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un principio fondamentale introdotto dalla Riforma Cartabia: l’impugnazione del difensore d’ufficio per un imputato assente non è più un atto automatico, ma richiede un’azione positiva e consapevole da parte dell’imputato stesso. Il difensore d’ufficio non può più agire in autonomia, ma deve ottenere un mandato ad hoc, rilasciato dopo la sentenza. Questa decisione sottolinea l’importanza di assicurare una partecipazione effettiva dell’imputato al processo, anche nelle fasi successive al primo grado, e responsabilizza il sistema nel garantire che chi viene giudicato in assenza sia realmente informato delle decisioni che lo riguardano. Per i difensori, ciò comporta la necessità di attivarsi per rintracciare l’assistito assente e ottenere il necessario mandato, al fine di non veder dichiarata inammissibile la propria impugnativa.

Un difensore d’ufficio può sempre impugnare una sentenza per un imputato giudicato in assenza?
No. A seguito della Riforma Cartabia, se l’imputato è stato giudicato in assenza, il difensore d’ufficio può impugnare la sentenza solo se riceve uno specifico mandato dall’imputato, rilasciato dopo la pronuncia della sentenza stessa, che contenga anche la dichiarazione o elezione di domicilio.

Qual è lo scopo della norma che richiede un mandato specifico per l’impugnazione?
Lo scopo è assicurare che l’imputato assente abbia avuto effettiva conoscenza della sentenza e che voglia consapevolmente proseguire con l’impugnazione. La norma mira a prevenire la celebrazione di processi d’appello o di cassazione all’insaputa dell’interessato, che potrebbero poi essere annullati tramite rimedi straordinari.

La regola del mandato specifico per l’impugnazione è stata ritenuta incostituzionale?
No. La Corte di Cassazione, in questa sentenza, ha ritenuto manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale. Ha chiarito che la norma non limita il diritto di difesa dell’imputato (che può sempre impugnare personalmente), ma si limita a regolare le modalità con cui tale diritto può essere esercitato dal suo difensore, subordinandolo a una chiara manifestazione di volontà.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati