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Furto con destrezza: quando è reato consumato?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 4706/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso contro una condanna per furto con destrezza. È stato ribadito che il reato si considera consumato, e non tentato, nel momento in cui l’agente ottiene la piena ed autonoma disponibilità della refurtiva, anche se per un breve periodo. La Corte ha inoltre confermato che il ‘borseggio’ rappresenta una classica ipotesi di tale aggravante.

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Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Furto con Destrezza: Quando un Borseggio si Considera Reato Consumato?

L’ordinanza n. 4706 del 2024 della Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti su un reato molto comune: il furto con destrezza. La pronuncia analizza la sottile linea di demarcazione tra il tentativo e la consumazione del reato, specialmente nei casi di borseggio, confermando principi giuridici consolidati. Questo caso ci permette di capire quando un furto può dirsi pienamente realizzato ai fini della legge.

I Fatti del Caso: un Classico Episodio di Borseggio

Il caso nasce dal ricorso di un individuo condannato dalla Corte d’Appello di Roma per il reato di furto aggravato dalla destrezza. L’imputato, attraverso la tipica azione del ‘borseggio’, era riuscito a sottrarre dei beni alla vittima. Insoddisfatto della condanna, decideva di presentare ricorso per Cassazione, basando la sua difesa su due argomentazioni principali.

I Motivi del Ricorso: Tentativo o Reato Consumato?

Il ricorrente contestava la decisione dei giudici di merito sotto due profili:
1. Qualificazione del fatto: Sosteneva che l’azione dovesse essere inquadrata come ‘tentato furto’ e non come ‘furto consumato’. A suo dire, non si era realizzata la piena sottrazione del bene.
2. Configurabilità dell’aggravante: Contestava l’applicazione dell’aggravante della destrezza, ritenendo che la sua condotta non presentasse le caratteristiche richieste dalla norma.

La Decisione della Cassazione sul furto con destrezza

La Suprema Corte ha respinto entrambe le argomentazioni, dichiarando il ricorso manifestamente infondato e quindi inammissibile. Di conseguenza, ha confermato la condanna dell’imputato, condannandolo anche al pagamento delle spese processuali e di una somma a favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni della Corte

La decisione della Cassazione si fonda su principi giurisprudenziali ormai stabili, che vengono qui ribaditi con chiarezza.

La Distinzione tra Tentativo e Consumazione

Il punto cruciale per distinguere il tentativo dalla consumazione nel reato di furto è il momento in cui l’agente acquisisce la disponibilità del bene sottratto. La Corte ha sottolineato che, sulla base della ricostruzione dei fatti operata dal giudice di merito, l’imputato aveva conseguito, anche se per un breve periodo, ‘la piena, autonoma ed effettiva disponibilità della refurtiva’. Questo elemento è sufficiente per considerare il reato consumato. Non rileva, quindi, la durata del possesso, ma il fatto che il ladro sia riuscito a sottrarre il bene dalla sfera di controllo della vittima e a portarlo sotto la propria.

La Configurazione dell’Aggravante del Furto con Destrezza

Anche il secondo motivo di ricorso è stato ritenuto infondato. I giudici hanno spiegato che la condotta contestata, ovvero il cosiddetto ‘borseggio’, è l’ipotesi classica di comportamento ‘destro’ che integra l’aggravante prevista dall’art. 625, comma primo, n. 4, del codice penale. La ‘destrezza’ consiste proprio in quella particolare abilità e rapidità di azione che permette di sorprendere la vittima e superare la sua normale vigilanza, elementi tipici del borseggiatore.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

L’ordinanza in esame consolida due principi fondamentali in materia di furto con destrezza. In primo luogo, stabilisce che il reato è consumato non appena si realizza l’impossessamento autonomo della cosa rubata, a prescindere dalla durata di tale possesso. In secondo luogo, conferma che il borseggio, per sua stessa natura, costituisce un’azione connotata da quella speciale abilità che la legge qualifica come ‘destrezza’, giustificando un aumento di pena. Questa decisione serve da monito, chiarendo che anche un possesso momentaneo della refurtiva è sufficiente per integrare il reato consumato e che l’abilità nel commettere il furto viene sanzionata più gravemente.

Quando un furto si considera consumato e non solo tentato?
Un furto si considera consumato nel momento in cui chi lo commette ottiene la piena, autonoma ed effettiva disponibilità del bene rubato, anche se solo per un breve lasso di tempo. L’elemento decisivo è la sottrazione del bene dalla sfera di controllo della vittima.

Il borseggio (pickpocketing) è sempre considerato un furto con destrezza?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, il borseggio è una classica ipotesi di comportamento ‘destro’ e integra l’aggravante della destrezza prevista dall’art. 625, comma primo, n. 4 del codice penale, in quanto implica una particolare abilità nell’eludere la vigilanza della vittima.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
La dichiarazione di inammissibilità comporta che la Corte non esamina il merito del ricorso. La sentenza impugnata diventa definitiva e il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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