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Frazionamento condono edilizio: limiti e conseguenze

La proprietaria di un immobile ottiene la revoca di un ordine di demolizione basandosi su un permesso di costruire in sanatoria. La Corte di Cassazione annulla tale provvedimento, giudicando la sanatoria illegittima a causa di un artificioso frazionamento del condono edilizio. La Corte ha stabilito che la presentazione di molteplici istanze per un unico edificio mirava a eludere i limiti volumetrici di legge. Viene inoltre chiarito che l’acquirente di un immobile abusivo non può invocare la buona fede, avendo il dovere di verificarne la conformità urbanistica.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Frazionamento Condono Edilizio: la Cassazione Annulla la Revoca della Demolizione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cruciale in materia di abusi edilizi, chiarendo i limiti invalicabili del cosiddetto frazionamento del condono edilizio. La Suprema Corte ha annullato l’ordinanza di un Tribunale che aveva revocato un ordine di demolizione per un’unità immobiliare, nonostante la proprietaria avesse ottenuto un permesso di costruire in sanatoria. Questa decisione evidenzia i gravi rischi per chi acquista immobili la cui regolarità si fonda su procedure di condono dubbie.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un grande immobile realizzato interamente senza permesso di costruire. A seguito della condanna del costruttore originario, era stato emesso un ordine di demolizione. Nel tempo, l’edificio era stato oggetto di numerose istanze di condono, presentate inizialmente da diversi promittenti acquirenti per singole porzioni immobiliari. Successivamente, il costruttore originario era subentrato in tutte queste domande.

L’attuale ricorrente aveva acquistato una delle unità immobiliari, comprensiva di box auto, e aveva infine ottenuto dal Comune un permesso di costruire in sanatoria nel 2016, a otto anni di distanza dal suo acquisto nel 2008. Forte di questo titolo, si era rivolta al giudice dell’esecuzione, ottenendo la revoca dell’ordine di demolizione. Il Procuratore della Repubblica ha però impugnato questa decisione, portando il caso dinanzi alla Corte di Cassazione.

L’Illegittimità del Frazionamento del Condono Edilizio

Il punto centrale della decisione della Cassazione è la riaffermazione della propria consolidata giurisprudenza sull’illegittimità del frazionamento del condono edilizio. La legge stabilisce un limite volumetrico (generalmente 750 metri cubi) per poter accedere alla sanatoria straordinaria per le nuove costruzioni. Secondo la Corte, presentare domande separate per ogni appartamento di un unico edificio è una pratica elusiva, finalizzata unicamente a raggirare tale limite. Un edificio deve essere considerato come un complesso unitario, e le istanze di condono devono essere valutate complessivamente, non per singole porzioni.

Il Potere-Dovere del Giudice Penale

La sentenza sottolinea che il giudice penale, in fase di esecuzione, ha il potere e il dovere di verificare la legittimità sostanziale del permesso di costruire in sanatoria. Non basta la mera esistenza formale del titolo rilasciato dal Comune. Il giudice deve accertare che sussistano tutti i presupposti di fatto e di diritto per la sanatoria, poiché da questa verifica dipende l’estinzione del reato edilizio e, di conseguenza, la sorte dell’ordine di demolizione. Nel caso di specie, il permesso era viziato perché basato su un frazionamento artificioso e non considerava le parti comuni e intere porzioni dell’edificio.

La Posizione dell’Acquirente di un Immobile Abusivo

La Corte adotta una linea di estremo rigore nei confronti dell’avente causa, cioè di chi acquista un immobile dall’autore dell’abuso. Viene chiarito che l’acquirente non può invocare la propria buona fede o una presunta ignoranza. Al contrario, ha un preciso dovere di diligenza che impone di verificare, al momento dell’acquisto, la piena regolarità urbanistica del bene.

Acquistare un immobile nel 2008, sapendo che la sanatoria sarebbe arrivata solo nel 2016, significa accettare consapevolmente il rischio che la procedura di condono potesse avere esito negativo. Per questo motivo, la Corte ha escluso che l’acquirente potesse beneficiare del principio di proporzionalità, le cui garanzie non si estendono a chi non è estraneo al procedimento penale e alla situazione di illegalità.

L’Irrilevanza della Mancata Notifica

La difesa aveva anche eccepito la mancata notifica dell’ordine di demolizione alla nuova proprietaria. La Corte ha ritenuto tale argomento irrilevante. L’ordine di demolizione ha natura reale, cioè segue il bene e non la persona del reo. Diventa esecutivo dal momento in cui la sentenza di condanna passa in giudicato, e da quel momento l’obbligo di ripristino grava su chiunque sia proprietario dell’immobile.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione ribadendo la natura dell’ordine di demolizione. Non si tratta di una sanzione penale aggiuntiva, ma di una misura ripristinatoria con lo scopo di ristabilire l’equilibrio urbanistico violato. L’interesse pubblico alla tutela del territorio e al ripristino della legalità è considerato prevalente rispetto all’interesse meramente patrimoniale del singolo proprietario.

Inoltre, l’esecuzione della demolizione non è stata ritenuta una violazione sproporzionata del diritto al rispetto della vita privata e familiare (art. 8 CEDU). Tale diritto non è assoluto e non può legittimare l’occupazione di un immobile abusivo, soprattutto quando non vengono provate condizioni di particolare vulnerabilità personale, sociale o economica. Al contrario, la capacità di accedere a un mutuo fondiario per l’acquisto è stata vista come un indice di stabilità economica che permette di trovare soluzioni abitative alternative.

Le Conclusioni

Con questa sentenza, la Suprema Corte ha annullato con rinvio l’ordinanza impugnata. Il principio di diritto che ne emerge è netto: il frazionamento del condono edilizio per aggirare i limiti volumetrici rende illegittima la sanatoria e inefficace a paralizzare l’ordine di demolizione. Chi acquista un immobile deve esercitare la massima diligenza nella verifica della conformità urbanistica, poiché l’acquisto di un bene abusivo comporta l’assunzione del rischio della demolizione, senza possibilità di invocare la buona fede o il principio di proporzionalità.

È possibile presentare più domande di condono edilizio per le singole unità di un unico edificio?
No. Secondo la Corte, la presentazione di distinte istanze di sanatoria per un unico immobile, al fine di eludere il limite legale di volumetria (750 mc), costituisce un frazionamento artificioso e illecito. L’edificio deve essere considerato nel suo complesso.

L’acquirente di un immobile abusivo, che successivamente ottiene una sanatoria, può evitare la demolizione?
Non necessariamente. L’acquirente ha il dovere di verificare la regolarità urbanistica dell’immobile al momento dell’acquisto. Se la sanatoria ottenuta è illegittima (come nel caso di un frazionamento artificioso), il giudice può disapplicarla e confermare l’ordine di demolizione. La consapevolezza del rischio esclude la buona fede.

L’ordine di demolizione è una sanzione sproporzionata per chi usa l’immobile abusivo come propria abitazione?
La Corte ha stabilito che l’ordine di demolizione non viola il diritto all’abitazione (art. 8 CEDU) in modo sproporzionato. Esso non è una sanzione penale, ma una misura ripristinatoria dell’ordine giuridico violato e tutela l’interesse pubblico al corretto assetto del territorio. Tale interesse prevale sull’interesse economico del privato, specialmente se non sussistono condizioni di particolare vulnerabilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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