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Giudice dell’esecuzione: competenza e perpetuatio

In un conflitto tra tribunali, la Cassazione ha stabilito che la competenza del Giudice dell’esecuzione si determina al momento della presentazione della domanda. In base al principio di ‘perpetuatio jurisdictionis’, la competenza non è influenzata dal successivo passaggio in giudicato di altre sentenze, garantendo certezza al procedimento.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Giudice dell’esecuzione: la Cassazione fissa la competenza al momento della domanda

Identificare correttamente il Giudice dell’esecuzione competente è un passaggio cruciale nella fase esecutiva del processo penale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 7888 del 2024, ha ribadito un principio fondamentale per dirimere i dubbi in caso di pluralità di sentenze emesse da tribunali diversi: la competenza si radica al momento della presentazione della domanda e non muta per eventi successivi. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti del Caso

La vicenda nasce da un conflitto negativo di competenza sollevato dal Tribunale di Nocera Inferiore nei confronti del Tribunale di Milano. Il Pubblico Ministero presso il Tribunale di Milano aveva richiesto la revoca del beneficio della sospensione condizionale della pena concesso a un soggetto con due distinte sentenze.

La cronologia degli eventi è fondamentale per comprendere la questione:
1. Una prima sentenza di condanna viene pronunciata dal Tribunale di Milano, divenendo irrevocabile il 30 marzo 2022.
2. Il Pubblico Ministero deposita l’istanza di revoca della sospensione condizionale il 17 maggio 2022.
3. Una seconda sentenza, emessa dal Tribunale di Nocera Inferiore, diviene irrevocabile solo in un momento successivo, il 1° settembre 2022.

Il Tribunale di Milano si dichiarava incompetente, ritenendo che la competenza spettasse al tribunale di Nocera Inferiore, in quanto la sua sentenza era diventata irrevocabile per ultima. Di parere opposto, il Tribunale di Nocera Inferiore sollevava il conflitto, sostenendo che la competenza si dovesse determinare con riferimento alla data di deposito dell’istanza del PM, momento in cui l’ultima sentenza irrevocabile era quella di Milano.

La questione giuridica e la competenza del Giudice dell’esecuzione

Il nodo della questione ruota attorno all’interpretazione dell’art. 665, comma 4, del codice di procedura penale. La norma stabilisce che, quando l’esecuzione riguarda più provvedimenti emessi da giudici diversi, è competente il giudice che ha emesso il provvedimento divenuto irrevocabile per ultimo. La domanda è: a quale momento bisogna fare riferimento per stabilire quale sia l'”ultimo” provvedimento? Al momento in cui il giudice decide o al momento in cui viene presentata la domanda?

Questa incertezza ha generato il conflitto tra i due tribunali, rendendo necessario l’intervento della Corte di Cassazione per stabilire un criterio univoco e garantire la certezza del diritto.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha risolto il conflitto dichiarando la competenza del Tribunale di Milano. La decisione si fonda sul principio generale della perpetuatio jurisdictionis, un cardine del nostro ordinamento processuale. Secondo tale principio, la competenza del giudice si radica nel momento in cui la domanda viene presentata e non può essere influenzata da eventi successivi.

La Corte ha chiarito che il momento determinante per individuare il Giudice dell’esecuzione competente è quello del deposito dell’istanza in cancelleria. Nel caso di specie, al 17 maggio 2022, data di presentazione della richiesta di revoca, l’ultima sentenza divenuta definitiva era quella emessa dal Tribunale di Milano. Il fatto che, successivamente, sia divenuta irrevocabile anche la sentenza di Nocera Inferiore è un evento irrilevante ai fini della determinazione della competenza, che era già stata ‘cristallizzata’.

Questa interpretazione, secondo la Cassazione, è coerente con una consolidata giurisprudenza di legittimità che mira a garantire stabilità e prevedibilità al procedimento esecutivo.

Le Conclusioni

La sentenza in esame rafforza un principio di fondamentale importanza per l’operatività della giustizia. Stabilire che la competenza del Giudice dell’esecuzione si fissa al momento della proposizione della domanda impedisce che la giurisdizione possa fluttuare a causa di eventi sopravvenuti, come il passaggio in giudicato di altre sentenze. Questa regola offre certezza sia alle parti processuali sia agli uffici giudiziari, evitando ritardi e stasi procedurali dovute a continui conflitti di competenza. Si tratta, in definitiva, di una garanzia di efficienza e razionalità del sistema giudiziario nella delicata fase di esecuzione della pena.

Come si individua il giudice dell’esecuzione competente se ci sono più sentenze di condanna emesse da giudici diversi?
Secondo l’art. 665, comma 4, c.p.p., è competente il giudice che ha pronunciato il provvedimento divenuto irrevocabile per ultimo, con riferimento alla situazione esistente al momento del deposito della richiesta.

Cosa significa il principio di ‘perpetuatio jurisdictionis’ in questo contesto?
Significa che la competenza del giudice viene ‘cristallizzata’ al momento della presentazione della domanda (ad esempio, l’istanza di revoca). Qualsiasi evento successivo, come il passaggio in giudicato di un’altra sentenza, non può modificare la competenza già stabilita.

Se una nuova sentenza diventa definitiva dopo che è stata presentata l’istanza, la competenza si sposta?
No. In base a quanto stabilito dalla Cassazione, il passaggio in giudicato di un’altra sentenza dopo il deposito della domanda è irrilevante. La competenza rimane radicata presso il giudice che era competente al momento della richiesta iniziale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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