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Giudicato cautelare: quando si forma? La Cassazione

La Corte di Cassazione ha chiarito un punto fondamentale sul cosiddetto giudicato cautelare. Con la sentenza n. 23879/2024, ha stabilito che la preclusione alla discussione sulla legittimità di una misura cautelare si forma solo dopo un provvedimento emesso in sede di riesame, e non sulla base della mancata impugnazione dell’ordinanza originaria. Nel caso specifico, sebbene il ricorso dell’imputata fosse fondato, la Corte ha annullato senza rinvio l’ordinanza impugnata poiché nel frattempo era intervenuta una sentenza di condanna definitiva, rendendo la questione sulle misure cautelari superata.

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Pubblicato il 28 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Giudicato Cautelare: la Cassazione Chiarisce Quando si Applica

Il principio del giudicato cautelare rappresenta un pilastro nel sistema delle misure restrittive della libertà personale, ma la sua applicazione può generare dubbi interpretativi. Quando una decisione sulla custodia in carcere diventa ‘stabile’? La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 23879 del 2024, offre un’importante precisazione: la preclusione si forma solo a seguito di un giudizio di riesame, non per la semplice mancata impugnazione dell’ordinanza iniziale. Analizziamo questa decisione per comprenderne la portata.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine con un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari. Successivamente, il Giudice per l’Udienza Preliminare, su istanza dell’imputata, sostituiva tale misura con una più lieve: il divieto di dimora in una specifica regione.

Contro questa decisione, il Pubblico Ministero proponeva appello. Il Tribunale del Riesame accoglieva l’impugnazione, ripristinando una misura più afflittiva. La motivazione del Tribunale si basava sull’idea che, non avendo l’imputata richiesto il riesame dell’originaria ordinanza di custodia in carcere, si fosse formato su quel punto un giudicato cautelare che impediva una modifica in assenza di fatti nuovi.

Il Ricorso in Cassazione e l’Errata Applicazione del Giudicato Cautelare

La difesa dell’imputata ha proposto ricorso per cassazione, contestando la violazione di legge. L’argomento centrale era semplice ma cruciale: il giudicato cautelare non può formarsi su un’ordinanza emessa inaudita altera parte (cioè senza un pieno contraddittorio) e non impugnata. Secondo la difesa, una stabilità della decisione può essere riconosciuta solo dopo una fase di effettivo contraddittorio, come quella che si svolge nel procedimento di riesame.

La difesa sosteneva, quindi, che il Tribunale avesse errato nel ritenere preclusa una nuova valutazione delle esigenze cautelari, specialmente alla luce di una lettera inviata dall’imputata in cui ammetteva le proprie responsabilità, elemento che poteva essere considerato come un fatto nuovo.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso fondato, accogliendo pienamente la tesi difensiva. Gli Ermellini hanno ribadito un principio consolidato, citando numerose sentenze delle Sezioni Unite: il ‘giudicato cautelare’ si forma non sull’ordinanza di custodia non impugnata, ma solo sul provvedimento emesso a seguito di un giudizio di riesame.

La logica è chiara: una stabilità decisionale, che impedisce di ridiscutere gli stessi punti, può derivare solo da un procedimento che ha garantito un pieno e completo contraddittorio tra le parti. L’ordinanza iniziale del GIP, se non contestata tramite riesame, non acquisisce questa ‘stabilità’ e non preclude future istanze di modifica o revoca basate sull’articolo 299 del codice di procedura penale.

Le Conclusioni: Annullamento Senza Rinvio per Sopravvenuta Sentenza Definitiva

Nonostante l’accoglimento del ricorso, la vicenda ha avuto un epilogo particolare. Nelle more del giudizio di cassazione, il processo di merito si era concluso con una sentenza di patteggiamento divenuta irrevocabile. Di conseguenza, l’imputata non era più una persona sottoposta a misura cautelare, ma una condannata in esecuzione di pena.

Questa circostanza ha privato di competenza sia il giudice della cautela sia il Tribunale del Riesame. La questione della libertà dell’imputata non rientrava più nella fase cautelare, ma in quella esecutiva. Pertanto, la Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza impugnata senza rinvio, poiché non vi era più alcun giudice a cui rinviare la decisione. La sentenza, pur corretta nel principio, non ha avuto effetti pratici sulla condizione detentiva della ricorrente, ma ha riaffermato un’importante garanzia processuale.

Quando si forma il cosiddetto ‘giudicato cautelare’ su una misura restrittiva?
Secondo la Corte di Cassazione, il ‘giudicato cautelare’ si forma esclusivamente sul provvedimento emesso a seguito di un giudizio di riesame, che garantisce un effettivo contraddittorio, e non sulla base della mancata impugnazione dell’ordinanza cautelare originaria.

È possibile chiedere una modifica di una misura cautelare che non è mai stata impugnata con riesame?
Sì. Poiché la mancata richiesta di riesame non fa sorgere alcun ‘giudicato cautelare’, è possibile presentare istanze di revoca o sostituzione della misura, basate su nuove valutazioni o elementi, senza che vi sia una preclusione.

Cosa succede a un ricorso su una misura cautelare se, nel frattempo, la sentenza di condanna diventa definitiva?
Il ricorso perde di oggetto. Con la sopravvenuta irrevocabilità della sentenza, la fase cautelare si conclude e inizia la fase esecutiva della pena. I giudici competenti per le misure cautelari (come il Tribunale del Riesame) perdono la loro competenza, e la Corte di Cassazione, pur riconoscendo la fondatezza del ricorso, non può fare altro che annullare l’ordinanza impugnata senza rinvio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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