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Giudice dell’esecuzione: competenza e perpetuatio

La Corte di Cassazione conferma che la competenza del giudice dell’esecuzione si determina al momento della presentazione dell’istanza, basandosi sull’ultima sentenza divenuta irrevocabile in quel momento. Tale competenza non viene meno neanche se, successivamente, quella stessa sentenza viene annullata, in applicazione del principio di ‘perpetuatio jurisdictionis’ che garantisce certezza e unitarietà al procedimento.

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Pubblicato il 28 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Giudice dell’esecuzione: la competenza non cambia dopo la richiesta

La fase di esecuzione della pena è un momento cruciale del procedimento penale, dove la corretta individuazione del giudice dell’esecuzione competente è fondamentale per garantire i diritti del condannato e l’efficienza del sistema. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio cardine in materia: la perpetuatio jurisdictionis. Questo principio stabilisce che la competenza, una volta radicata, non può essere messa in discussione da eventi successivi. Analizziamo insieme il caso per comprendere le implicazioni pratiche di questa decisione.

I Fatti del Caso

Un soggetto, destinatario di più sentenze di condanna emesse da diversi tribunali (Milano e Trapani), presentava un’istanza per il riconoscimento della continuazione tra i reati. L’istanza veniva originariamente depositata presso il Tribunale di Milano. Quest’ultimo, tuttavia, rilevava che l’ultima sentenza a essere divenuta irrevocabile era stata emessa dal Tribunale di Trapani. Di conseguenza, in applicazione dell’art. 665, comma 4, del codice di procedura penale, trasmetteva gli atti al Tribunale di Trapani, ritenendolo il giudice dell’esecuzione competente.

Successivamente alla trasmissione degli atti, accadeva un fatto nuovo e rilevante: la Corte d’Appello di Palermo disponeva la rescissione del giudicato proprio della sentenza emessa dal Tribunale di Trapani, ovvero quella che aveva fondato la sua competenza. Nonostante la difesa avesse comunicato tempestivamente questa circostanza, il Tribunale di Trapani rigettava l’istanza di continuazione. Contro questa decisione, il condannato proponeva ricorso per cassazione, sostenendo che, venuta meno la sentenza-base, anche la competenza del giudice di Trapani avrebbe dovuto essere riconsiderata.

La competenza del giudice dell’esecuzione e la perpetuatio jurisdictionis

La questione sottoposta alla Suprema Corte era netta: un evento successivo alla presentazione dell’istanza, come l’annullamento della sentenza che ha determinato la competenza del giudice dell’esecuzione, può modificare la giurisdizione già stabilita? La risposta della Cassazione è stata negativa, basandosi sul consolidato principio della perpetuatio jurisdictionis.

Secondo la Corte, la norma (art. 665, comma 4, c.p.p.) è concepita per creare un sistema unitario e certo. Quando una persona è destinataria di più provvedimenti da eseguire, la competenza viene attribuita al giudice che ha emesso l’ultimo provvedimento divenuto irrevocabile. Questo criterio è oggettivo e si valuta al momento preciso in cui l’istanza dell’interessato perviene alla cancelleria del giudice. A partire da quel momento, la competenza si “cristallizza” e non è più influenzabile da eventi futuri.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha spiegato che la ratio di questa regola risiede nella necessità di garantire l’unitarietà della funzione esecutiva. Concentrare tutte le questioni relative all’esecuzione della pena presso un unico giudice evita frammentazioni e possibili conflitti. Per raggiungere questo obiettivo, la legge fissa un criterio cronologico e oggettivo: la competenza si radica in capo al giudice dell’ultimo provvedimento irrevocabile esistente al momento della presentazione della domanda.

L’annullamento successivo della sentenza del Tribunale di Trapani è stato qualificato come un “fatto sopravvenuto”, ininfluente sulla competenza già correttamente individuata. Al momento del deposito dell’istanza, quella sentenza era valida ed efficace, e tanto basta per radicare la competenza. Consentire che eventi successivi possano rimettere in discussione la giurisdizione creerebbe un’incertezza procedurale dannosa per l’efficienza del sistema giudiziario. Il fatto che il provvedimento impugnato non avesse esplicitamente menzionato la rescissione del giudicato non cambia la sostanza della decisione, poiché il principio giuridico applicato resta valido e insuperabile.

Le conclusioni

La sentenza rafforza un principio fondamentale della procedura penale: la certezza e la stabilità della competenza giurisdizionale. Per gli operatori del diritto, questo significa che l’individuazione del giudice dell’esecuzione competente deve essere effettuata con una fotografia della situazione giuridica esistente al momento del deposito dell’istanza. Qualsiasi modifica successiva, per quanto rilevante, non avrà l’effetto di spostare la competenza a un altro ufficio giudiziario. Questa regola, basata sul principio di perpetuatio jurisdictionis, assicura che il percorso dell’esecuzione penale proceda senza interruzioni e incertezze procedurali.

Come si determina la competenza del giudice dell’esecuzione in caso di più sentenze definitive a carico della stessa persona?
In base all’art. 665, comma 4, del codice di procedura penale, la competenza spetta al giudice che ha emesso il provvedimento divenuto irrevocabile per ultimo.

La competenza del giudice dell’esecuzione può cambiare se la sentenza su cui si basa viene annullata in un secondo momento?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che, in applicazione del principio di ‘perpetuatio jurisdictionis’, la competenza viene determinata in modo definitivo al momento della presentazione dell’istanza e non è influenzata da eventi successivi, come la rescissione del giudicato di quella sentenza.

Qual è la ragione di fondo del principio della ‘perpetuatio jurisdictionis’ in questo ambito?
La sua finalità è garantire la necessaria unitarietà e certezza della funzione esecutiva. Fissando la competenza in modo stabile al momento della domanda, si concentra l’esercizio di tutte le attribuzioni in materia in capo a un unico giudice, evitando incertezze e frammentazioni procedurali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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