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Gestione reflui zootecnici: quando è reato ambientale

Un imprenditore agricolo, assolto in primo grado, viene rinviato a giudizio dalla Cassazione per la gestione reflui zootecnici. La sentenza chiarisce che lo sversamento incontrollato di liquami da una vasca, anche se l’azienda è autorizzata alla fertirrigazione, costituisce reato di deposito illecito di rifiuti e non una violazione delle norme sulla fertirrigazione.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Gestione Reflui Zootecnici: Quando lo Sversamento Diventa Reato

La corretta gestione reflui zootecnici è un tema cruciale per le aziende agricole, al confine tra pratica agronomica lecita e reato ambientale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha annullato un’assoluzione, fornendo chiarimenti fondamentali sulla differenza tra fertirrigazione e abbandono di rifiuti. Vediamo nel dettaglio il caso e i principi di diritto affermati.

Il Fatto: Una Vasca di Raccolta e lo Sversamento

Il caso ha origine dal controllo effettuato presso un’azienda zootecnica, durante il quale le forze dell’ordine hanno scoperto una vasca per la raccolta di reflui zootecnici. Questa vasca presentava un’apertura strutturale su un lato, che permetteva ai liquami di sversarsi e disperdersi nel terreno sottostante.

In primo grado, il titolare dell’azienda era stato assolto dal reato di gestione illecita di rifiuti (art. 256 del D.Lgs. 152/2006), poiché l’azienda era in possesso di un’autorizzazione per la pratica della fertirrigazione. Il Tribunale aveva ritenuto che tale autorizzazione escludesse l’illecito.

Il Procuratore Generale, tuttavia, ha impugnato la sentenza, sostenendo che il giudice avesse errato nel qualificare giuridicamente il fatto. Secondo l’accusa, lo sversamento incontrollato non poteva essere assimilato alla fertirrigazione, ma configurava un vero e proprio deposito incontrollato di rifiuti liquidi.

La Distinzione tra Fertirrigazione e Abbandono di Rifiuti

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del Procuratore, annullando la sentenza di assoluzione e rinviando il caso al Tribunale per un nuovo giudizio. Il punto centrale della decisione riguarda la netta distinzione tra la pratica agronomica della fertirrigazione e l’abbandono di rifiuti.

Cos’è la Fertirrigazione?

La fertirrigazione è definita dalla legge (art. 74, lett. p, D.Lgs. 152/2006) come la “gestione di effluenti di allevamento […] finalizzati all’utilizzo delle sostanze nutritive e ammendanti nei medesimi contenute”. È una pratica lecita, a condizione che rispetti rigorose procedure volte a garantire che gli effluenti siano utilizzati come fertilizzante in modo proporzionato e adeguato alle necessità delle colture, senza danneggiare l’ambiente.

Quando si Configura il Reato di Gestione Illecita

La Corte chiarisce che la semplice autorizzazione alla fertirrigazione non costituisce una “licenza di inquinare”. Se i reflui non vengono gestiti secondo le regole di quella pratica, ma vengono invece raccolti in una vasca e lasciati tracimare o sversare incontrollatamente sul terreno, essi perdono la loro funzione agronomica e devono essere qualificati come rifiuti.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha motivato la sua decisione sulla base dei seguenti principi chiave:
1. Qualificazione del Refluo come Rifiuto: In assenza di uno “scarico” in senso tecnico-giuridico (ovvero un convogliamento in un corpo idrico recettore), i reflui zootecnici che fuoriescono da una vasca e si disperdono sul suolo sono considerati rifiuti allo stato liquido. La loro gestione ricade quindi sotto la disciplina della Parte Quarta del Testo Unico Ambientale, che sanziona le attività non autorizzate.
2. Irrilevanza dell’Autorizzazione alla Fertirrigazione: L’autorizzazione a praticare la fertirrigazione non esclude la configurabilità del reato di deposito incontrollato (art. 256 D.Lgs. 152/2006). Tale autorizzazione legittima l’uso agronomico dei reflui, non il loro abbandono. Lo spandimento incontrollato, la tracimazione e l’infiltrazione nel terreno sono condotte che esulano dalla pratica autorizzata e integrano il reato.
3. Corretta Norma Applicabile: La Corte distingue tra l’art. 256 (gestione illecita di rifiuti) e l’art. 137, comma 14 (sanzioni per l’utilizzazione agronomica fuori dai casi previsti). Quest’ultimo sanziona chi svolge l’attività di fertirrigazione in modo difforme dalle regole, ma non chi, come nel caso di specie, si limita a sversare illecitamente i rifiuti sul terreno. La tracimazione da una vasca è un’attività di deposito e successivo abbandono, non un’imperita applicazione della fertirrigazione.

In sostanza, i giudici hanno stabilito che la raccolta dei reflui in una vasca da cui poi tracimano equivale giuridicamente a un’attività di gestione di rifiuti non autorizzata, sanzionata penalmente.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale per gli operatori del settore agricolo: la gestione reflui zootecnici richiede la massima attenzione e il rispetto scrupoloso delle normative. L’autorizzazione all’utilizzo agronomico non è uno scudo contro le responsabilità penali se la gestione concreta dei liquami si traduce in un abbandono incontrollato. Le aziende devono dotarsi di strutture di stoccaggio a tenuta, idonee a contenere i reflui senza dispersioni, e devono applicare le pratiche di fertirrigazione solo nei modi e nei tempi previsti dalla legge, per evitare di incorrere nel grave reato di gestione illecita di rifiuti.

Lo sversamento di liquami da una vasca è considerato abbandono di rifiuti anche se l’azienda è autorizzata alla fertirrigazione?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che la raccolta di reflui in una vasca e il loro successivo spandimento o tracimazione incontrollata sul suolo costituisce il reato di deposito incontrollato di rifiuti (art. 256 D.Lgs. 152/2006). L’autorizzazione alla fertirrigazione non rende lecita tale condotta, in quanto essa legittima solo l’uso agronomico corretto e regolamentato degli effluenti.

Qual è la differenza tra la violazione delle norme sulla fertirrigazione (art. 137 T.U.A.) e il reato di deposito incontrollato di rifiuti (art. 256 T.U.A.)?
La violazione dell’art. 137, comma 14, si configura quando l’attività di fertirrigazione viene svolta in casi o con modalità non consentite dalla legge (ad esempio, superando i limiti di azoto per ettaro). Il reato di deposito incontrollato di rifiuti previsto dall’art. 256, invece, si realizza quando i reflui vengono semplicemente abbandonati o sversati sul terreno, senza che sia in atto una vera e propria, seppur illecita, pratica di utilizzazione agronomica.

La tracimazione di reflui zootecnici sul terreno circostante integra un reato ambientale?
Sì. Secondo la sentenza, i reflui in eccedenza che tracimano dai bordi di una vasca, si riversano e vengono assorbiti nel terreno circostante, dando luogo a ruscellamenti e infiltrazioni, integrano il reato di deposito incontrollato di rifiuti allo stato liquido. Tale condotta è equiparata a un’attività di gestione di rifiuti non autorizzata, penalmente rilevante ai sensi dell’art. 256 del Testo Unico Ambientale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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