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Giudice dell’esecuzione: la competenza dopo la riforma

La Cassazione stabilisce che il giudice dell’esecuzione competente, in caso di più sentenze, è la Corte d’Appello se ha riformato sostanzialmente una delle decisioni, come nel caso del riconoscimento di attenuanti. La competenza non è del GIP, anche se ha emesso una delle sentenze. Questo principio assicura la corretta individuazione del giudice funzionalmente competente per tutta la fase esecutiva.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Giudice dell’esecuzione: la Cassazione definisce la competenza in caso di riforma in appello

Identificare correttamente il giudice dell’esecuzione è un passaggio cruciale nella fase post-sentenza del processo penale. Questo magistrato ha il compito di vigilare sulla corretta esecuzione della pena e di risolvere le questioni che possono sorgere. Ma cosa succede quando un imputato ha accumulato diverse condanne, emesse da giudici differenti e alcune delle quali modificate in appello? La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 5039/2024, offre un chiarimento fondamentale, stabilendo un principio di diritto per individuare l’unico giudice competente.

Il caso: un’ordinanza impugnata per incompetenza

Un condannato, destinatario di tre diverse sentenze divenute irrevocabili, presentava un’istanza al Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) del Tribunale di Bari per ottenere il riconoscimento del vincolo della continuazione tra i reati. Il GIP, in funzione di giudice dell’esecuzione, accoglieva la richiesta.

Contro questa decisione, il Procuratore della Repubblica proponeva ricorso in Cassazione, sostenendo che il GIP fosse incompetente. Secondo l’accusa, la competenza spettava alla Corte di Appello di Bari, poiché era stata quest’ultima a riformare una delle sentenze di primo grado e, inoltre, a pronunciare la sentenza divenuta irrevocabile per ultima. Si poneva quindi una questione di competenza funzionale, assoluta e inderogabile.

La competenza del giudice dell’esecuzione secondo la Cassazione

La Suprema Corte ha ritenuto fondato il ricorso del pubblico ministero, annullando l’ordinanza del GIP e affermando la competenza della Corte di Appello. Per giungere a questa conclusione, i giudici hanno richiamato le precise regole stabilite dall’articolo 665 del codice di procedura penale.

La regola generale e il criterio dell’ultima sentenza irrevocabile

L’articolo 665 c.p.p. stabilisce che, di norma, il giudice competente per l’esecuzione è quello che ha emesso il provvedimento. Tuttavia, quando contro la stessa persona sono state pronunciate più sentenze da giudici diversi, per ragioni di economia processuale e razionalità, si deve individuare un unico giudice dell’esecuzione. In questo caso, la legge individua tale giudice in quello che ha emesso la sentenza divenuta irrevocabile per ultima.

L’impatto della riforma in appello sulla competenza

Il quadro si complica quando una delle sentenze è stata oggetto di appello. La norma specifica che se la sentenza di primo grado è stata confermata o riformata solo per la pena, la competenza rimane al giudice di primo grado. Se, invece, la Corte di Appello ha operato una ‘rielaborazione sostanziale’ della pronuncia, la competenza si sposta su quest’ultima.

Nel caso specifico, una delle sentenze era stata modificata in appello con il riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche con giudizio di prevalenza. La Cassazione ha ribadito il suo orientamento consolidato: tale intervento non è una mera modifica della pena, ma una rielaborazione sostanziale della decisione che incide, seppure indirettamente, sul trattamento sanzionatorio. Questo basta a radicare la competenza presso il giudice d’appello.

Le motivazioni della decisione

Le motivazioni della Corte si fondano sull’esigenza di garantire che a decidere sia il giudice che ha avuto l’ultima e più completa cognizione del merito della vicenda processuale. La riforma della sentenza da parte della Corte di Appello, attraverso il riconoscimento delle attenuanti, costituisce un’attività valutativa che va oltre il semplice ricalcolo della pena. È un intervento che modifica il giudizio di colpevolezza nella sua complessità, rendendo il giudice d’appello quello più idoneo a gestire l’intera posizione esecutiva del condannato. Pertanto, essendo la Corte di Appello di Bari l’organo che aveva effettuato questa rielaborazione sostanziale, e avendo emesso una delle sentenze irrevocabili, essa è stata identificata come l’unico giudice dell’esecuzione funzionalmente competente a decidere sulla richiesta di continuazione.

Le conclusioni

La sentenza in commento consolida un principio fondamentale in materia di esecuzione penale: la competenza funzionale del giudice dell’esecuzione non può essere derogata. In presenza di più sentenze, di cui almeno una riformata in appello con una modifica sostanziale (come il riconoscimento di attenuanti), la competenza spetta al giudice d’appello. La decisione del GIP, sebbene fosse il giudice di una delle condanne, è stata correttamente annullata per incompetenza. Gli atti sono stati quindi trasmessi alla Corte di Appello di Bari, unico organo legittimato a pronunciarsi sulla richiesta del condannato.

Quale giudice è competente per l’esecuzione se una persona ha ricevuto più condanne da tribunali diversi?
In base all’art. 665, comma 4, del codice di procedura penale, la competenza spetta al giudice che ha emesso la sentenza divenuta irrevocabile per ultima, al fine di concentrare l’intera posizione esecutiva presso un unico organo.

Cosa succede alla competenza se una delle sentenze viene modificata dalla Corte di Appello?
Se la Corte di Appello riforma la sentenza di primo grado in modo ‘sostanziale’, la competenza per l’esecuzione si trasferisce a quest’ultima. Se invece la riforma riguarda solo l’entità della pena o la conferma della decisione, la competenza rimane al giudice di primo grado.

Il riconoscimento delle attenuanti generiche in appello è considerato una ‘riforma sostanziale’?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, il riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche costituisce una ‘rielaborazione sostanziale’ della pronuncia di primo grado. Questo intervento, incidendo sul giudizio complessivo, sposta la competenza funzionale per l’esecuzione alla Corte di Appello.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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