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Furto aggravato supermercato: la videosorveglianza basta?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per tentato furto. La Corte ha confermato che il furto aggravato supermercato sussiste nonostante la presenza di sistemi di videosorveglianza, poiché questi non garantiscono una custodia continua e diretta della merce esposta sugli scaffali, la quale si considera affidata alla pubblica fede per consuetudine.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Furto Aggravato Supermercato: La Cassazione Chiarisce il Ruolo della Videosorveglianza

Il fenomeno dei furti nei grandi magazzini è una problematica costante che solleva interessanti questioni giuridiche. Una delle più dibattute riguarda la configurabilità del furto aggravato supermercato quando l’esercizio commerciale è dotato di moderni sistemi di sicurezza come telecamere, personale di vigilanza e dispositivi antitaccheggio. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è tornata sul tema, offrendo chiarimenti decisivi sull’aggravante dell’esposizione della merce alla pubblica fede.

I Fatti del Caso

Il caso analizzato dalla Suprema Corte riguarda una persona condannata in primo e secondo grado per tentato furto. L’imputata aveva sottratto della merce dagli scaffali di un noto supermercato, tentando poi di superare le casse senza pagare. La difesa ha basato il proprio ricorso per cassazione sulla presunta insussistenza dell’aggravante prevista dall’articolo 625, comma 1, n. 7 del codice penale, ovvero l’aver commesso il fatto su cose esposte per consuetudine alla pubblica fede.

Secondo la tesi difensiva, il complesso sistema di controlli del supermercato – personale, videosorveglianza e sistemi di rilevamento ai varchi – avrebbe di fatto annullato l’affidamento alla pubblica fede, esercitando un controllo costante sulla merce e sui clienti.

La questione giuridica sul furto aggravato supermercato

Il nodo centrale della questione era stabilire se la merce in un supermercato, pur essendo materialmente accessibile a tutti, possa considerarsi non esposta alla pubblica fede in presenza di misure di sicurezza attive. La difesa sosteneva che la scelta commerciale del “self-service”, mirata al profitto, non potesse tradursi in un’aggravante a carico del reo, specialmente quando l’azienda si è già tutelata con appositi sistemi di vigilanza.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. I giudici hanno confermato la validità dell’aggravante, ribadendo un orientamento ormai consolidato nella giurisprudenza di legittimità. La decisione si fonda su argomentazioni precise che bilanciano la modalità di vendita dei supermercati con la ratio della norma penale.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si articolano su due punti principali.

In primo luogo, si chiarisce che l’esposizione della merce su banchi e scaffali è una modalità di vendita funzionale e tipica dei grandi magazzini. Questa pratica, per la sua diffusione e accettazione sociale, rientra a pieno titolo nell’ipotesi di esposizione “per consuetudine” alla pubblica fede, prevista esplicitamente dalla norma.

In secondo luogo, e questo è l’aspetto più rilevante, la Corte ha stabilito che la presenza di un sistema di videosorveglianza non è, di per sé, sufficiente a escludere l’aggravante. Citando precedenti sentenze, i giudici hanno affermato che l’aggravante viene meno solo quando sulla merce viene esercitata una custodia continua e diretta. La sorveglianza praticata dagli addetti nei supermercati, invece, ha un carattere discontinuo, occasionale e “a campione”. Allo stesso modo, le telecamere sono uno strumento idoneo a registrare l’azione criminosa o a fungere da deterrente, ma non a impedirla nel suo svolgimento. Per escludere l’aggravante, sarebbe necessario un sistema di controllo talmente pervasivo da annullare del tutto il rischio che il furto venga commesso, trasformando la vigilanza da generica a specifica e costante su ogni singolo bene.

Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un principio fondamentale in materia di furto aggravato supermercato: i sistemi di sicurezza passiva o di vigilanza non continuativa non eliminano l’affidamento che il commerciante ripone nella correttezza dei clienti. La modalità self-service si basa proprio su questa fiducia collettiva, e la sua violazione giustifica un trattamento sanzionatorio più severo. Di conseguenza, finché la vigilanza non sarà così capillare da controllare ogni movimento su ogni singolo prodotto in tempo reale, il furto di merce dagli scaffali continuerà a essere considerato aggravato dall’esposizione alla pubblica fede. Questa decisione ribadisce la prevalenza della ratio della norma, volta a proteggere i beni in situazioni di vulnerabilità creata da necessità, destinazione o, come in questo caso, da una consolidata consuetudine commerciale.

La presenza di telecamere e sistemi di sicurezza in un supermercato esclude l’aggravante dell’esposizione alla pubblica fede in caso di furto?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la presenza di un sistema di videosorveglianza o di altri controlli non esclude l’aggravante, a meno che non si tratti di un sistema di custodia continua e diretta, capace di impedire l’azione criminosa e non solo di rilevarla.

Perché la merce sugli scaffali di un supermercato si considera esposta alla pubblica fede?
Si considera esposta alla pubblica fede “per consuetudine”. La modalità di vendita self-service, tipica dei supermercati, è una pratica commerciale consolidata che si basa sulla fiducia riposta nella generalità dei clienti, i quali hanno libero accesso alla merce.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
Comporta che il ricorso non viene esaminato nel merito perché i motivi presentati sono stati ritenuti manifestamente infondati. Di conseguenza, la condanna precedente diventa definitiva e il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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