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Furto con strappo: quando non si configura la rapina?

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha tracciato una linea netta tra il reato di furto con strappo e quello di rapina. Analizzando il caso di una sottrazione di un telefono cellulare, i giudici hanno stabilito che se la violenza è esercitata esclusivamente sull’oggetto e non direttamente sulla persona al fine di vincerne la resistenza, il reato deve essere qualificato come furto con strappo. Questa decisione sottolinea l’importanza dell’elemento soggettivo e della direzione dell’azione violenta per la corretta qualificazione giuridica del fatto.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Furto con strappo o Rapina? La Cassazione fissa i paletti

La distinzione tra furto con strappo e rapina rappresenta uno dei temi più dibattuti nelle aule di giustizia. Una recente sentenza della Corte di Cassazione interviene nuovamente sulla questione, offrendo criteri interpretativi cruciali per distinguere le due figure di reato. La decisione si concentra sull’elemento della violenza, specificando quando questa qualifica il fatto come rapina e quando, invece, lo mantiene nell’alveo del furto aggravato.

I Fatti di Causa: la Sottrazione dello Smartphone

Il caso sottoposto all’esame della Suprema Corte riguardava un individuo accusato di aver sottratto con forza un telefono cellulare dalla mano di una persona per strada. Durante l’azione, la vittima aveva opposto una minima resistenza, cercando di trattenere il dispositivo. Ne era scaturita una breve colluttazione fisica, concentrata esclusivamente sull’oggetto del contendere, al termine della quale l’imputato era riuscito a impossessarsi del telefono e a fuggire.

Nei primi due gradi di giudizio, il fatto era stato qualificato come rapina, proprio in virtù della violenza esercitata per vincere la resistenza della vittima. L’imputato, tuttavia, proponeva ricorso in Cassazione, sostenendo che la sua azione non fosse diretta contro la persona, ma esclusivamente contro il bene, e che pertanto dovesse essere considerata come furto con strappo.

La qualificazione del furto con strappo secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, procedendo a una riqualificazione del reato. I giudici hanno ribadito un principio consolidato: l’elemento distintivo tra il furto con strappo e la rapina risiede nella direzione della violenza.

La Violenza sulla Cosa vs. la Violenza sulla Persona

Perché si configuri il reato di rapina (art. 628 c.p.), è necessario che la violenza sia impiegata come mezzo per impossessarsi della cosa, e che sia diretta alla persona per sopraffarne la volontà o la capacità di difesa. La violenza deve essere, quindi, strumentale a vincere la resistenza del detentore.

Al contrario, nel furto con strappo (art. 624-bis c.p.), la violenza si manifesta in modo diverso. Essa è rivolta esclusivamente sulla cosa, che viene strappata di mano o di dosso alla vittima. Sebbene questa azione possa comportare un contatto fisico indiretto con la vittima, non è finalizzata a intimidirla o a lederne l’integrità fisica. L’energia è impiegata per vincere la resistenza che la cosa, per come è trattenuta dalla persona, oppone alla sottrazione.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha motivato la sua decisione sottolineando che, nel caso di specie, l’azione dell’imputato si era esaurita in una ‘violenza sulla cosa’. La pur minima colluttazione era stata una conseguenza diretta dello strappare l’oggetto dalla mano della vittima, la quale cercava di trattenerlo. Non è emersa, dall’analisi dei fatti, alcuna prova di una violenza ulteriore o diversa, specificamente rivolta contro la vittima per annientarne la volontà di difendersi. L’imputato non ha minacciato, percosso o spintonato la vittima al fine di costringerla a lasciare la presa, ma ha semplicemente esercitato una forza superiore sull’oggetto stesso.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa sentenza ribadisce l’importanza di un’analisi rigorosa del nesso tra l’azione violenta e il suo obiettivo. Non ogni contatto fisico durante una sottrazione integra automaticamente il reato di rapina. È fondamentale valutare se la vis fisica sia stata utilizzata contro la persona per coartarne la volontà o se sia stata semplicemente l’espressione della forza necessaria a strappare il bene. La distinzione non è puramente accademica, ma ha conseguenze pratiche significative, data la notevole differenza di pena tra il furto con strappo e la rapina, reato quest’ultimo di gran lunga più grave.

Qual è la differenza fondamentale tra furto con strappo e rapina secondo la Cassazione?
La differenza risiede nella direzione della violenza: nel furto con strappo, la violenza è esercitata solo sulla cosa che si vuole sottrarre; nella rapina, la violenza o la minaccia sono dirette contro la persona per vincerne la resistenza e impossessarsi del bene.

Perché nel caso esaminato il reato è stato qualificato come furto con strappo e non rapina?
Perché la Corte ha ritenuto che la forza utilizzata dall’imputato fosse diretta esclusivamente a strappare il telefono dalla mano della vittima. La breve colluttazione è stata considerata una conseguenza diretta di questa azione sulla cosa e non un’aggressione alla persona finalizzata a sopraffarla.

Un contatto fisico con la vittima durante la sottrazione di un oggetto configura sempre la rapina?
No. Secondo la sentenza, il semplice contatto fisico che deriva dalla forza impressa per strappare un oggetto di mano alla vittima non è sufficiente a configurare la rapina, se non è accompagnato da un’ulteriore violenza diretta contro la persona per intimidirla o vincernee la resistenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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