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Giudice dell’esecuzione: competenza e continuazione

La Corte di Cassazione chiarisce la competenza del giudice dell’esecuzione in caso di reato continuato. Con la sentenza n. 3410/2025, ha stabilito che se la Corte d’Appello modifica la sentenza di primo grado solo nella pena, la competenza per l’esecuzione, e quindi per decidere sulla continuazione, resta al giudice di primo grado. La Corte ha rigettato il ricorso del Procuratore che riteneva competente la Corte d’Appello in quanto autrice dell’ultima sentenza irrevocabile, specificando la prevalenza della norma speciale dell’art. 665, comma 2, c.p.p.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Giudice dell’esecuzione: la Cassazione fa chiarezza sulla competenza

Identificare correttamente il giudice dell’esecuzione competente è un passaggio cruciale nella fase successiva alla condanna definitiva. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 3410 del 2025, ha offerto un importante chiarimento su questo tema, in particolare riguardo all’applicazione della disciplina del reato continuato. La pronuncia risolve un dubbio interpretativo sull’applicazione dell’articolo 665 del codice di procedura penale, stabilendo un principio chiaro per avvocati e operatori del diritto.

I fatti del caso

La vicenda trae origine dalla richiesta, presentata dalla difesa di un condannato, di applicare l’istituto del reato continuato a due diverse sentenze di condanna divenute irrevocabili. Le sentenze erano state emesse in primo grado dal Giudice per le indagini preliminari (GIP) del Tribunale di Napoli e successivamente riformate dalla Corte di Appello, ma solo per quanto riguarda l’entità della pena.

Il Giudice per le indagini preliminari, in funzione di giudice dell’esecuzione, accoglieva l’istanza, riconosceva il vincolo della continuazione tra i reati e rideterminava la pena complessiva in venti anni di reclusione. Contro questa decisione, il Procuratore della Repubblica proponeva ricorso per cassazione, sostenendo l’incompetenza funzionale del GIP.

La tesi del Pubblico Ministero e la competenza del giudice dell’esecuzione

Secondo il Pubblico Ministero ricorrente, il giudice dell’esecuzione competente a decidere non era il GIP, bensì la Corte di Appello di Napoli. La tesi si fondava sull’interpretazione dell’articolo 665, comma 4, del codice di procedura penale. Tale norma stabilisce che, quando l’esecuzione riguarda provvedimenti emessi da giudici diversi, la competenza spetta al giudice che ha emesso il provvedimento divenuto irrevocabile per ultimo.

Nel caso specifico, l’ultima sentenza a diventare definitiva era quella della Corte di Appello. Di conseguenza, secondo la Procura, la competenza a decidere sull’istanza di continuazione doveva essere attribuita proprio alla Corte d’Appello e non al giudice di primo grado.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato. La Suprema Corte ha chiarito che l’argomentazione del Procuratore non teneva conto di una norma specifica che prevale sulla regola generale invocata.

Il punto centrale della decisione risiede nell’articolo 665, comma 2, del codice di procedura penale. Questa disposizione prevede che, in caso di appello, se il provvedimento di primo grado è stato confermato o riformato soltanto in relazione alla pena, alle misure di sicurezza o alle disposizioni civili, la competenza per la fase esecutiva rimane in capo al giudice di primo grado.

Nel caso esaminato, entrambe le sentenze della Corte di Appello si erano limitate a modificare la misura della pena stabilita in primo grado dal GIP. Pertanto, in applicazione del comma 2, il GIP del Tribunale di Napoli conservava pienamente la sua competenza quale giudice dell’esecuzione. La regola del comma 4, che individua la competenza nel giudice dell’ultima sentenza irrevocabile, si applica solo quando non opera la specifica previsione del comma 2.

Le conclusioni

Con questa sentenza, la Cassazione riafferma un principio fondamentale per determinare la competenza del giudice dell’esecuzione. La modifica della sola pena in appello non trasferisce la competenza per la fase esecutiva alla Corte d’Appello, ma la lascia radicata presso il giudice che ha deliberato originariamente sul merito della causa. Questa interpretazione garantisce coerenza e certezza procedurale, confermando che la competenza per l’esecuzione segue il giudice che ha avuto la cognizione piena del processo, a meno che la sentenza d’appello non abbia riformato il merito della decisione.

Chi è il giudice dell’esecuzione competente se una sentenza di primo grado viene modificata in appello solo riguardo alla pena?
Secondo la Corte di Cassazione, in base all’art. 665, comma 2, c.p.p., la competenza rimane del giudice di primo grado che ha emesso la sentenza originaria.

Come si determina la competenza del giudice dell’esecuzione in presenza di più sentenze definitive?
La regola generale (art. 665, comma 4, c.p.p.) indica il giudice che ha emesso l’ultima sentenza irrevocabile. Tuttavia, questa regola non si applica se le sentenze di appello hanno modificato quelle di primo grado solo nella pena, nel qual caso la competenza resta al giudice di primo grado.

Perché il ricorso del Pubblico Ministero è stato rigettato?
Il ricorso è stato rigettato perché il Pubblico Ministero ha erroneamente invocato la regola generale sulla competenza (giudice dell’ultima sentenza irrevocabile), senza considerare la norma speciale e prevalente che assegna la competenza al giudice di primo grado quando la riforma in appello riguarda esclusivamente la sanzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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