LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Giudice dell’esecuzione: competenza e ultima sentenza

La Cassazione risolve un conflitto tra tribunali sulla competenza del giudice dell’esecuzione. Viene stabilito che, in caso di più sentenze definitive, la competenza a decidere sull’istanza del condannato spetta al giudice che ha emesso la sentenza divenuta irrevocabile per ultima, secondo un criterio puramente cronologico.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Giudice dell’Esecuzione: la Cassazione stabilisce la competenza in caso di più condanne

Quando un soggetto ha accumulato più sentenze di condanna emesse da tribunali diversi, sorge una domanda fondamentale: chi è il giudice dell’esecuzione competente a decidere sulle istanze presentate dal condannato, come la sostituzione di una pena detentiva? Con la sentenza n. 46309 del 2024, la Corte di Cassazione ha risolto un conflitto di competenza, ribadendo un principio chiaro e oggettivo basato su un criterio cronologico.

I fatti del caso

Un condannato presentava al Tribunale di Rimini un’istanza per la sostituzione di una pena detentiva breve. Tuttavia, avendo riportato condanne definitive sia dal Tribunale di Rimini che da quello di Urbino, si è creato un rimpallo di responsabilità. Il Tribunale di Rimini si dichiarava incompetente, ritenendo che l’ultima sentenza divenuta irrevocabile fosse quella di Urbino. Quest’ultimo, a sua volta, sollevava conflitto negativo, osservando che una sentenza del Tribunale di Rimini era diventata definitiva in una data successiva a quella di Urbino. La questione è quindi giunta dinanzi alla Corte di Cassazione per la risoluzione del conflitto.

La competenza del giudice dell’esecuzione secondo l’art. 665 c.p.p.

Il Codice di procedura penale, all’articolo 665, comma 4, stabilisce una regola precisa per risolvere questi dubbi. La norma prevede che, qualora l’esecuzione riguardi una pluralità di provvedimenti emessi da giudici diversi, la competenza spetta al giudice che ha emesso il provvedimento divenuto irrevocabile per ultimo. Questo criterio è stato pensato per garantire l’esistenza di un unico giudice dell’esecuzione che gestisca in modo unitario la posizione complessiva del condannato, evitando frammentazioni e decisioni potenzialmente contrastanti.

Il criterio cronologico come unico riferimento

La giurisprudenza ha costantemente affermato che il criterio per determinare il giudice dell’esecuzione competente è puramente oggettivo e cronologico. Non rileva quale sia la pena più grave, né quale provvedimento sia oggetto specifico dell’istanza del condannato. L’unico dato da considerare è la data in cui l’ultima sentenza di condanna è passata in giudicato, ovvero è diventata irrevocabile. Questo principio, noto come perpetuatio iurisdictionis, si radica al momento della presentazione della domanda, basandosi sulla situazione delle sentenze irrevocabili esistente in quel preciso istante.

Le motivazioni della Cassazione

Nel decidere il caso, la Corte di Cassazione ha applicato rigorosamente il principio sancito dall’art. 665, comma 4, c.p.p. I giudici hanno verificato le date in cui le diverse sentenze erano diventate irrevocabili. È emerso che la sentenza emessa dal Tribunale di Rimini era diventata definitiva il 24 ottobre 2023, mentre quella del Tribunale di Urbino era passata in giudicato l’8 ottobre 2022. Poiché la data della sentenza di Rimini era successiva, la Corte ha dichiarato la competenza di quest’ultimo tribunale. La Suprema Corte ha sottolineato che questa regola vale indipendentemente dal fatto che l’istanza riguardi un singolo titolo esecutivo o la totalità delle condanne, poiché la posizione esecutiva del soggetto deve essere gestita da un unico giudice per garantire coerenza e unitarietà.

Conclusioni

La sentenza in esame consolida un orientamento fondamentale in materia di esecuzione penale. La scelta del giudice dell’esecuzione in presenza di più condanne non è discrezionale, ma segue una regola chiara e inequivocabile: la competenza appartiene al giudice che ha emesso l’ultima sentenza divenuta irrevocabile in ordine di tempo. Questa soluzione garantisce certezza del diritto e previene conflitti procedurali, assicurando che vi sia sempre un’unica autorità giudiziaria responsabile della complessa fase esecutiva della pena.

Come si determina la competenza del giudice dell’esecuzione quando un condannato ha più sentenze definitive emesse da giudici diversi?
La competenza è attribuita al giudice che ha emesso la sentenza divenuta irrevocabile per ultima. Il criterio è puramente cronologico e si basa sulla data in cui il provvedimento è passato in giudicato.

Il principio della perpetuatio iurisdictionis come si applica in questo contesto?
Questo principio stabilisce che la competenza si radica al momento della presentazione della domanda e non subisce mutamenti per eventi successivi. La situazione da valutare è quella delle sentenze irrevocabili esistenti a quella data, individuando quale tra queste è diventata definitiva per ultima.

La regola dell’ultima sentenza irrevocabile vale anche se l’istanza del condannato riguarda un solo titolo esecutivo e non tutti?
Sì, la Corte di Cassazione ha chiarito che il criterio dell’ultima sentenza irrevocabile si applica sempre, anche se la questione sollevata riguarda un unico e diverso titolo esecutivo. Questo per garantire che un solo giudice gestisca l’intera posizione esecutiva del condannato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati