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Furto consumato: quando si perfeziona il reato?

Un uomo, dopo aver rubato un telefono cellulare nello spogliatoio di un supermercato, è stato fermato dalla vigilanza all’uscita della stanza. La Cassazione ha stabilito che si tratta di furto consumato e non tentato, poiché l’agente aveva già acquisito l’autonoma disponibilità del bene, seppur per breve tempo e senza essere visto. È stata inoltre negata l’attenuante del danno di speciale tenuità.

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Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Furto consumato: quando un furto è completo anche se si viene scoperti subito?

La distinzione tra furto tentato e furto consumato è una delle questioni più dibattute nelle aule di giustizia. Spesso si crede, erroneamente, che se il ladro viene fermato prima di lasciare il luogo del delitto, il reato non si sia perfezionato. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 4822/2024) chiarisce un punto fondamentale: il reato si considera consumato nel momento in cui si ottiene l’autonoma disponibilità del bene, anche se per un istante e sotto la potenziale sorveglianza della vittima o del personale di vigilanza. Analizziamo insieme il caso.

I Fatti: Il Furto nello Spogliatoio del Supermercato

Un individuo si introduceva in uno stanzino riservato al personale di un supermercato. All’interno di questo locale, si impossessava di un telefono cellulare di proprietà di un dipendente. Il suo comportamento sospetto aveva però allertato gli addetti alla sicurezza, i quali lo attendevano all’uscita dello spogliatoio. Appena uscito, l’uomo veniva fermato e il telefono recuperato. Sia in primo grado che in appello, veniva condannato per furto aggravato dalla destrezza.

La Difesa: Tentativo o Consumazione?

La difesa dell’imputato ha basato il proprio ricorso in Cassazione su due punti principali:

1. Riqualificazione in furto tentato: Secondo l’avvocato, l’imputato non aveva mai conseguito il possesso autonomo del cellulare, in quanto i vigilanti lo stavano aspettando fuori dalla stanza, pronti a intervenire. La sorveglianza costante avrebbe impedito il perfezionamento del reato.
2. Attenuante del danno di speciale tenuità: Si sosteneva che il danno fosse minimo, trattandosi di un cellulare usato e di valore economico esiguo.

L’Analisi della Corte sul Furto Consumato

La Suprema Corte ha respinto entrambe le tesi, dichiarando il ricorso inammissibile. Per quanto riguarda il primo punto, i giudici hanno ribadito un principio consolidato: il furto consumato si perfeziona quando l’agente acquisisce l’autonoma disponibilità della refurtiva. Questo significa che il bene passa, anche solo per un breve lasso di tempo, sotto il dominio esclusivo del ladro.

Nel caso specifico, l’imputato era entrato da solo in un locale chiuso. All’interno, lontano dagli sguardi dei vigilanti, ha sottratto il telefono. In quel preciso momento, e fino a quando non è uscito dalla stanza, ha esercitato un controllo esclusivo sul bene. È irrilevante che i vigilanti lo stessero aspettando fuori o che la refurtiva sia rimasta all’interno del supermercato. L’aver avuto la disponibilità autonoma e indisturbata del bene, seppur per pochi istanti in un luogo appartato, è stato sufficiente per considerare il furto perfezionato.

Il Diniego dell’Attenuante del Danno Esiguo

Anche la seconda doglianza è stata respinta. La Corte ha chiarito che l’attenuante del danno di speciale tenuità (art. 62 n. 4 c.p.) richiede un pregiudizio economico pressoché irrisorio. La valutazione non si limita al valore residuo dell’oggetto usato, ma deve considerare il danno complessivo per la persona offesa, inclusa la necessità di sostituire il bene.

Un telefono cellulare, anche se non di ultima generazione, non ha un valore irrisorio. Inoltre, il danno comprende il costo necessario per acquistare un dispositivo sostitutivo sul mercato, un prezzo che i giudici hanno definito ‘tutt’altro che particolarmente modico’. Il fatto che il telefono sia stato recuperato è un evento successivo (post factum) che non incide sulla valutazione del danno al momento del reato.

le motivazioni

La decisione della Corte si fonda sul principio che il momento consumativo del furto coincide con l’acquisizione di un potere di fatto autonomo sulla cosa sottratta. La vigilanza esercitata a distanza, senza un controllo visivo diretto e ininterrotto sull’azione furtiva, non è sufficiente a impedire che l’agente consegua tale autonomia, anche se solo temporaneamente. Per l’attenuante, il criterio non è il valore di realizzo dell’usato, ma il danno complessivo, che include il costo di rimpiazzo del bene per ripristinare la situazione preesistente.

le conclusioni

Questa sentenza ribadisce che la consumazione del furto è un concetto giuridico legato all’acquisizione del possesso autonomo, non all’allontanamento definitivo dal luogo del delitto. Per le aziende e i privati, ciò significa che l’intervento della sicurezza, anche se tempestivo, non degrada automaticamente il reato a un semplice tentativo se il ladro ha avuto anche solo un momento di controllo esclusivo sulla refurtiva. La valutazione del danno, ai fini delle attenuanti, deve essere realistica e tenere conto del costo effettivo per la vittima, non del mero valore commerciale dell’oggetto rubato.

Quando un furto si considera consumato e non solo tentato?
Un furto si considera consumato nel momento in cui l’autore del reato acquisisce l’autonoma disponibilità della cosa rubata, passandola sotto il suo dominio esclusivo. Questo si verifica anche se ciò accade per un breve periodo di tempo e nello stesso luogo in cui il bene è stato sottratto.

Se una persona ruba un oggetto in un negozio e viene fermata dalla vigilanza prima di uscire, è furto tentato o consumato?
Secondo la sentenza, è furto consumato se l’individuo ha avuto un momento di possesso autonomo e indisturbato dell’oggetto (ad esempio, nascondendolo in una borsa o entrando in un luogo appartato come uno spogliatoio). La sorveglianza a distanza dei vigilanti non impedisce la consumazione del reato.

Come si valuta il ‘danno di speciale tenuità’ per un oggetto usato come un telefono?
La valutazione non si basa solo sul valore residuo dell’oggetto usato. Si deve considerare il danno complessivo per la vittima, che include il costo necessario per acquistare sul mercato un bene sostitutivo con funzionalità simili. Pertanto, anche il furto di un cellulare usato difficilmente viene considerato un danno di valore economico ‘pressoché irrisorio’.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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