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Impugnabilità ordinanze: no ricorso immediato

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso contro un’ordinanza emessa durante un incidente probatorio. Il caso riguardava il presunto mancato rispetto di un termine procedurale. La Suprema Corte ha ribadito il principio dell’impugnabilità differita, secondo cui le ordinanze endoprocedimentali possono essere contestate solo insieme alla sentenza finale, non immediatamente. Questa decisione rafforza la regola generale sull’impugnabilità delle ordinanze nel processo penale.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Impugnabilità Ordinanze: Quando un Atto Intermedio Diventa Inattaccabile

Nel complesso panorama del diritto processuale penale, la questione dell’impugnabilità delle ordinanze emesse prima della sentenza finale rappresenta un tema cruciale. Una recente pronuncia della Corte di Cassazione, la n. 14863 del 2024, ha offerto un importante chiarimento su questo argomento, confermando un principio cardine del nostro ordinamento: la regola dell’impugnazione differita. Questo articolo analizza la decisione, spiegando perché un ricorso immediato contro un’ordinanza endoprocedimentale è stato dichiarato inammissibile.

Il Caso: La Violazione del Termine nell’Incidente Probatorio

La vicenda trae origine da un procedimento penale in cui il Pubblico Ministero aveva richiesto di procedere con un incidente probatorio per l’espletamento di una perizia medico-legale. Il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) ammetteva la richiesta.

Tuttavia, la difesa dell’indagato sollevava un’eccezione: tra la data dell’ordinanza di ammissione e la data dell’udienza per il conferimento dell’incarico erano trascorsi più dei dieci giorni previsti dall’art. 398, comma 2, del codice di procedura penale. Secondo la difesa, questa violazione configurava una nullità, tempestivamente eccepita.

Il GIP respingeva l’eccezione, sostenendo che il termine non fosse perentorio e che il ritardo fosse giustificato dalla necessità di rintracciare la persona offesa. Contro questa decisione, l’indagato proponeva ricorso per Cassazione.

L’Impugnabilità delle Ordinanze e la Decisione della Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, senza entrare nel merito della perentorietà o meno del termine di dieci giorni. La decisione si fonda interamente su una questione procedurale di fondamentale importanza: l’impugnabilità degli atti intermedi del processo.

Il Principio Generale dell’Art. 586 c.p.p.

Il cuore della decisione risiede nell’applicazione dell’art. 586, comma 1, del codice di procedura penale. Questa norma stabilisce una regola generale: le ordinanze emesse nel corso delle indagini preliminari o del dibattimento non possono essere impugnate autonomamente. L’eventuale contestazione deve essere posticipata e proposta unitamente all’impugnazione contro la sentenza finale.

Questo principio, noto come impugnabilità differita, ha lo scopo di evitare la frammentazione del processo e di garantire una maggiore celerità, concentrando le doglianze in un unico momento, quello successivo alla conclusione di una fase o grado di giudizio.

L’Ordinanza sull’Incidente Probatorio non è un’Eccezione

La Cassazione ha chiarito che l’ordinanza con cui il giudice dell’incidente probatorio respinge un’eccezione di nullità è un tipico esempio di atto endoprocedimentale. Non è un atto che conclude il procedimento, né un atto la cui impugnazione immediata sia espressamente prevista dalla legge. Pertanto, ricade pienamente nella regola generale dell’impugnabilità differita. Anche se l’incidente probatorio è una sorta di “anticipazione” del dibattimento, le sue ordinanze seguono le stesse regole di non autonoma impugnabilità.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte sono state lineari e ancorate a principi consolidati. I giudici hanno sottolineato che il sistema processuale prevede una precisa via per contestare eventuali vizi delle ordinanze interlocutorie: attendere la sentenza e impugnare quest’ultima anche per i vizi degli atti precedenti. Tentare una via “immediata” attraverso il ricorso per Cassazione contro la singola ordinanza costituisce una violazione delle regole procedurali che ne determina l’inammissibilità.

Inoltre, la Corte ha escluso che il provvedimento potesse essere qualificato come “abnorme”. L’abnormità è una categoria residuale, applicabile solo a provvedimenti talmente anomali da porsi al di fuori del sistema. Non è questo il caso, poiché l’ordinamento prevede già uno strumento per contestare l’atto, sebbene in un momento successivo.

Le Conclusioni

La sentenza in esame rafforza un pilastro del processo penale: la stabilità degli atti intermedi e la concentrazione delle impugnazioni. Per gli operatori del diritto, la lezione è chiara: le battaglie sulle nullità o altre irregolarità che si verificano durante le fasi preliminari o dibattimentali devono essere annotate e conservate per essere fatte valere al momento opportuno, ovvero con l’impugnazione della sentenza. Forzare la mano con ricorsi immediati, salvo i rari casi espressamente previsti dalla legge, si traduce in una declaratoria di inammissibilità e in una condanna alle spese, come avvenuto nel caso di specie.

È possibile impugnare immediatamente un’ordinanza del giudice che respinge un’eccezione di nullità durante un incidente probatorio?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che tali ordinanze endoprocedimentali non sono autonomamente impugnabili. L’impugnazione è differita e deve essere proposta insieme a quella contro la sentenza finale, in base al principio generale dell’art. 586 del codice di procedura penale.

Perché il ricorso immediato contro l’ordinanza è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché viola la regola dell’impugnabilità differita. La legge prevede che le ordinanze emesse nel corso del procedimento possano essere contestate solo con l’impugnazione della sentenza, per evitare di frammentare e rallentare il processo.

Un’ordinanza che viola un termine procedurale può essere considerata un atto “abnorme” e quindi impugnata subito?
No, secondo la Corte, un provvedimento di questo tipo non rientra nella categoria dell’abnormità. L’abnormità si configura solo per atti che si pongono completamente al di fuori del sistema processuale. Se l’ordinamento prevede già un rimedio, anche se differito nel tempo (come l’impugnazione con la sentenza), non si può parlare di abnormità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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