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Giudice dell’esecuzione: la competenza funzionale

La Corte di Cassazione chiarisce un principio fondamentale sulla competenza del giudice dell’esecuzione. Quando una persona è stata condannata con più sentenze da giudici diversi, la competenza a decidere in fase esecutiva spetta al giudice che ha emesso l’ultimo provvedimento divenuto irrevocabile. In questo caso, la Corte ha annullato un’ordinanza del Tribunale, stabilendo che la competenza era della Corte d’Appello, poiché quest’ultima aveva emesso l’ultima sentenza definitiva e aveva modificato sostanzialmente la pronuncia di primo grado, non limitandosi a una semplice riforma della pena.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Giudice dell’esecuzione: a chi spetta la competenza?

La fase di esecuzione della pena è un momento cruciale del procedimento penale, e individuare correttamente il giudice dell’esecuzione competente è un presupposto indispensabile per la validità di qualsiasi provvedimento. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 5032 del 2024, torna su questo tema fondamentale, chiarendo i criteri per determinare la competenza funzionale in presenza di una pluralità di sentenze di condanna emesse da giudici diversi nei confronti della stessa persona.

I fatti del caso

Un soggetto, condannato con due distinte sentenze, presentava un’istanza al Tribunale per ottenere l’applicazione della disciplina della continuazione tra i reati. Il Tribunale, in qualità di giudice dell’esecuzione, accoglieva la richiesta, ritenendo sussistente un medesimo disegno criminoso e rideterminava la pena complessiva.

Contro questa decisione, il Procuratore Generale presso la Corte d’Appello proponeva ricorso per Cassazione, sostenendo un vizio di incompetenza. Secondo il ricorrente, il giudice competente a decidere non era il Tribunale, bensì la Corte d’Appello, in quanto quest’ultima aveva pronunciato l’ultima sentenza divenuta irrevocabile nei confronti del condannato.

La competenza del giudice dell’esecuzione secondo la Cassazione

La Suprema Corte ha ritenuto fondato il ricorso del Procuratore Generale, annullando senza rinvio l’ordinanza impugnata e riaffermando un principio consolidato in giurisprudenza. Il criterio per individuare il giudice dell’esecuzione competente, in caso di più provvedimenti emessi da giudici diversi, è quello stabilito dall’art. 665 del codice di procedura penale: la competenza si radica presso il giudice che ha emesso il provvedimento divenuto irrevocabile per ultimo.

Questo principio mira a garantire una gestione unitaria della posizione esecutiva del condannato, concentrando tutte le questioni relative all’esecuzione della pena davanti a un unico giudice.

La riforma sostanziale e la competenza della Corte d’Appello

La Corte ha ulteriormente precisato un aspetto dirimente. La competenza rimane al giudice di primo grado solo se la sentenza d’appello ha confermato la prima decisione o l’ha riformata unicamente per quanto riguarda l’entità della pena. Al contrario, quando la sentenza di secondo grado opera una “elaborazione sostanziale” della pronuncia precedente, la competenza si sposta al giudice d’appello.

Nel caso di specie, l’ultima sentenza irrevocabile era stata emessa proprio dalla Corte d’Appello. In quella sede, i giudici non si erano limitati a un semplice ricalcolo della pena, ma avevano già riconosciuto il vincolo della continuazione tra alcuni reati, unificandoli e riducendo la sanzione. Questa operazione costituisce una “modificazione di carattere strutturale e inerente al reato”, una riforma sostanziale che attrae la competenza esecutiva in capo al giudice d’appello.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione sottolineando che la determinazione della posizione esecutiva di un soggetto deve essere unitaria e fare capo a un unico giudice. Il criterio dell’ultima sentenza irrevocabile, sancito dall’art. 665 c.p.p., è il cardine per risolvere i conflitti di competenza. Inoltre, quando il giudice d’appello non si limita a confermare o a modificare solo la pena, ma interviene sulla struttura stessa del reato – come nel caso del riconoscimento della continuazione – egli opera una riforma sostanziale. Tale intervento lo qualifica a tutti gli effetti come il giudice che ha emesso il provvedimento decisivo, e quindi come il giudice dell’esecuzione competente per tutte le questioni successive, inclusa l’applicazione della continuazione con altri reati giudicati in separata sede. La violazione di queste regole di competenza funzionale costituisce una nullità assoluta, insanabile e rilevabile d’ufficio, che impone l’annullamento dell’atto emesso dal giudice incompetente.

Le conclusioni

In conclusione, la sentenza ribadisce con chiarezza che la competenza a decidere in fase esecutiva appartiene al giudice che ha emesso l’ultima sentenza definitiva. Se tale sentenza è stata pronunciata dalla Corte d’Appello e ha comportato una modifica sostanziale della decisione di primo grado (come il riconoscimento della continuazione), la competenza spetta a quest’ultima. La decisione errata del Tribunale è stata quindi annullata, e gli atti sono stati trasmessi alla Corte d’Appello di Reggio Calabria, quale unico giudice competente a provvedere.

Come si individua il giudice dell’esecuzione competente se ci sono più sentenze di condanna contro la stessa persona?
La competenza spetta al giudice che ha emesso il provvedimento divenuto irrevocabile per ultimo. Questo criterio assicura che un unico giudice gestisca l’intera posizione esecutiva del condannato.

La competenza rimane sempre al giudice che ha emesso l’ultima sentenza?
Sì, ma con una precisazione importante riguardo ai gradi di giudizio. Se l’ultima sentenza è della Corte d’Appello e questa ha riformato in modo sostanziale la decisione di primo grado (ad esempio, unificando i reati in continuazione), la competenza esecutiva spetta alla Corte d’Appello. Se, invece, l’appello avesse solo confermato la sentenza o modificato la sola pena, la competenza sarebbe rimasta al giudice di primo grado.

Qual è la conseguenza se un’ordinanza in fase esecutiva viene emessa da un giudice incompetente?
L’ordinanza è affetta da una nullità di carattere generale, assoluta e rilevabile d’ufficio. Di conseguenza, la Corte di Cassazione la annulla senza rinvio e dispone la trasmissione degli atti al giudice che era effettivamente competente a decidere.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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