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Giudizio direttissimo e assenza dell’imputato

La Corte di Cassazione ha stabilito che, in un giudizio direttissimo, l’assenza dell’imputato per legittimo impedimento, come un ricovero ospedaliero, non giustifica la restituzione degli atti al Pubblico Ministero. Dopo la convalida dell’arresto, il giudice deve procedere, eventualmente rinviando l’udienza. La restituzione degli atti costituisce un ‘atto abnorme’ che causa un’indebita regressione del procedimento, violando la corretta sequenza processuale.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Giudizio Direttissimo: cosa accade se l’imputato è assente?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 1274 del 2025, ha affrontato una questione cruciale in materia di giudizio direttissimo: la gestione dell’assenza dell’imputato per legittimo impedimento. La decisione chiarisce che, una volta convalidato l’arresto, il procedimento non può subire una regressione alla fase delle indagini preliminari. Questo principio riafferma la linearità del processo penale e pone un freno a prassi potenzialmente anomale.

Il Caso: Arresto Convalidato ma Procedimento Interrotto

I fatti traggono origine da un’ordinanza del Tribunale di Cagliari. Un uomo veniva arrestato e presentato dinanzi al Giudice monocratico per la convalida e il contestuale giudizio direttissimo. Il Giudice, dopo aver regolarmente convalidato l’arresto, si trovava di fronte a un ostacolo: l’imputato non era presente in aula. La sua assenza era giustificata da un grave motivo di salute, essendo ricoverato in ospedale in ‘stato comatoso’.

Di fronte a questa situazione, il Giudice decideva di non procedere con il rito direttissimo e disponeva la restituzione degli atti al Pubblico Ministero (PM) per il corso ordinario. In pratica, il processo veniva ‘riportato indietro’ alla fase delle indagini preliminari.

Il Ricorso del Pubblico Ministero e il concetto di Atto Abnorme

Il Pubblico Ministero ha impugnato questa decisione dinanzi alla Corte di Cassazione, sostenendo che l’ordinanza del Tribunale costituisse un ‘atto abnorme’. Secondo il PM, il Giudice, invece di far regredire il procedimento, avrebbe dovuto semplicemente prendere atto del legittimo impedimento e rinviare l’udienza. La restituzione degli atti, al contrario, rappresentava un’interferenza indebita nelle modalità di esercizio dell’azione penale e un’illegittima regressione procedurale.

Un atto è definito ‘abnorme’ quando, pur non essendo specificamente previsto come nullo, si pone al di fuori del sistema processuale, creando una situazione di stallo o un’inversione della normale sequenza degli atti.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente le ragioni del PM. Gli Ermellini hanno chiarito che la normativa processuale, in particolare l’articolo 558 del codice di procedura penale, è molto chiara: il giudice può restituire gli atti al PM solo se l’arresto non viene convalidato.

Nel caso di specie, l’arresto era stato legittimamente convalidato. Pertanto, il procedimento doveva proseguire nella sede del giudizio direttissimo. L’assenza dell’imputato per legittimo impedimento è un’eventualità contemplata dalla legge e non costituisce un ostacolo insormontabile. La soluzione corretta, come indicato dalla giurisprudenza costante, è il rinvio del dibattimento a una nuova udienza, in attesa che l’impedimento cessi.

La Corte ha qualificato la decisione del Tribunale come un atto di ‘abnormità strutturale’. Questo perché il provvedimento non trovava alcuna base normativa e ha provocato una radicale violazione della sequenza processuale (ordo processus). Costringere il PM a procedere per vie ordinarie dopo l’instaurazione del rito direttissimo non è solo una mera illegittimità, ma uno stravolgimento dell’assetto procedimentale, in contrasto anche con il principio della ragionevole durata del processo.

Le conclusioni

In conclusione, la Suprema Corte ha annullato senza rinvio l’ordinanza impugnata, disponendo la trasmissione degli atti al Tribunale di Cagliari affinché prosegua con il giudizio direttissimo. La sentenza stabilisce un principio fondamentale: il legittimo impedimento dell’imputato non può essere usato come pretesto per far regredire un procedimento penale validamente avviato. La strada da percorrere è quella del rinvio dell’udienza, garantendo così sia i diritti della difesa sia la corretta e celere progressione del processo.

Può un giudice interrompere il giudizio direttissimo se l’imputato arrestato è assente per un grave motivo di salute?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’assenza dell’imputato per un legittimo impedimento, come un ricovero in ospedale, non è una causa di interruzione del rito direttissimo, ma giustifica un rinvio dell’udienza.

Cosa deve fare il giudice se l’arresto è convalidato ma l’imputato è assente?
Una volta convalidato l’arresto, il giudice deve procedere con il giudizio. Se l’imputato è assente per un valido motivo, il giudice deve disporre il rinvio della celebrazione del dibattimento a una data successiva, senza restituire gli atti al Pubblico Ministero.

Perché la restituzione degli atti al PM dopo la convalida dell’arresto è considerata un ‘atto abnorme’?
È considerata un atto abnorme perché provoca un’indebita regressione del procedimento alla fase delle indagini, alterando la sequenza logica e legale degli atti processuali. Questa azione si pone al di fuori dello schema normativo e viola i principi di economia processuale e di ragionevole durata del processo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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