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Giudice dell’esecuzione: chi decide con più sentenze?

La Corte di Cassazione ha risolto un conflitto di competenza tra due tribunali, stabilendo un principio chiaro per individuare il giudice dell’esecuzione in presenza di più sentenze di condanna. La competenza spetta al giudice che ha emesso la sentenza divenuta irrevocabile per ultima, anche se l’istanza riguarda un provvedimento diverso. Questa regola, basata sull’articolo 665, comma 4, del codice di procedura penale, mira a unificare la gestione dell’esecuzione penale.

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Pubblicato il 22 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Giudice dell’esecuzione: la Cassazione stabilisce la competenza in caso di più sentenze

Determinare quale sia il corretto giudice dell’esecuzione è un passaggio cruciale nella fase successiva a una condanna penale. Le cose si complicano quando un soggetto ha accumulato più sentenze definitive, emesse da tribunali diversi. Una recente pronuncia della Corte di Cassazione ha fatto luce su questo tema, risolvendo un conflitto di competenza e ribadendo un principio fondamentale per garantire coerenza e unitarietà nella fase esecutiva. La sentenza chiarisce come l’articolo 665 del codice di procedura penale debba essere interpretato per individuare un unico giudice competente.

I Fatti del Caso: Il Conflitto tra Tribunali

La vicenda nasce da un’istanza presentata dalla difesa di un consorzio fallito per ottenere lo svincolo di somme sequestrate, eccedenti l’importo di una confisca per equivalente. L’istanza era stata indirizzata al Giudice per le indagini preliminari (GIP) del Tribunale di Bologna, in qualità di giudice che aveva emesso la sentenza di condanna originaria.

Tuttavia, emergeva che a carico dello stesso condannato esisteva un’altra sentenza, emessa dal GIP del Tribunale di Roma, divenuta irrevocabile in un momento successivo rispetto a quella di Bologna. Di fronte a questa situazione, sono emersi due orientamenti opposti:

1. Il GIP di Bologna si dichiarava incompetente, sostenendo che, in base all’art. 665, comma 4, c.p.p., la competenza spetta al giudice che ha emesso la sentenza divenuta irrevocabile per ultima, ovvero quello di Roma.
2. Il GIP di Roma, a sua volta, si dichiarava incompetente, ritenendo che la richiesta specifica riguardasse esclusivamente la sentenza emessa a Bologna e che, quindi, dovesse applicarsi il criterio generale dell’art. 665, comma 1, c.p.p. (competenza del giudice che ha deliberato il provvedimento).

Questo rimpallo di responsabilità ha generato un conflitto negativo di competenza, rendendo necessario l’intervento risolutore della Corte di Cassazione.

La Questione Giuridica: quale criterio per il giudice dell’esecuzione?

Il cuore del problema risiede nell’interpretazione dell’articolo 665 del codice di procedura penale. Se il primo comma stabilisce la regola generale che il giudice competente è quello che ha emesso il provvedimento da eseguire, il quarto comma introduce una regola specifica per il caso di “pluralità di provvedimenti emessi da giudici diversi”.

In questa seconda ipotesi, la norma attribuisce la competenza al giudice che ha emesso il provvedimento “divenuto irrevocabile per ultimo”. La Corte era chiamata a decidere se questo criterio cronologico prevalesse sempre e comunque, anche quando l’istanza presentata si riferisce a una sola delle sentenze in esecuzione.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto la tesi del GIP di Bologna, attribuendo la competenza al Tribunale di Roma. La motivazione della Corte si fonda su un’interpretazione logica e sistematica della norma, finalizzata a garantire l’unitarietà e la coerenza del procedimento esecutivo.

Il principio cardine affermato è che, in presenza di più sentenze di condanna a carico della stessa persona, la competenza funzionale del giudice dell’esecuzione si concentra in capo a un unico magistrato: quello che ha pronunciato la sentenza divenuta irrevocabile per ultima. Questo criterio, definito “oggettivo e cronologico”, non ammette deroghe e si applica a tutte le questioni che possono sorgere durante l’esecuzione, indipendentemente dal fatto che riguardino un singolo titolo esecutivo o la totalità di essi.

La Corte ha sottolineato che questa scelta legislativa mira a evitare la frammentazione della fase esecutiva, creando un unico “polo” giudiziario che gestisca in modo coordinato la posizione del condannato. La necessità di un’unica supervisione è evidente in materie come il cumulo delle pene, la continuazione del reato in fase esecutiva e, come nel caso di specie, la gestione dei beni confiscati. Di conseguenza, anche se l’istanza riguardava una confisca disposta dal giudice di Bologna, la competenza a decidere spettava al giudice di Roma, in quanto autore dell’ultima condanna definitiva.

Conclusioni

La sentenza rafforza un principio di certezza del diritto fondamentale nella fase esecutiva. Per avvocati e cittadini, significa che, quando una persona è destinataria di più sentenze definitive emesse da uffici giudiziari differenti, esiste un unico interlocutore per tutte le questioni relative all’esecuzione: il giudice che ha emesso l’ultima condanna irrevocabile. Questa regola semplifica le procedure, previene decisioni contraddittorie e assicura una gestione unitaria e razionale della posizione esecutiva complessiva del condannato, confermando che il criterio cronologico dell’ultima irrevocabilità è assoluto e prevalente.

In caso di più sentenze di condanna emesse da giudici diversi, chi è il giudice dell’esecuzione competente?
La competenza spetta al giudice che ha emesso la sentenza divenuta irrevocabile per ultima, ai sensi dell’art. 665, comma 4, del codice di procedura penale.

Il criterio dell’ultima sentenza irrevocabile si applica anche se l’istanza specifica riguarda una sola delle sentenze emesse in precedenza?
Sì, la Corte di Cassazione ha chiarito che questo criterio si applica a tutte le questioni attinenti all’esecuzione, anche se la questione sollevata riguarda un unico e diverso titolo esecutivo. L’obiettivo è concentrare la competenza presso un unico giudice.

Perché la legge prevede un unico giudice dell’esecuzione per una persona con più condanne?
Per garantire un trattamento unitario e coerente della posizione esecutiva del condannato, evitando la frammentazione delle decisioni e possibili contrasti tra diversi giudici. Questo assicura una gestione organica di questioni come il cumulo delle pene e altre vicende della fase esecutiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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