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Improcedibilità appello: i termini della Riforma

Un imputato ha contestato la sua condanna sostenendo l’intervenuta improcedibilità dell’appello per decorrenza dei termini. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, chiarendo che, per le impugnazioni depositate dopo l’entrata in vigore della Riforma Cartabia, il termine di improcedibilità è di tre anni e non di due. Il caso evidenzia l’importanza di calcolare correttamente i termini processuali introdotti dalla nuova normativa.

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Pubblicato il 26 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Improcedibilità Appello e Riforma Cartabia: la Cassazione Chiarisce i Termini

La recente Riforma Cartabia ha introdotto significative novità nel processo penale, tra cui la disciplina della improcedibilità dell’appello per decorso del tempo. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 27065/2025) fornisce un chiarimento fondamentale sui termini da applicare, dirimendo un dubbio interpretativo sollevato da un ricorrente. La decisione sottolinea l’importanza di distinguere i regimi transitori per calcolare correttamente la durata massima del giudizio di impugnazione.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da una condanna emessa dal Tribunale di Genova nel giugno 2021 per reati legati a stupefacenti, resistenza a pubblico ufficiale e lesioni personali. La sentenza veniva confermata dalla Corte di appello di Genova nell’ottobre 2024. L’imputato, non rassegnato alla decisione, proponeva ricorso per Cassazione basandosi su un unico motivo: la violazione dell’articolo 344-bis del codice di procedura penale.

Il Motivo del Ricorso: Errore sul Termine di Improcedibilità dell’Appello

La difesa del ricorrente sosteneva che il processo d’appello avrebbe dovuto essere dichiarato improcedibile. Secondo la sua tesi, il termine biennale previsto dalla legge era maturato il 28 ottobre 2023, ben prima della data in cui la Corte di appello aveva emesso la sua sentenza (22 ottobre 2024). L’argomentazione si fondava su un calcolo che, come vedremo, non teneva conto della disciplina specifica introdotta dalla Riforma Cartabia per i processi come quello in esame.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, spiegando in modo dettagliato le ragioni giuridiche alla base della sua decisione. Il cuore della motivazione risiede nell’interpretazione e nell’applicazione temporale della Legge n. 134 del 2021 (la cosiddetta Riforma Cartabia), che ha introdotto l’istituto della improcedibilità dell’appello.

La Corte ha ricordato che tale legge, entrata in vigore il 4 ottobre 2021, ha lo scopo di assicurare una celere definizione dei procedimenti giudiziari, sostituendo di fatto la prescrizione nei gradi di impugnazione per i reati commessi dal 1° gennaio 2020.

Il punto cruciale, evidenziato dai giudici, è che la legge ha previsto termini differenziati a seconda del momento in cui il giudizio di appello è stato avviato:

1. Per i processi già pendenti in appello alla data di entrata in vigore della riforma, si applicano regole specifiche.
2. Per i processi in cui l’atto di appello è stato depositato successivamente a tale data, si applica un regime diverso.

Nel caso specifico, l’atto di appello era stato depositato il 13 ottobre 2021, quindi dopo l’entrata in vigore della Riforma Cartabia. In questa ipotesi, la legge non prevede un termine di due anni, bensì un termine di tre anni per la durata del processo d’appello. Il calcolo del ricorrente, basato su un termine biennale, era quindi manifestamente errato. Il termine triennale non era ancora scaduto al momento della pronuncia della Corte di appello, rendendo la sentenza perfettamente valida e legittima.

Le Conclusioni

La sentenza in commento offre un’importante lezione sull’applicazione delle nuove norme processuali. La Corte di Cassazione riafferma un principio fondamentale: l’interprete deve prestare la massima attenzione alla disciplina transitoria introdotta dalle riforme. In materia di improcedibilità dell’appello, il legislatore ha scelto un sistema a “doppio binario” per gestire il passaggio dal vecchio al nuovo regime. La decisione chiarisce senza ombra di dubbio che per le impugnazioni proposte dopo l’entrata in vigore della Riforma Cartabia, il termine di riferimento per la maggior parte dei reati è di tre anni. Questa pronuncia consolida l’applicazione della riforma e serve da monito contro tentativi di far valere l’improcedibilità sulla base di calcoli errati dei termini.

Qual è il termine di improcedibilità per un appello penale depositato dopo l’entrata in vigore della Riforma Cartabia?
La sentenza chiarisce che per i giudizi di appello introdotti con impugnazione depositata dopo il 4 ottobre 2021 (data di entrata in vigore della Legge n. 134/2021), il termine di improcedibilità è di tre anni, non di due.

Perché il ricorso dell’imputato è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché si basava su un presupposto giuridico errato. Il ricorrente ha calcolato il termine di improcedibilità in due anni, mentre la normativa applicabile al suo caso, dato il momento del deposito dell’appello, prevedeva un termine di tre anni, che non era ancora decorso.

La Riforma Cartabia ha previsto un unico termine di improcedibilità per tutti i processi d’appello?
No. La sentenza evidenzia che la Legge n. 134/2021 ha previsto termini di improcedibilità differenziati. La durata dipende dal momento in cui il processo è giunto in fase di impugnazione, distinguendo tra quelli già pendenti alla data di entrata in vigore della legge e quelli iniziati successivamente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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