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Finanziamento soci: quando è bancarotta fraudolenta?

La Corte di Cassazione chiarisce la distinzione tra bancarotta fraudolenta e preferenziale riguardo alla restituzione di un finanziamento soci. Il fattore decisivo non è la crisi al momento del rimborso, ma la situazione di squilibrio finanziario dell’azienda quando il finanziamento è stato concesso. Se la società era già in difficoltà, il finanziamento è considerato ‘sostitutivo del capitale’ e la sua restituzione integra il più grave reato di bancarotta fraudolenta per distrazione. La sentenza è stata parzialmente annullata con rinvio per una nuova valutazione.

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Pubblicato il 9 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Finanziamento Soci: Quando la Restituzione è Bancarotta Fraudolenta?

La gestione dei rapporti finanziari tra soci e società è un terreno delicato, soprattutto quando l’azienda naviga in cattive acque. Un tema di grande rilevanza pratica e giuridica riguarda la restituzione di un finanziamento soci in prossimità del fallimento. Questo gesto può configurare un reato? E se sì, si tratta della più lieve bancarotta preferenziale o della grave bancarotta fraudolenta per distrazione? Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sent. N. 1923/2025) fa luce su un criterio fondamentale per distinguere le due fattispecie, spostando l’attenzione dal momento della restituzione a quello dell’erogazione del prestito.

I Fatti del Caso: L’Amministratore e i Prelievi Contestati

Nel caso in esame, l’amministratore unico di una S.r.l., dichiarata fallita nell’aprile 2013, era stato condannato in primo e secondo grado per bancarotta fraudolenta distrattiva. Le accuse erano due: aver sottratto beni strumentali per oltre 211.000 euro e aver prelevato somme di denaro per circa 32.000 euro.

L’amministratore ha presentato ricorso in Cassazione, contestando entrambe le accuse. Per quanto riguarda i prelievi di denaro, ha sostenuto che una parte significativa (16.750 euro) non fosse una distrazione, ma la legittima compensazione di crediti da lui vantati verso la società per un finanziamento soci concesso in precedenza. A suo avviso, tale operazione doveva essere al massimo riqualificata come bancarotta preferenziale, un reato meno grave e ormai prescritto.

La Disciplina del Finanziamento Soci e la Decisione della Corte

La Suprema Corte ha accolto parzialmente il ricorso, concentrando la sua analisi sulla qualificazione giuridica della restituzione del finanziamento soci. La questione è cruciale: il rimborso di un prestito fatto dal socio è una distrazione di patrimonio ai danni di tutti i creditori (bancarotta fraudolenta) o un pagamento preferenziale a un creditore (il socio stesso) a scapito di altri (bancarotta preferenziale)?

La Corte ha ricostruito i diversi orientamenti giurisprudenziali, approdando a una conclusione chiara, fondata sull’articolo 2467 del codice civile. Questo articolo disciplina i finanziamenti “anomali” o “sostitutivi del capitale”, ossia quelli concessi in un momento di “eccessivo squilibrio dell’indebitamento rispetto al patrimonio netto” o quando “sarebbe stato ragionevole un conferimento”.

Le Motivazioni: Il Momento Decisivo per la Qualificazione del Reato

La Corte ha stabilito un principio dirimente: per qualificare la natura della restituzione, non si deve guardare al momento in cui il socio si riprende i soldi, ma al momento in cui li ha versati. Se il finanziamento soci è stato effettuato quando la società era già in una situazione di grave squilibrio finanziario, quel versamento non è un semplice prestito, ma assume la sostanza di un conferimento di capitale di rischio. In questo scenario, il socio sta, di fatto, puntellando un’azienda in difficoltà e condividendone il rischio d’impresa. Di conseguenza, il suo credito per la restituzione deve essere “postergato”, cioè soddisfatto solo dopo tutti gli altri creditori. Prellevare quelle somme prima del fallimento equivale a sottrarre patrimonio destinato a soddisfare la massa dei creditori, integrando così il reato di bancarotta fraudolenta per distrazione.

Al contrario, se al momento dell’erogazione del prestito la società era finanziariamente sana, il socio è un creditore come gli altri. La restituzione del suo credito prima del fallimento, violando la parità di trattamento, configurerà il reato meno grave di bancarotta preferenziale. I giudici di merito avevano errato, valutando solo lo stato di dissesto della società al momento della restituzione, senza indagare sulla sua condizione finanziaria quando il finanziamento era stato concesso.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per Soci e Amministratori

Questa sentenza ha importanti implicazioni. Gli amministratori e i soci di società in difficoltà devono prestare la massima attenzione. La decisione di erogare un finanziamento soci a un’azienda in crisi non è neutra: quel denaro viene legalmente equiparato al capitale di rischio. Tentarne la restituzione prima di aver soddisfatto tutti gli altri creditori espone al rischio di una grave accusa di bancarotta fraudolenta. La Corte ha quindi annullato la sentenza limitatamente a questo punto, rinviando il caso a un’altra Corte d’Appello che dovrà riesaminare i fatti applicando il principio corretto: verificare lo stato di salute della società non al momento del prelievo, ma al momento del versamento iniziale.

La restituzione di un finanziamento soci è sempre un reato in caso di fallimento?
Non sempre. Diventa reato se avviene in violazione della parità di trattamento dei creditori. La gravità del reato (bancarotta preferenziale o fraudolenta) dipende dalla situazione finanziaria della società al momento in cui il socio ha concesso il finanziamento.

Qual è la differenza tra bancarotta fraudolenta e preferenziale nel caso di un finanziamento soci?
Si ha bancarotta preferenziale se il socio, rimborsato prima di altri, era un creditore ordinario (perché aveva finanziato una società sana). Si ha bancarotta fraudolenta per distrazione se il socio viene rimborsato per un finanziamento concesso quando la società era già in grave squilibrio finanziario, poiché tale finanziamento è considerato dalla legge come capitale di rischio.

Quale momento è decisivo per stabilire se la restituzione di un finanziamento soci è reato?
Secondo la sentenza, il momento decisivo non è quello della restituzione del denaro, ma quello in cui il socio ha effettuato il finanziamento. È la condizione finanziaria della società in quel preciso istante a determinare la natura del versamento (prestito o capitale di rischio) e, di conseguenza, la qualificazione del reato in caso di rimborso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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