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Furto aggravato: la Cassazione sul furto al negozio

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo condannato per tentato furto. La Corte ha confermato che si configura il furto aggravato per esposizione a pubblica fede anche se il proprietario è occasionalmente presente, poiché ciò che rileva è l’impossibilità oggettiva di una sorveglianza continua sulla merce esposta sugli scaffali.

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Pubblicato il 19 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Furto Aggravato: La Cassazione e il Caso della Merce sugli Scaffali

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione affronta un tema molto comune nella cronaca giudiziaria: il furto aggravato commesso all’interno di esercizi commerciali. La decisione chiarisce i contorni dell’aggravante dell’esposizione della merce alla pubblica fede, confermando un orientamento giurisprudenziale consolidato. Comprendere quando un semplice furto si trasforma in un reato più grave è fondamentale sia per gli operatori del settore che per i cittadini.

I Fatti e il Ricorso in Cassazione

Il caso nasce dalla condanna di un individuo per diversi episodi di tentato furto, commessi sottraendo merce esposta sugli scaffali di un negozio. Sia in primo grado che in appello, i giudici avevano ritenuto applicabile l’aggravante prevista dall’articolo 625, n. 7, del codice penale, ovvero l’aver commesso il fatto su cose “esposte per necessità o per consuetudine o per destinazione alla pubblica fede”.

L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione contestando proprio l’applicazione di tale aggravante. La tesi difensiva, in sostanza, mirava a sostenere che la merce non fosse completamente priva di sorveglianza e che quindi non si potesse parlare di esposizione alla pubblica fede.

Le Motivazioni della Corte

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo generico e meramente assertivo. Il punto centrale della motivazione risiede nel principio, ormai consolidato, che regola l’aggravante del furto aggravato su beni esposti al pubblico.

I giudici hanno chiarito che, per l’applicazione dell’aggravante, non è necessaria un’assenza totale e continua di sorveglianza. Al contrario, essa sussiste quando il ladro approfitta della condizione di normale e oggettiva impossibilità del proprietario di esercitare una vigilanza costante e ininterrotta sul bene. La presenza occasionale del titolare o di un suo dipendente al momento del fatto non è sufficiente a escludere l’aggravante.

Nel caso specifico, il ricorrente non ha fornito alcun elemento concreto per dimostrare che la merce fosse sottoposta a una vigilanza costante e tale da impedire la sottrazione. La Corte ha ribadito che la giurisprudenza di legittimità è costante nel ritenere che l’affidamento sull’impossibilità del titolare di sorvegliare la cosa propria integri pienamente i requisiti dell’aggravante in questione.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

La decisione della Corte di Cassazione non introduce nuovi principi, ma rafforza un orientamento già ben definito. Le implicazioni pratiche sono significative:

1. Tutela Rafforzata per i Commercianti: La merce esposta sugli scaffali di un supermercato, di un negozio di abbigliamento o di qualsiasi altro esercizio commerciale è considerata, per definizione, esposta alla pubblica fede. Questo orientamento garantisce una maggiore tutela penale contro i furti in questi contesti.
2. Irrilevanza della Sorveglianza Occasionale: L’eventuale presenza di commessi o del proprietario nelle vicinanze non è, di per sé, un elemento sufficiente a trasformare il reato da furto aggravato a furto semplice. Ciò che conta è la situazione generale di affidamento che il commerciante ripone nella correttezza del pubblico.
3. Onere della Prova: Chi intende contestare l’aggravante ha l’onere di dimostrare l’esistenza di un sistema di sorveglianza talmente continuo ed efficace da eliminare completamente il rischio di sottrazione, un’ipotesi molto difficile da provare nella pratica.

In conclusione, l’ordinanza conferma che la natura stessa dell’attività commerciale, che implica l’esposizione di prodotti per la vendita, giustifica l’applicazione quasi automatica dell’aggravante, con conseguente inasprimento della pena per chi commette questo tipo di reato.

Quando un furto in un negozio è considerato aggravato per “esposizione a pubblica fede”?
Secondo la Corte, il furto è aggravato quando la merce si trova esposta sugli scaffali, condizione che rende oggettivamente impossibile per il titolare esercitare una sorveglianza continua e assoluta. La presenza occasionale del proprietario o di un dipendente non esclude l’aggravante.

Perché il ricorso dell’imputato è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato giudicato inammissibile perché generico e assertivo. L’imputato non ha fornito elementi di prova specifici per dimostrare che la merce fosse sottoposta a una vigilanza costante, tale da far venir meno l’affidamento alla pubblica fede.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro, in questo caso 3.000 euro, in favore della Cassa delle ammende, oltre a rendere definitiva la sentenza di condanna.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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