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Giudizio de plano: quando è nullo secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione annulla un’ordinanza emessa dal giudice dell’esecuzione, il quale aveva respinto un’istanza di nullità di un decreto penale con un giudizio de plano, ovvero senza udienza. La Suprema Corte ha stabilito che le questioni sulla validità del titolo esecutivo richiedono obbligatoriamente un’udienza in contraddittorio tra le parti, pena la nullità assoluta del procedimento per violazione del diritto di difesa.

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Pubblicato il 11 agosto 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Giudizio de plano: nullo se lede il diritto al contraddittorio

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sentenza n. 14037/2019) ha ribadito un principio cardine della procedura penale: il giudizio de plano, ovvero una decisione presa dal giudice senza udienza, non può essere utilizzato per questioni che incidono su diritti fondamentali come la validità di un titolo esecutivo. In questi casi, è imprescindibile garantire il contraddittorio tra le parti, pena la nullità dell’intero procedimento. Analizziamo insieme questo importante caso.

I Fatti del caso

Una persona veniva condannata tramite un decreto penale. Successivamente, chiedeva al Giudice dell’Esecuzione di dichiarare la nullità di tale decreto o, in subordine, di essere riammessa nei termini per presentare opposizione. La richiesta si basava su un vizio di notifica: il decreto era stato notificato solo all’interessata e non al suo difensore, come invece richiesto dalla legge per garantire l’effettività del diritto di difesa.

Il Giudice dell’Esecuzione, tuttavia, rigettava entrambe le istanze con un’ordinanza emessa de plano, cioè senza fissare un’udienza e senza sentire le parti. Il giudice riteneva che, essendo il decreto stato notificato presso il domicilio dell’imputata, questa ne avesse avuto effettiva conoscenza e il termine per opporsi fosse ampiamente decorso. Contro questa decisione, la condannata proponeva ricorso in Cassazione.

La Decisione della Cassazione: annullamento del giudizio de plano

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando l’ordinanza impugnata e l’intero procedimento esecutivo. La Suprema Corte ha rinviato gli atti al Tribunale di Pisa, stabilendo un principio di diritto chiaro e inequivocabile: non si può decidere sulla nullità di un titolo esecutivo senza un’udienza partecipata.

L’accoglimento del primo motivo di ricorso, relativo proprio alla violazione procedurale, ha assorbito il secondo motivo, che riguardava la mancata notifica del decreto al difensore. Tuttavia, la Corte ha comunque sottolineato che un decreto penale non notificato al difensore non può acquisire carattere di esecutività.

Le Motivazioni

La motivazione centrale della sentenza si fonda sull’illegittimità del giudizio de plano nel contesto specifico. La Corte ha spiegato che quando si solleva una questione di nullità del titolo esecutivo, come nel caso di un decreto penale di condanna, si attiva una procedura che richiede necessariamente il contraddittorio tra le parti. Questo è stabilito dall’articolo 666, commi 3 e 4, del codice di procedura penale.

Ignorare questa regola e decidere de plano integra una nullità assoluta e insanabile ai sensi dell’articolo 179 del codice di procedura penale. Tale nullità deriva direttamente dalla violazione del diritto dell’interessato all’intervento, all’assistenza e alla rappresentanza. In pratica, decidere senza udienza ha impedito alla ricorrente di esercitare pienamente il suo diritto di difesa in una fase cruciale del procedimento.

La Corte ha specificato che la procedura camerale partecipata è la regola generale per i procedimenti di esecuzione, a meno che la legge non preveda esplicitamente e in via eccezionale la forma non partecipata. Poiché nel caso di specie non esisteva alcuna eccezione, il giudice avrebbe dovuto fissare un’udienza e notificare gli avvisi a tutte le parti.

Conclusioni

La decisione in esame rafforza un pilastro del nostro sistema giuridico: il principio del contraddittorio. Anche nella fase di esecuzione, che segue la conclusione del processo di cognizione, il diritto di difesa deve essere pienamente garantito. Un giudice non può prendere scorciatoie procedurali, come il giudizio de plano, quando la legge impone un confronto dialettico tra accusa e difesa.

La sentenza stabilisce un chiaro vincolo per i giudici dell’esecuzione: ogni volta che si contesta la validità di un titolo esecutivo, è obbligatorio seguire la procedura partecipativa. Questo garantisce che ogni decisione sia presa solo dopo aver dato a tutte le parti la possibilità di esporre le proprie ragioni, tutelando così l’equità e la correttezza del procedimento penale in ogni sua fase.

Un giudice può decidere sulla nullità di un decreto penale senza fissare un’udienza?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che una questione di nullità del titolo esecutivo, come un decreto penale, deve essere trattata nel contraddittorio tra le parti secondo la procedura prevista dall’art. 666, commi 3 e 4, cod. proc. pen. La decisione “de plano” (senza udienza) è affetta da nullità assoluta.

La notifica del decreto penale di condanna al solo imputato è sufficiente a renderlo esecutivo?
No. La sentenza chiarisce che l’art. 460, comma 3, cod. proc. pen. impone la notifica del decreto penale anche al difensore (sia esso di fiducia o d’ufficio). La mancata notifica al difensore impedisce al decreto di diventare esecutivo, poiché viola il diritto di difesa tecnica.

Cosa succede se un giudice emette un’ordinanza “de plano” quando era richiesta un’udienza in contraddittorio?
L’ordinanza e l’intero procedimento sono affetti da nullità assoluta e insanabile. Questo perché la violazione del contraddittorio lede il diritto di difesa, intervento e rappresentanza dell’interessato, come previsto dagli artt. 178 e 179 del codice di procedura penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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