LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Impugnazione archiviazione: quando è inammissibile

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 8048/2025, ha dichiarato inammissibile un ricorso contro un’ordinanza di archiviazione. La Corte ha ribadito che, a seguito della riforma del 2017, l’impugnazione archiviazione non si propone più con ricorso per cassazione, ma con reclamo al tribunale monocratico, e solo per specifici vizi procedurali legati alla violazione del contraddittorio. Non è possibile contestare nel merito la decisione del giudice.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 13 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Impugnazione archiviazione: la Cassazione chiarisce i limiti

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 8048 del 2025, offre un importante chiarimento sui rimedi esperibili contro un provvedimento di archiviazione. La corretta impugnazione archiviazione è un tema cruciale per la tutela dei diritti della persona offesa, e questa pronuncia definisce con nettezza i confini tra il ricorso per cassazione e il reclamo, alla luce delle modifiche introdotte dalla cosiddetta “riforma Orlando” (legge n. 103/2017).

Il caso: dall’opposizione all’archiviazione al ricorso in Cassazione

Il caso trae origine dalla decisione di un Giudice per le indagini preliminari (GIP) di archiviare un procedimento penale per reati di falsità, calunnia e diffamazione. La persona offesa si era opposta a tale richiesta, ma il GIP, dopo un’udienza in camera di consiglio, aveva rigettato l’opposizione e confermato l’archiviazione.

Contro questa decisione, la persona offesa, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso direttamente in Corte di Cassazione, lamentando due vizi principali: l’errata applicazione della legge in merito alla prescrizione dei reati e un vizio di motivazione riguardo alla valutazione dei fatti di causa.

La corretta impugnazione archiviazione e i motivi del ricorso

Il ricorrente sosteneva che il termine di prescrizione dovesse decorrere non dal momento dei fatti, ma da una data successiva, coincidente con l’iscrizione della persona offesa nel registro degli indagati in un altro procedimento. Inoltre, criticava il modo in cui il GIP aveva interpretato una precedente sentenza di assoluzione emessa nei suoi confronti. La questione centrale, tuttavia, non era il merito di tali doglianze, ma la stessa ammissibilità del ricorso in Cassazione per l’impugnazione archiviazione.

Le motivazioni della Corte: l’inammissibilità del ricorso

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, basando la sua decisione su un principio procedurale consolidato e rafforzato dalla riforma del 2017.

Il principio di diritto: reclamo e non ricorso

I giudici hanno affermato che, a seguito dell’entrata in vigore della legge n. 103/2017, il provvedimento di archiviazione emesso dopo un’udienza camerale (come nel caso di specie) non è più ricorribile per cassazione. Lo strumento corretto previsto dalla legge è il reclamo dinanzi al tribunale in composizione monocratica, come stabilito dall’articolo 410-bis del codice di procedura penale.

È fondamentale sottolineare che tale reclamo non è un’impugnazione a tutto campo. Può essere proposto solo per denunciare la violazione delle regole procedurali poste a garanzia del contraddittorio, ad esempio se la persona offesa non è stata correttamente avvisata o non le è stata data la possibilità di interloquire. Non è possibile, invece, utilizzare il reclamo per contestare la valutazione nel merito compiuta dal GIP, come l’erronea applicazione della legge penale o i vizi di motivazione, che erano proprio i motivi addotti dal ricorrente.

L’impossibilità di convertire il ricorso

La Corte ha inoltre specificato di non poter “convertire” il ricorso per cassazione in un reclamo. Sebbene il codice di procedura penale preveda in alcuni casi la possibilità di riqualificare un’impugnazione errata, in questo caso non era possibile. I motivi del ricorso (prescrizione e vizio di motivazione) esulavano completamente dal perimetro dei vizi deducibili con il reclamo, rendendo la conversione un atto inutile.

Conclusioni: le conseguenze pratiche della decisione

La sentenza ribadisce un punto fermo della procedura penale post-riforma: la strada per contestare un’ordinanza di archiviazione è diventata più stretta e specifica. La persona offesa che intende opporsi deve essere consapevole che il rimedio principale è il reclamo ex art. 410-bis c.p.p., ma solo per violazioni procedurali che hanno leso il suo diritto a partecipare al procedimento. Qualsiasi contestazione sul merito della valutazione del giudice non troverà spazio in quella sede e, come dimostra questo caso, un’errata impugnazione archiviazione tramite ricorso per cassazione sarà inevitabilmente dichiarata inammissibile, con conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

È possibile impugnare un provvedimento di archiviazione direttamente in Cassazione?
No, la sentenza chiarisce che dopo la riforma del 2017 (legge n. 103), il provvedimento di archiviazione emesso all’esito di un’udienza camerale non è più ricorribile per cassazione.

Qual è il rimedio corretto contro un’ordinanza di archiviazione dopo l’opposizione della persona offesa?
Il rimedio previsto dalla legge è il reclamo dinanzi al tribunale in composizione monocratica, ai sensi dell’art. 410-bis del codice di procedura penale.

Per quali motivi si può presentare reclamo contro un’archiviazione?
Il reclamo è ammesso solo per specifici vizi procedurali, ovvero per il mancato rispetto delle regole che garantiscono il contraddittorio formale (ad esempio, la mancata partecipazione all’udienza per un difetto di notifica). Non può essere utilizzato per contestare la valutazione del giudice sui fatti o sull’applicazione della legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati