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Giudizio abbreviato: diritto alla prova decisiva

La Cassazione annulla una condanna per rapina a causa dell’omessa motivazione della Corte d’Appello. Il caso riguarda il diniego di rinvio del giudizio abbreviato in attesa di accertamenti tecnici decisivi, emersi dopo la scelta del rito. La Corte sottolinea l’importanza di valutare il diritto alla prova anche in questo contesto.

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Pubblicato il 19 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Giudizio Abbreviato: e se una prova decisiva emerge dopo?

Il giudizio abbreviato è uno strumento processuale che consente di definire rapidamente un processo penale, ma la sua scelta implica una rinuncia a importanti facoltà difensive. Cosa accade, però, se dopo aver optato per questo rito emerge la notizia di un accertamento tecnico potenzialmente decisivo per la sorte dell’imputato? La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 35529/2024, offre un’importante chiave di lettura, annullando una condanna e ribadendo il primato del diritto di difesa.

I Fatti del Processo

Il caso riguarda un imputato condannato in primo grado con rito abbreviato per rapina aggravata ed evasione. Durante l’udienza preliminare, la difesa aveva richiesto e ottenuto l’ammissione al rito speciale. Tuttavia, prima della discussione finale, la difesa e l’imputato ricevevano la notifica di un avviso per accertamenti tecnici irripetibili (analisi del DNA su campioni biologici prelevati dall’auto usata per la rapina), la cui esecuzione era fissata per una data successiva a quella dell’udienza.

Di fronte a questa novità, la difesa chiedeva al giudice un rinvio del processo, in attesa di conoscere l’esito di tali accertamenti, ritenuti potenzialmente cruciali per dimostrare l’estraneità dell’imputato ai fatti. Il Giudice dell’udienza preliminare respingeva la richiesta, ritenendo che la scelta del giudizio abbreviato implicasse una rinuncia a far valere questioni procedurali, e pronunciava sentenza di condanna.

Il motivo di appello ignorato e la problematica del giudizio abbreviato

La difesa proponeva appello, lamentando, tra le altre cose, proprio l’erroneità di questa decisione. Il punto centrale non era eccepire una nullità procedurale (come la mancata notifica degli avvisi), ma sottolineare come la conoscenza di un’indagine in corso, potenzialmente decisiva, avrebbe dovuto consentire un ripensamento o, quantomeno, un differimento del giudizio.

Sorprendentemente, la Corte di Appello confermava la condanna omettendo completamente di motivare su questo specifico e fondamentale punto del ricorso. Si limitava a respingere la richiesta di rinnovazione dell’istruttoria per acquisire gli esiti degli esami, definendola non necessaria.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha censurato duramente l’operato della Corte territoriale, accogliendo il ricorso della difesa. Il vizio riscontrato è quello di omessa motivazione. I giudici di legittimità hanno chiarito che il motivo di appello non era affatto manifestamente infondato e, pertanto, la Corte d’Appello aveva il dovere di esaminarlo e di fornire una risposta argomentata.

La Cassazione ha spiegato che la richiesta della difesa al primo giudice non era un’eccezione di nullità, ma una legittima istanza di rinvio basata su un fatto nuovo e rilevante: l’esistenza di un accertamento tecnico che avrebbe potuto scagionare l’imputato. Il Giudice di primo grado aveva travisato il senso dell’istanza, e la Corte d’Appello ha aggravato l’errore ignorando completamente la doglianza.

Secondo la Suprema Corte, è inammissibile un ricorso per cassazione contro una sentenza d’appello che omette di pronunciarsi su un motivo manifestamente infondato. Ma in questo caso, il motivo era tutt’altro che infondato, poiché toccava il cuore del diritto di difesa in relazione alla scelta consapevole del rito. Di conseguenza, l’omissione ha reso la sentenza d’appello viziata e meritevole di annullamento.

Conclusioni

La sentenza stabilisce un principio di garanzia fondamentale: la scelta del giudizio abbreviato, pur comportando una rinuncia al dibattimento, non può trasformarsi in una trappola processuale. Se emergono elementi di prova nuovi e potenzialmente decisivi, di cui la difesa non era a conoscenza al momento della richiesta del rito, il giudice deve valutare con attenzione la richiesta di attendere gli esiti di tali accertamenti. Ignorare una simile istanza, o omettere di motivare sul punto in appello, costituisce una violazione del diritto di difesa che vizia la sentenza. La Corte di Cassazione ha quindi annullato la decisione e rinviato il caso ad un’altra sezione della Corte di Appello per un nuovo giudizio che tenga conto di questi principi.

Scegliere il giudizio abbreviato significa rinunciare a ogni nuova prova?
No. Se dopo la richiesta di rito abbreviato emerge la conoscenza di un’indagine o di un accertamento tecnico potenzialmente decisivo, la difesa può legittimamente chiedere un rinvio del processo per attenderne l’esito. Il giudice ha il dovere di valutare tale istanza.

Cosa succede se una Corte d’Appello ignora un motivo di ricorso?
Se il motivo d’appello non è manifestamente infondato, l’omessa pronuncia da parte della Corte d’Appello costituisce un vizio della sentenza (omessa motivazione). Tale vizio può portare all’annullamento della decisione da parte della Corte di Cassazione.

Gli esiti di accertamenti tecnici conclusi dopo la sentenza di primo grado sono considerati ‘prova nuova’ in appello?
Sì. Secondo la sentenza, le prove che emergono o vengono completate dopo la definizione del giudizio di primo grado possono essere considerate ‘prove nuove’ ai sensi dell’art. 603, comma 2, cod. proc. pen., e la loro acquisizione può essere richiesta in appello, con il giudice che ne valuterà la rilevanza e la necessità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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