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Furto con destrezza: quando scatta l’aggravante?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 10138 del 2024, ha confermato una condanna per furto aggravato. Il caso riguardava un individuo che aveva sottratto beni dall’abitacolo di un furgone mentre il conducente era distratto. La Corte ha chiarito che il furto con destrezza non si limita al semplice approfittamento di una distrazione altrui, ma richiede una particolare abilità operativa. Nel caso specifico, l’aver scelto un veicolo che creava un angolo cieco e l’essersi nascosto per agire sono stati considerati indici di un’astuzia superiore, sufficiente a integrare l’aggravante.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Furto con destrezza: quando la furbizia diventa un’aggravante

Nel diritto penale, la linea di demarcazione tra un furto semplice e un furto aggravato può essere molto sottile. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 10138/2024) offre un importante chiarimento su una delle aggravanti più discusse: il furto con destrezza. Questo approfondimento è cruciale per comprendere quando la semplice abilità nel cogliere un’opportunità si trasforma in una condotta penalmente più grave, caratterizzata da un’astuzia particolare.

I fatti del caso

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda un individuo condannato nei primi due gradi di giudizio per tentato furto aggravato. L’imputato aveva sottratto uno zaino e un telefono cellulare dall’abitacolo di un furgone. Il conducente del veicolo, in quel momento, si trovava nella parte posteriore del mezzo, intento a scaricare delle biciclette, e non si era accorto di nulla. L’imputato aveva sostenuto, nel suo ricorso, di essersi limitato ad approfittare di una situazione favorevole, ovvero della distrazione del proprietario, senza porre in essere alcuna condotta particolarmente abile o insidiosa.

La questione giuridica: i confini del furto con destrezza

Il nodo centrale della controversia era stabilire se la condotta dell’imputato integrasse l’aggravante della destrezza, prevista dall’articolo 625, comma 1, n. 4 del codice penale. Secondo la difesa, non vi era stato alcun “accorgimento aggiuntivo” rispetto alla normale dinamica di un furto. L’imputato si sarebbe semplicemente allontanato dopo aver preso gli oggetti. La questione, quindi, era: il solo approfittamento della distrazione altrui è sufficiente per configurare il furto con destrezza?

La decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la condanna e la sussistenza dell’aggravante. I giudici hanno ritenuto che la valutazione dei tribunali di merito fosse corretta e ben motivata. La condotta dell’imputato non si era limitata a un fugace approfittamento, ma era stata caratterizzata da un’astuzia che andava oltre la norma.

Le motivazioni: oltre il semplice approfittamento

La Corte ha ribadito un principio consolidato, richiamando una fondamentale pronuncia delle Sezioni Unite (sentenza Quarticelli, n. 34090/2017). La destrezza non consiste nel mero prelievo di un oggetto in un momento di altrui disattenzione non provocata dall’agente. Essa si configura, invece, quando il soggetto attivo si avvale di una “particolare capacità operativa, superiore a quella da impiegare per perpetrare il furto”, allo scopo di “distogliere o allentare la vigilanza” della vittima. Nel caso di specie, i giudici hanno evidenziato come l’imputato avesse agito con calcolata astuzia. Egli non si era limitato a vedere un’auto aperta, ma aveva:
1. Selezionato un veicolo che, per la sua conformazione, creava un’area non visibile tra il conducente (impegnato sul retro) e la cabina di guida.
2. Sfruttato questo “spazio di visuale esiguo” per agire indisturbato.
3. Completato la sottrazione nascondendosi sul lato destro del furgone, in un'”angolatura” che lo celava persino alla vista di agenti di polizia locale in transito.
Questo insieme di azioni, secondo la Corte, dimostra un “astuto aggiramento” delle facoltà di sorveglianza della vittima, un comportamento che esorbita dalla mera consumazione del furto e integra pienamente la nozione di destrezza.

Conclusioni: le implicazioni pratiche della sentenza

Questa sentenza è un monito importante: il confine del furto con destrezza non risiede tanto nell’atto finale della sottrazione, quanto nella preparazione e nelle modalità con cui si elude la vigilanza della vittima. Non è necessario un gesto plateale come distrarre attivamente la persona offesa. Anche una condotta apparentemente semplice, se frutto di uno studio dell’ambiente e di un calcolo strategico per sfruttare i punti deboli della sorveglianza, può essere considerata aggravata. La decisione sottolinea come il diritto penale valuti non solo il risultato, ma anche l’ingegno e l’astuzia impiegati per raggiungerlo, sanzionando più severamente chi dimostra una maggiore capacità a delinquere.

Approfittare della distrazione di una persona è sempre furto con destrezza?
No. La sentenza chiarisce che il semplice approfittamento di una distrazione non causata dall’autore del reato non è sufficiente a integrare l’aggravante della destrezza. È necessaria un’abilità particolare per eludere la sorveglianza.

Cosa si intende esattamente per “destrezza” nel reato di furto?
Per “destrezza” si intende una particolare capacità operativa, superiore a quella normalmente impiegata per commettere un furto, che il ladro utilizza per distogliere o allentare la vigilanza della vittima sui propri beni. È un’abilità che va oltre il semplice gesto di impossessarsi della cosa.

Quali comportamenti specifici sono stati considerati “destri” in questo caso?
La Corte ha ritenuto che la condotta fosse aggravata dalla destrezza perché l’imputato non si è limitato ad approfittare della situazione, ma ha attuato un piano astuto: ha selezionato un veicolo che creava un angolo cieco e si è nascosto in una specifica “angolatura” per completare il furto senza essere visto, eludendo così attivamente ogni possibile controllo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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