LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Furto in abitazione: cortile è pertinenza privata

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 30229/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per furto in abitazione aggravato. Il caso riguardava la sottrazione di rotelle da un ponteggio in un cortile. La Corte ha ribadito che il cortile, anche se non recintato, è una pertinenza della privata dimora, e che la rimozione di componenti essenziali che alterano la funzionalità di un bene integra l’aggravante della violenza sulle cose.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 6 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Furto in Abitazione: Anche il Cortile è Spazio Protetto

La definizione dei confini della privata dimora è un tema cruciale nel diritto penale, specialmente quando si tratta del reato di furto in abitazione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 30229/2024) ha fornito importanti chiarimenti, stabilendo che anche un cortile non recintato rientra nel concetto di pertinenza di un’abitazione, e che alterare la funzionalità di un oggetto per rubarne una parte costituisce l’aggravante della violenza sulle cose. Analizziamo questa decisione per comprenderne la portata.

I Fatti del Caso: Il Furto dal Ponteggio in Cortile

Il caso ha origine da una condanna per furto aggravato commesso in un cortile. L’imputato aveva asportato le rotelle da un ponteggio che si trovava in questo spazio esterno, adiacente a un’abitazione. Condannato in primo grado e in appello, l’imputato ha proposto ricorso per cassazione, contestando due punti fondamentali:

1. La qualificazione del reato come furto in abitazione, sostenendo che un cortile non potesse essere considerato tale.
2. La sussistenza dell’aggravante della violenza sulle cose, ritenendo che la semplice rimozione delle rotelle non integrasse tale fattispecie.

La Decisione della Cassazione sul Furto in Abitazione

La Suprema Corte ha respinto entrambi i motivi, dichiarando il ricorso inammissibile per manifesta infondatezza. La decisione si basa su principi giurisprudenziali consolidati, che vengono qui ribaditi con chiarezza.

Il Cortile come “Pertinenza” della Privata Dimora

La Corte ha confermato che, ai fini della configurabilità del reato di cui all’art. 624-bis c.p., il concetto di “luogo destinato a privata dimora” include anche le sue pertinenze. Secondo la giurisprudenza, una pertinenza è qualsiasi bene che, pur non essendo fisicamente contiguo, arreca un’utilità diretta o è funzionalmente asservito all’immobile principale.

Un cortile rientra pienamente in questa definizione, in quanto spazio destinato al servizio dell’abitazione. Di conseguenza, è considerato un luogo interdetto all’accesso del pubblico, anche se non è fisicamente recintato. Commettere un furto al suo interno configura, quindi, il reato di furto in abitazione.

L’Aggravante della Violenza sulle Cose

Anche il secondo motivo di ricorso è stato rigettato. La Cassazione ha ricordato che l’aggravante della violenza sulle cose (art. 625, co. 1, n. 2 c.p.) non richiede necessariamente un’azione distruttiva. Essa si realizza ogni volta che il soggetto agente utilizza energia fisica per provocare una rottura, un guasto, un danneggiamento o una trasformazione della cosa, tale da renderne necessario un ripristino per restituirle la sua funzionalità originaria.

Nel caso specifico, l’asportazione delle rotelle del ponteggio ne ha alterato la funzionalità, rendendolo inservibile per il suo scopo. Questa azione, che ha richiesto l’uso di energia fisica e ha compromesso l’integrità funzionale del bene, integra pienamente l’aggravante contestata.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su un’interpretazione consolidata e coerente delle norme incriminatrici. In primo luogo, viene riaffermato un principio di ampia tutela della sfera privata, estendendo la protezione del domicilio a tutte quelle aree che, per funzione e destinazione, sono legate alla vita domestica, come un cortile. Questo approccio garantisce che la nozione di “privata dimora” non sia limitata alle sole mura dell’edificio, ma includa tutti gli spazi che ne costituiscono un’estensione funzionale. In secondo luogo, la Corte fornisce una lettura pragmatica dell’aggravante della violenza sulle cose. La motivazione chiarisce che la “violenza” non è solo l’atto di rompere o forzare, ma qualsiasi manipolazione che comprometta l’utilità e la funzione del bene, richiedendo un intervento successivo per ripristinarla. Questa interpretazione impedisce che condotte comunque lesive dell’integrità di un bene possano sfuggire all’applicazione dell’aggravante.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame consolida due importanti principi del diritto penale. Anzitutto, rafforza la tutela degli spazi privati, chiarendo che la protezione penale si estende a tutte le pertinenze, indipendentemente dalla presenza di recinzioni o barriere fisiche. Ciò ha implicazioni pratiche significative per la sicurezza delle abitazioni e degli spazi annessi. In secondo luogo, offre una definizione chiara e applicabile dell’aggravante della violenza sulle cose, confermando che anche la semplice alterazione della funzionalità di un oggetto, come la rimozione di una sua parte essenziale, è sufficiente a integrarla. Questa decisione serve come monito: l’ordinamento giuridico protegge non solo la proprietà, ma anche l’integrità e la funzionalità dei beni.

Un furto commesso in un cortile aperto e non recintato può essere considerato furto in abitazione?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che un cortile è una pertinenza di un’abitazione, in quanto le arreca un’utilità diretta. Pertanto, un furto commesso al suo interno si qualifica come furto in abitazione, anche se lo spazio non è recintato.

Cosa si intende per “violenza sulle cose” in un furto?
Secondo la Corte, la violenza sulle cose si realizza non solo con la rottura o il danneggiamento, ma con qualsiasi uso di energia fisica che altera la destinazione o la funzionalità di un bene. Asportare le rotelle di un ponteggio, rendendolo inservibile, rientra in questa definizione perché ne compromette la funzionalità e richiede un’attività di ripristino.

Perché il ricorso dell’imputato è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato giudicato inammissibile perché i motivi presentati sono stati ritenuti manifestamente infondati. Le argomentazioni dell’imputato si scontravano con principi giuridici consolidati e costantemente affermati dalla giurisprudenza della Corte di Cassazione sia in tema di pertinenze sia in tema di violenza sulle cose.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati