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Gioco d’azzardo: il gioco delle tre campanelle è reato

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per il reato di gioco d’azzardo a carico di un uomo che gestiva un banchetto per il gioco delle “tre campanelle”. La Suprema Corte ha stabilito che, sebbene l’operatore sia abile, per il partecipante la vincita è basata puramente sulla fortuna (aleatorietà), configurando così la contravvenzione prevista dall’art. 718 del codice penale e non il reato di truffa.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Gioco d’azzardo: la Cassazione conferma che il gioco delle tre campanelle è reato

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 43873 del 2024, torna a fare chiarezza su una questione apparentemente semplice ma dalle importanti implicazioni legali: il cosiddetto “gioco delle tre campanelle” (o delle tre carte) costituisce un gioco d’azzardo penalmente rilevante? La risposta della Suprema Corte è stata netta e ha confermato la condanna di un uomo, ribadendo principi consolidati in giurisprudenza.

I fatti del caso: il gioco delle tre campanelle in un’area di servizio

Il caso ha origine dalla condanna, confermata in appello, di un uomo per il reato di cui all’art. 718 del codice penale. L’imputato aveva allestito un banchetto amovibile in un luogo pubblico, un’area di servizio, dove praticava il gioco delle “tre campanelle”, invitando i passanti a scommettere denaro sulla posizione di un oggetto nascosto. L’uomo ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che la sua attività non potesse essere qualificata come gioco d’azzardo.

La difesa dell’imputato: abilità o aleatorietà?

La linea difensiva si basava su due argomenti principali. In primo luogo, si sosteneva che il gioco delle tre campanelle non fosse caratterizzato da aleatorietà, ma fosse piuttosto un gioco di abilità, sia per il gestore che per lo scommettitore. In secondo luogo, si affermava che l’attività era svolta in modo occasionale e senza un’organizzazione complessa, elementi che, secondo la difesa, escludevano la configurabilità del reato.

L’analisi della Corte sul gioco d’azzardo e la sua differenza dalla truffa

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, definendolo manifestamente infondato. I giudici hanno richiamato l’orientamento consolidato secondo cui giochi come quello delle “tre campanelle”, delle “tre tavolette” o delle “tre carte” non configurano il reato di truffa, ma rientrano pienamente nella contravvenzione di esercizio di gioco d’azzardo.
La differenza è sostanziale: la truffa richiede artifici o raggiri per indurre qualcuno in errore. Nel gioco delle tre campanelle, invece, l’elemento caratterizzante non è l’inganno, ma la dinamica stessa del gioco, che rientra tra i fatti notori. La condotta del gestore, pur basata sulla sua destrezza, costituisce una caratteristica intrinseca del gioco stesso.

Le motivazioni della decisione della Cassazione

Il punto cruciale della motivazione risiede nella prospettiva da cui si valuta il gioco. Sebbene il gestore utilizzi la propria abilità nel maneggiare rapidamente le campanelle, per il giocatore che scommette l’esito è del tutto aleatorio. Il partecipante non ha alcuna reale possibilità di vincere basandosi sulla propria abilità o prontezza di riflessi; la sua vincita dipende unicamente dal caso. È proprio questa prevalenza del fattore fortuna sull’abilità del giocatore a qualificare l’attività come gioco d’azzardo ai sensi dell’art. 718 c.p.
La Corte ha inoltre specificato che per integrare tale contravvenzione non è necessaria una struttura organizzativa complessa e stabile. L’allestimento di un semplice banchetto in un luogo pubblico è sufficiente per configurare il reato, poiché ciò che rileva è la natura aleatoria del gioco offerto al pubblico.

Le conclusioni: implicazioni pratiche della sentenza

La sentenza ribadisce un principio fondamentale: la qualificazione di un’attività come gioco d’azzardo va valutata dal punto di vista del partecipante. Anche se il banco agisce con destrezza, se per lo scommettitore la possibilità di vincita è legata alla mera sorte, il reato è configurato. Questa pronuncia serve da monito: attività apparentemente innocue e tradizionali come il gioco delle tre campanelle, se praticate in luoghi pubblici con puntate in denaro, costituiscono un illecito penale. La decisione di inammissibilità del ricorso, con condanna al pagamento delle spese e di una somma in favore della Cassa delle ammende, sottolinea la fermezza della giurisprudenza nel reprimere tali fenomeni.

Il gioco delle ‘tre campanelle’ o delle ‘tre carte’ è considerato un reato?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, condurre il gioco delle ‘tre campanelle’ in un luogo pubblico integra la contravvenzione di esercizio di gioco d’azzardo prevista dall’art. 718 del codice penale.

Perché il gioco delle tre campanelle è considerato gioco d’azzardo e non un gioco di abilità?
Sebbene l’operatore usi destrezza, per il partecipante la vincita è puramente aleatoria e non dipende dalla sua abilità. La legge qualifica un gioco come d’azzardo quando il fattore fortuna è preponderante rispetto all’abilità del giocatore.

Qual è la differenza tra il reato di gioco d’azzardo e quello di truffa in questo contesto?
La Cassazione ha chiarito che il gioco delle tre campanelle non configura il reato di truffa, in quanto non richiede specifici artifici o raggiri, ma rientra nella categoria del gioco d’azzardo poiché la sua caratteristica intrinseca è l’aleatorietà dell’esito per chi scommette.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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