LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Improcedibilità azione penale: quando decorre?

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un imputato che lamentava la violazione dei termini di durata massima del processo d’appello. La Corte ha chiarito che, per i procedimenti già pendenti all’entrata in vigore della Riforma Cartabia, la decorrenza dei termini per l’improcedibilità dell’azione penale inizia dalla data di vigenza della nuova legge e non da quando l’appello è stato depositato, confermando così la condanna inflitta nei gradi di merito.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 26 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Improcedibilità Azione Penale: La Cassazione e la Decorrenza dei Termini

La recente sentenza della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale introdotto dalla Riforma Cartabia: l’improcedibilità dell’azione penale per superamento dei termini di durata massima dei giudizi di impugnazione. La pronuncia chiarisce un aspetto fondamentale relativo al regime transitorio, specificando da quale momento inizi a decorrere il termine per i processi che erano già in corso al momento dell’entrata in vigore della nuova legge. Questa decisione offre un’interpretazione autentica e vincolante per la corretta applicazione delle nuove norme procedurali.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine da una condanna emessa dal Tribunale di Genova nel giugno 2020 per reati legati a stupefacenti, resistenza e lesioni. La sentenza di primo grado veniva confermata dalla Corte di Appello di Genova nell’ottobre 2024. Avverso tale decisione, la difesa dell’imputato proponeva ricorso per cassazione, basandolo su un unico e specifico motivo di diritto.

Il Ricorso e la questione sulla Improcedibilità dell’Azione Penale

Il ricorrente sosteneva che la Corte di Appello avrebbe dovuto dichiarare l’improcedibilità dell’azione penale ai sensi dell’art. 344-bis del codice di procedura penale. Secondo la difesa, al momento della decisione di secondo grado era già stato superato il termine biennale di durata massima previsto per il giudizio di impugnazione. La tesi difensiva si fondava su un calcolo del termine che partiva dal momento in cui l’appello era stato depositato, ritenendo quindi che il tempo massimo per decidere fosse già spirato.

La Disciplina Transitoria della Riforma Cartabia

Il cuore della questione non risiede tanto nella norma a regime (l’art. 344-bis c.p.p.), quanto nella sua disciplina transitoria, dettata dall’art. 2, comma 4, della legge n. 134 del 2021. Questa disposizione è stata introdotta proprio per gestire il passaggio dal vecchio al nuovo sistema e regolare i casi, come quello in esame, che si trovavano già nella fase di appello o di cassazione quando la riforma è entrata in vigore. La norma stabilisce chiaramente che, per tali procedimenti, i termini di improcedibilità decorrono non dalla data di ricezione degli atti da parte del giudice dell’impugnazione, ma dalla data di entrata in vigore della legge stessa.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso infondato, aderendo a un’interpretazione letterale e logica della norma transitoria. I giudici hanno spiegato che la causa di improcedibilità invocata dal ricorrente non era, di fatto, ancora maturata. Il legislatore, con la norma transitoria, ha voluto evitare un’applicazione retroattiva che avrebbe potuto causare l’estinzione di un numero enorme di processi pendenti, creando un vuoto di tutela.

Di conseguenza, il calcolo del termine biennale per il giudizio di appello non doveva partire dal 2020 (anno della sentenza di primo grado), ma dalla data di entrata in vigore della Legge n. 134/2021. Poiché la sentenza della Corte d’Appello è stata emessa nell’ottobre 2024, il termine biennale non era ancora trascorso. La Corte ha quindi affermato la correttezza della decisione dei giudici di merito, che non avevano dichiarato l’improcedibilità.

Le Conclusioni

Questa sentenza consolida un principio fondamentale per l’applicazione della Riforma Cartabia: la disciplina transitoria sull’improcedibilità dell’azione penale ha un’efficacia ben definita e non può essere interpretata in modo estensivo. Per tutti i processi che erano già pendenti in appello o cassazione, il ‘cronometro’ della durata massima ha iniziato a correre solo dal momento in cui la nuova legge è diventata efficace. La decisione assicura la certezza del diritto e garantisce che l’introduzione di una causa di estinzione del processo così importante avvenga in modo ordinato e prevedibile, senza travolgere i giudizi già in corso.

Da quando decorrono i termini di improcedibilità per i processi d’appello già pendenti all’entrata in vigore della Riforma Cartabia?
Per i processi già pendenti in appello o in Cassazione al momento dell’entrata in vigore della Legge n. 134/2021 (Riforma Cartabia), i termini di improcedibilità dell’azione penale previsti dall’art. 344-bis cod. proc. pen. decorrono dalla data di entrata in vigore della legge stessa, e non dalla data in cui gli atti sono pervenuti al giudice dell’impugnazione.

Cos’è l’improcedibilità dell’azione penale introdotta dall’art. 344-bis cod. proc. pen.?
È una causa di estinzione del processo penale che si verifica se non si arriva a una sentenza definitiva entro un termine massimo di durata stabilito per il giudizio di appello (due anni) e per quello di Cassazione (un anno), fatte salve specifiche proroghe previste dalla legge.

Nel caso specifico, perché la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso?
La Corte ha rigettato il ricorso perché, applicando la norma transitoria della Riforma Cartabia, il termine biennale di improcedibilità per il giudizio di appello non era ancora maturato al momento della decisione della Corte di appello. Il conteggio del tempo era iniziato solo con l’entrata in vigore della nuova legge e, pertanto, il termine non era stato superato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati