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Fatto nuovo in giudizio: la condanna è nulla

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso delle parti civili, confermando la nullità di una sentenza di condanna. La Corte ha stabilito che la modifica dell’imputazione durante il processo, con l’aggiunta di un episodio criminale temporalmente distinto da quello originario, costituisce un ‘fatto nuovo in giudizio’. Poiché non è stata seguita la procedura corretta, che prevede l’interruzione del dibattimento e la restituzione degli atti al Pubblico Ministero, la condanna basata su tale fatto nuovo è stata ritenuta illegittima.

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Pubblicato il 27 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Fatto Nuovo in Giudizio: Quando la Modifica dell’Accusa Invalida la Condanna

Nel processo penale, il diritto di difesa dell’imputato si fonda su un pilastro essenziale: la chiarezza e la stabilità dell’accusa. Ma cosa succede se l’accusa viene modificata in corso di causa? Una recente sentenza della Corte di Cassazione fa luce sulla distinzione cruciale tra “fatto diverso” e fatto nuovo in giudizio, sottolineando come una procedura errata possa portare all’annullamento di una condanna.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine da un’imputazione per appropriazione indebita. Inizialmente, agli imputati veniva contestato di aver commesso il reato in un arco temporale ben definito, tra l’8 e il 25 agosto 2016. Durante il dibattimento, il Pubblico Ministero modificava l’imputazione: riduceva l’importo della presunta appropriazione ed estendeva il periodo temporale fino all’11 settembre 2016, includendo così un nuovo episodio.

Il giudice di primo grado assolveva gli imputati per i fatti avvenuti nel periodo originariamente contestato (8-25 agosto) ma li condannava per il solo fatto del 11 settembre. La Corte d’Appello, tuttavia, rilevava d’ufficio un vizio procedurale e annullava la condanna. Le parti civili, danneggiate dalla decisione, ricorrevano quindi in Cassazione.

La Distinzione Cruciale: “Fatto Diverso” vs. “Fatto Nuovo in Giudizio”

Il cuore della questione risiede nella differenza, normata dal codice di procedura penale, tra “fatto diverso” (art. 516 c.p.p.) e “fatto nuovo” (art. 518 c.p.p.).

* Fatto Diverso: Si tratta del medesimo episodio storico, che però emerge dal dibattimento con contorni diversi (ad esempio, una data leggermente differente o una modalità di esecuzione diversa). In questo caso, il PM può modificare l’imputazione in udienza.
* Fatto Nuovo: È un accadimento completamente autonomo e distinto da quello originario. Non è una semplice modifica, ma l’aggiunta di un nuovo episodio criminale. La sua contestazione segue regole molto più rigide per non pregiudicare il diritto di difesa.

Nel caso in esame, la Corte di Cassazione ha dovuto stabilire se l’estensione del periodo temporale fino all’11 settembre integrasse un fatto diverso o un fatto nuovo in giudizio.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha operato una netta distinzione tra le due modifiche apportate dal PM.

1. La modifica dell’importo: La riduzione della somma contestata è stata considerata una precisazione del “fatto diverso”, un’ipotesi che rientra nei poteri del PM e che, essendo favorevole all’imputato, non ha creato alcun problema procedurale.

2. La modifica del periodo temporale: L’inclusione della data dell’11 settembre, al contrario, ha introdotto un fatto naturalisticamente nuovo e distinto da quelli già contestati. L’episodio di settembre non era una mera specificazione di quelli di agosto, ma un evento ulteriore e autonomo. Questo, secondo la Corte, configura un fatto nuovo in giudizio.

La procedura per contestare un fatto nuovo è chiara: se l’imputato non è presente o non acconsente alla contestazione immediata, il giudice deve interrompere il processo e restituire gli atti al Pubblico Ministero, che dovrà procedere separatamente. Nel caso di specie, gli imputati erano assenti e il giudice aveva proseguito il dibattimento, commettendo un errore insanabile. La Corte d’Appello aveva quindi correttamente annullato la condanna basata su un fatto mai ritualmente contestato.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale a tutela del diritto di difesa: l’imputazione non può essere modificata in modo sostanziale durante il processo aggiungendo nuovi episodi criminali senza seguire le garanzie previste dalla legge. La distinzione tra “fatto diverso” e “fatto nuovo” non è un mero formalismo, ma una barriera a protezione dell’imputato, che deve sempre essere messo in condizione di conoscere esattamente le accuse a suo carico per potersi difendere adeguatamente. Una condanna emessa in violazione di queste regole è inevitabilmente destinata alla nullità.

Cosa si intende per ‘fatto nuovo in giudizio’ in un processo penale?
Si intende un accadimento criminale autonomo e distinto rispetto a quello contestato nell’imputazione originaria. Non è una semplice modifica dei dettagli del fatto iniziale, ma un episodio storico aggiuntivo che si affianca a quello per cui si sta già procedendo.

È possibile modificare l’accusa durante il processo aggiungendo nuovi episodi criminali?
No, non direttamente. Se durante il dibattimento emerge un fatto nuovo, il Pubblico Ministero non può semplicemente modificare l’accusa. La procedura corretta, salvo il consenso dell’imputato presente, impone al giudice di interrompere il processo e restituire gli atti al PM affinché eserciti l’azione penale per il nuovo reato nelle forme ordinarie.

Quali sono le conseguenze se un giudice condanna un imputato per un ‘fatto nuovo’ non correttamente contestato?
La condanna è illegittima e deve essere annullata. Poiché il fatto nuovo non è entrato ritualmente nel processo, manca un’accusa valida su cui il giudice possa pronunciarsi. Di conseguenza, la sentenza di condanna per quel fatto è nulla, come confermato dalla Corte di Cassazione nel caso esaminato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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