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Furto di energia: no stato di necessità per povertà

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di due persone condannate per furto di energia elettrica. Gli imputati avevano invocato lo stato di necessità per difficoltà economiche, ma la Corte ha ribadito che tale condizione non giustifica il reato. L’ordinanza conferma che il furto di energia è un reato continuato e il danno non può essere considerato di lieve entità, negando così l’applicazione di attenuanti.

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Pubblicato il 9 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Furto di Energia: La Povertà Non Giustifica il Reato

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha affrontato il delicato tema del furto di energia elettrica, stabilendo principi chiari sulla non applicabilità della scriminante dello stato di necessità in caso di difficoltà economiche. Questa decisione ribadisce un orientamento consolidato, offrendo importanti spunti di riflessione sulle conseguenze legali derivanti dagli allacci abusivi alla rete elettrica, anche quando motivati da una condizione di indigenza.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dalla condanna inflitta a due persone per il reato di furto aggravato di energia elettrica, commesso in concorso tra loro. La sentenza, emessa in primo grado, era stata successivamente confermata dalla Corte di Appello. Gli imputati, non accettando la decisione, hanno proposto ricorso per cassazione, affidandosi a un unico motivo articolato in diverse censure per contestare la loro responsabilità penale.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa degli imputati ha basato il proprio ricorso su quattro argomentazioni principali:

1. Errata motivazione: Si contestava la dichiarazione di responsabilità, sostenendo che le argomentazioni dei giudici di merito fossero inadeguate.
2. Stato di necessità: Veniva invocata la scriminante dello stato di necessità, giustificando il furto con le precarie condizioni economiche del nucleo familiare.
3. Danno di particolare lievità: Si richiedeva l’applicazione dell’attenuante prevista dall’art. 62 n. 4 c.p., sostenendo che il danno patrimoniale causato fosse minimo.
4. Attenuanti generiche: Si lamentava il mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche in misura prevalente rispetto alle aggravanti contestate.

L’Analisi della Corte sul Furto di Energia

La Corte di Cassazione ha esaminato punto per punto le censure sollevate, dichiarando il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. I giudici supremi hanno chiarito che la consapevole fruizione di un allaccio abusivo, anche se realizzato da terzi, configura pienamente il reato di furto di energia. La responsabilità penale sussiste per chiunque utilizzi consapevolmente l’energia sottratta illegalmente.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha smontato sistematicamente le argomentazioni difensive con motivazioni precise e basate su principi giuridici consolidati.

In primo luogo, riguardo allo stato di necessità, i giudici hanno ribadito che questa esimente richiede un “pericolo attuale di un danno grave alla persona”, non scongiurabile se non attraverso l’atto illecito. La condizione di bisogno economico, seppur difficile, non integra tale requisito, poiché esistono strumenti legali e sociali per farvi fronte senza ricorrere ad attività criminali. La situazione degli imputati, secondo la Corte, non attestava un pericolo imminente e transitorio di un danno grave alla persona.

In secondo luogo, è stata respinta la richiesta di applicazione dell’attenuante del danno di particolare lievità. La giurisprudenza è costante nel ritenere che il furto di energia in un’abitazione sia un reato a consumazione prolungata. L’appropriazione illecita avviene con un flusso continuo per tutto il periodo in cui l’immobile è abitato, portando il danno complessivo a superare la soglia della “particolare lievità”.

Infine, per quanto concerne le circostanze attenuanti generiche, la Corte ha ricordato che la loro concessione e il giudizio di bilanciamento con le aggravanti rientrano nella valutazione discrezionale del giudice di merito. Tale valutazione è insindacabile in Cassazione se, come nel caso di specie, non è frutto di arbitrio o di un ragionamento palesemente illogico. La Corte territoriale aveva adeguatamente motivato la sua decisione, non riscontrando elementi positivi tali da giustificare un trattamento sanzionatorio più mite.

Conclusioni

L’ordinanza in esame conferma con fermezza un principio fondamentale: le difficoltà economiche non costituiscono una giustificazione legale per il furto di energia. La Corte di Cassazione, dichiarando il ricorso inammissibile, ha condannato i ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende. Questa decisione serve da monito, sottolineando che le vie per affrontare la povertà devono essere cercate all’interno della legalità e degli strumenti di supporto sociale, e non attraverso la commissione di reati.

Lo stato di difficoltà economica può giustificare il furto di energia?
No. Secondo la Corte, lo stato di bisogno economico non è sufficiente a integrare la scriminante dello stato di necessità, la quale richiede un pericolo attuale e imminente di un danno grave alla persona, che non può essere evitato in altro modo.

Il furto di energia elettrica può essere considerato un danno di lieve entità?
Di regola, no. La Corte ha specificato che l’appropriazione illecita di energia in un’utenza domestica avviene con un flusso continuo e si protrae nel tempo, motivo per cui il danno complessivo non può essere qualificato come di particolare lievità.

Sono responsabile se utilizzo un allaccio abusivo alla rete elettrica realizzato da un’altra persona?
Sì. La giurisprudenza consolidata afferma che risponde del reato di furto di energia elettrica anche chi si avvale consapevolmente di un allacciamento abusivo alla rete di distribuzione realizzato da terzi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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