LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Furto aggravato: placca antitaccheggio irrilevante

La Corte di Cassazione ha confermato che la sottrazione di merce dotata di placca antitaccheggio da un negozio configura il reato di furto aggravato per esposizione della cosa alla pubblica fede. Secondo la Corte, tale dispositivo non garantisce un controllo a distanza costante, ma solo una rilevazione acustica al varco d’uscita, non eliminando quindi la fiducia riposta nei clienti. Il ricorso dell’imputato è stato pertanto dichiarato inammissibile.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Furto Aggravato: La Placca Antitaccheggio Non Esclude l’Aggravante

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un tema ricorrente nei reati contro il patrimonio: la qualificazione del furto aggravato in esercizi commerciali. La questione centrale riguarda l’efficacia delle placche antitaccheggio nell’escludere l’aggravante dell’esposizione della merce alla pubblica fede. La Suprema Corte ha ribadito un principio consolidato, offrendo importanti chiarimenti sulle misure di sicurezza adottate dai negozianti.

I Fatti del Caso in Esame

Il caso trae origine dal ricorso di un individuo condannato nei gradi di merito per tentato furto aggravato e per aver contravvenuto a un divieto di ritorno in un comune. La difesa ha presentato ricorso in Cassazione lamentando la mancanza di motivazione riguardo alla sussistenza dell’aggravante prevista dall’art. 625, n. 7, del codice penale, ovvero l’aver commesso il fatto su cose esposte per necessità o per consuetudine alla pubblica fede.

Secondo la tesi difensiva, la presenza di una placca antitaccheggio sulla merce sottratta avrebbe dovuto escludere tale aggravante, poiché il bene non sarebbe stato completamente privo di sorveglianza.

Il Furto Aggravato dall’Esposizione a Pubblica Fede

L’aggravante dell’esposizione a pubblica fede si configura quando i beni vengono lasciati in luoghi accessibili a tutti, fidandosi del generale rispetto della proprietà altrui. Negli esercizi commerciali, la merce esposta sugli scaffali rientra tipicamente in questa categoria: i clienti possono toccarla e prenderla liberamente, con la presunzione che la pagheranno alle casse.

La questione giuridica è se i moderni sistemi di sicurezza, come le placche antitaccheggio, interrompano questo rapporto di fiducia, instaurando un controllo talmente penetrante da impedire che la merce si possa considerare “esposta alla pubblica fede”.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. Gli Ermellini hanno seguito un orientamento giurisprudenziale ormai consolidato, riaffermando che la presenza di placche antitaccheggio non è sufficiente a escludere l’aggravante in questione.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte ha spiegato che la placca antitaccheggio è un dispositivo che non assicura un controllo costante e a distanza sulla merce. La sua funzione si limita a una “mera rilevazione acustica” al momento del passaggio ai varchi di uscita, qualora non sia stata rimossa. Questo sistema, sebbene utile, non equivale a una sorveglianza continua che sottrae il bene alla disponibilità indiscriminata del pubblico.

In altre parole, la merce rimane esposta alla pubblica fede perché il controllo non è preventivo, ma interviene solo a sottrazione già avvenuta e al tentativo di superare le casse. La fiducia nel comportamento onesto dei clienti, che costituisce il presupposto dell’aggravante, non viene meno. La possibilità che la merce venga occultata e portata via esiste, e l’allarme sonoro è solo un tentativo di intercettare il colpevole a fatto compiuto.

Conclusioni

La decisione della Cassazione conferma un principio fondamentale: per escludere l’aggravante dell’esposizione a pubblica fede, è necessario un sistema di sorveglianza che permetta un controllo continuo e diretto sulla merce, tale da impedire materialmente l’occultamento o la sottrazione. Un semplice allarme acustico alle casse non possiede queste caratteristiche. Questa pronuncia ribadisce la tutela rafforzata per gli esercenti commerciali, riconoscendo che, nonostante le tecnologie di sicurezza, la loro attività si basa ancora in gran parte sulla fiducia riposta nel pubblico. L’imputato è stato quindi condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

La presenza di una placca antitaccheggio su un prodotto esclude l’aggravante del furto per esposizione a pubblica fede?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la placca antitaccheggio non esclude l’aggravante perché non garantisce un controllo a distanza sulla merce, ma consente solo una rilevazione acustica al varco di uscita a sottrazione già avvenuta.

Perché un dispositivo antitaccheggio non è considerato un sistema di controllo sufficiente a proteggere la merce?
Perché il suo funzionamento non impedisce l’occultamento della merce e la sua sottrazione dagli scaffali. Il controllo che esclude l’aggravante deve essere continuo e tale da eliminare la condizione di affidamento sul comportamento del pubblico, cosa che un semplice allarme sonoro non fa.

Cosa si intende per “esposizione della merce alla pubblica fede” in un negozio?
Si intende la prassi per cui la merce viene lasciata sugli scaffali, liberamente accessibile e maneggiabile dai clienti, basandosi sulla fiducia che questi la paghino alle casse anziché sottrarla. Questa fiducia è il presupposto dell’aggravante.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati