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Fungibilità della pena: no se la cauzione è breve

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un soggetto che chiedeva il riconoscimento della fungibilità della pena per un periodo trascorso in libertà su cauzione nel Regno Unito. La Corte ha stabilito che un obbligo di permanenza notturna di sole quattro ore (da mezzanotte alle 4:00) non è assimilabile agli arresti domiciliari, poiché non comporta una privazione della libertà personale di analoga afflittività.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Fungibilità della Pena: No al Computo della Cauzione con Obblighi Lievi

La Corte di Cassazione, con la recente ordinanza n. 10521 del 2024, ha affrontato un’interessante questione riguardante la fungibilità della pena, ovvero la possibilità di detrarre dalla condanna definitiva i periodi di restrizione della libertà subiti prima della sentenza. La Corte ha stabilito che un periodo trascorso all’estero in libertà su cauzione, con l’obbligo di permanere nella propria abitazione per sole quattro ore notturne, non può essere equiparato agli arresti domiciliari.

I Fatti di Causa

Il caso nasce dal ricorso di un individuo condannato in Italia, il quale aveva trascorso un periodo nel Regno Unito sottoposto a una misura cautelare britannica. Questa misura prevedeva specifiche prescrizioni, tra cui:
1. L’obbligo di rimanere nella propria abitazione tra la mezzanotte e le ore 4:00 del mattino.
2. L’obbligo di ‘soggiornare e dormire ogni notte’ presso un indirizzo specifico.

Attraverso un incidente di esecuzione, il ricorrente aveva chiesto che questo periodo fosse computato nella pena da scontare, sostenendo che la combinazione delle due prescrizioni lo obbligasse a una permanenza domiciliare ben più lunga, dal tramonto all’alba, rendendo la misura del tutto simile agli arresti domiciliari.

La Decisione della Cassazione sulla Fungibilità della Pena

La Corte di Appello di Napoli aveva già respinto la richiesta, ritenendo che solo la prima prescrizione definisse un obbligo orario, limitato a quattro ore, e che tale restrizione non fosse sufficientemente afflittiva da poter essere assimilata alla detenzione domiciliare.

La Corte di Cassazione ha confermato questa linea, dichiarando il ricorso inammissibile per manifesta infondatezza. I giudici supremi hanno considerato logica e corretta l’interpretazione data dalla Corte territoriale, respingendo la tesi del ricorrente come irragionevole.

Le Motivazioni della Corte

Il cuore della motivazione risiede nell’interpretazione coordinata delle prescrizioni imposte dall’autorità britannica. La Cassazione ha chiarito che le due clausole avevano funzioni diverse e complementari:
La prescrizione n. 1 stabiliva il quando* della restrizione, ovvero la fascia oraria specifica (00:00 – 04:00).
La prescrizione n. 6 stabiliva il dove* della restrizione, ovvero il luogo in cui l’obbligo doveva essere adempiuto.

Secondo la Corte, l’interpretazione del ricorrente, che estendeva l’obbligo a tutte le ore notturne, era illogica perché avrebbe privato di qualsiasi significato la prescrizione n. 1, rendendola completamente superflua. Se l’obbligo fosse stato ‘dal tramonto all’alba’, non ci sarebbe stato bisogno di specificare una fascia oraria di sole quattro ore.

Di conseguenza, la Corte ha concluso che la limitazione della libertà personale era circoscritta a sole quattro ore al giorno. Questo lasso di tempo non è paragonabile, per intensità e grado di afflittività, alla misura degli arresti domiciliari, che impone una permanenza coatta e continua presso il proprio domicilio, salvo autorizzazioni specifiche.

Le Conclusioni

L’ordinanza ribadisce un principio fondamentale in materia di fungibilità della pena: non ogni restrizione della libertà è automaticamente computabile ai fini della pena da espiare. È necessaria una valutazione qualitativa e quantitativa della misura subita. Perché vi sia fungibilità, la misura cautelare deve comportare una compressione della libertà personale sostanzialmente analoga a quella della detenzione in carcere o agli arresti domiciliari.

Questa decisione fornisce un importante criterio interpretativo per i casi futuri, specialmente quelli che coinvolgono misure cautelari emesse da autorità straniere. La mera imposizione di un coprifuoco notturno di breve durata non è sufficiente a integrare i presupposti per l’applicazione dell’art. 657 del codice di procedura penale, consolidando un orientamento giurisprudenziale rigoroso sulla materia.

Un periodo in libertà su cauzione all’estero può essere scalato dalla pena da scontare in Italia?
Sì, ma solo se le restrizioni imposte sono così severe da essere assimilabili, per durata e natura, agli arresti domiciliari. Un obbligo di permanenza in casa di sole quattro ore notturne, come nel caso esaminato, non è stato ritenuto sufficiente.

Come devono essere interpretate più prescrizioni restrittive imposte da un’autorità straniera?
La Corte di Cassazione le interpreta in modo logico e coordinato, assegnando a ciascuna un significato specifico. Si evita un’interpretazione che renderebbe una delle clausole inutile o superflua. Nel caso di specie, una prescrizione definiva l’orario e l’altra il luogo, senza sovrapporsi.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso per manifesta infondatezza?
Comporta che il ricorso non viene esaminato nel merito perché le argomentazioni presentate sono ritenute palesemente prive di fondamento giuridico. Oltre alla condanna al pagamento delle spese processuali, può essere disposta una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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