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Fatto lieve: non solo la quantità, ma la qualità conta

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 43764/2024, ha respinto sia il ricorso del Procuratore Generale che quello dell’imputato, confermando la qualificazione di un caso di detenzione di stupefacenti come ‘fatto lieve’. Nonostante l’ingente quantitativo di marijuana e hashish (oltre 1,5 kg in totale), la Corte ha ritenuto decisiva la scarsissima qualità delle sostanze, con una bassissima concentrazione di principio attivo. Questo elemento, unito ad altri indici, ha permesso di mantenere la condotta nell’ambito della fattispecie meno grave, sottolineando che i parametri quantitativi non sono assoluti e la valutazione deve essere complessiva.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Fatto Lieve e Stupefacenti: Quando la Qualità Supera la Quantità

Nel complesso ambito del diritto penale sugli stupefacenti, la distinzione tra spaccio ‘ordinario’ e fatto lieve rappresenta un confine cruciale, con conseguenze significative sulla pena. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 43764 del 2024, offre un chiarimento fondamentale: per determinare la gravità del reato, il peso lordo della sostanza non è l’unico né il più importante criterio. La qualità, ovvero la concentrazione di principio attivo, gioca un ruolo decisivo. Analizziamo questa importante pronuncia.

I Fatti del Caso

Il caso ha origine da una condanna per detenzione ai fini di spaccio di un considerevole quantitativo di stupefacenti: circa 1.195 grammi di marijuana e 356 grammi di hashish. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano qualificato il reato come fatto lieve ai sensi dell’art. 73, comma 5, del D.P.R. 309/1990, condannando l’imputato a una pena mite.

Contro questa decisione, il Procuratore Generale ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che l’enorme quantità di droga, la sua eterogeneità e le modalità di confezionamento e occultamento fossero incompatibili con la fattispecie del fatto lieve, e che si dovesse applicare la più grave ipotesi del comma 4 dello stesso articolo. Anche l’imputato ha presentato ricorso, contestando la sussistenza stessa del reato e la determinazione della pena.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto entrambi i ricorsi, confermando integralmente la sentenza d’appello. La decisione si basa su un’analisi approfondita e bilanciata di tutti gli elementi, andando oltre una mera valutazione numerica del peso delle sostanze sequestrate.

Le Motivazioni: la Valutazione Complessiva del Fatto Lieve

Il cuore della motivazione risiede nel principio secondo cui la valutazione del fatto lieve deve essere complessiva e non può basarsi su parametri rigidi e assoluti. La Corte ha smontato le argomentazioni della Procura, punto per punto.

1. Quantità vs Qualità: Sebbene il quantitativo lordo superasse ampiamente le soglie indicative elaborate dalla giurisprudenza, gli accertamenti tossicologici avevano rivelato una qualità estremamente scarsa delle sostanze. La concentrazione di principio attivo variava tra lo 0,5% e il 3,9%. Questo dato, secondo la Corte, è stato correttamente valorizzato dai giudici di merito per ridimensionare l’offensività concreta della condotta. Un grande quantitativo di sostanza di pessima qualità non ha la stessa pericolosità di un quantitativo minore ma puro.

2. Indici ‘Neutri’: La Corte ha considerato ‘tendenzialmente neutri’ ai fini della distinzione tra spaccio grave e fatto lieve alcuni elementi valorizzati dalla Procura. Il confezionamento in dosi, il rinvenimento di un bilancino e l’occultamento della droga sono certamente indici della destinazione allo spaccio (e non all’uso personale), ma non dicono nulla sulla dimensione, gravità e offensività di tale attività. Questi strumenti, infatti, possono essere presenti sia nel piccolo spaccio che nelle grandi organizzazioni criminali.

3. La Valutazione Sinergica: La sentenza ribadisce che il giudice deve valutare sinergicamente tutti i criteri indicati dalla norma (mezzi, modalità, circostanze dell’azione, quantità e qualità delle sostanze). L’superamento delle soglie quantitative non impedisce di riconoscere il fatto lieve se altri elementi, come la scarsissima qualità, depongono in tal senso.

La Corte ha anche rigettato il ricorso dell’imputato, ritenendo che la potenzialità drogante, seppur bassa, fosse stata provata e che la destinazione allo spaccio fosse evidente da plurimi indici.

Le Conclusioni

Questa pronuncia consolida un orientamento giurisprudenziale volto a una valutazione concreta e non formalistica della gravità dei reati in materia di stupefacenti. L’insegnamento è chiaro: non ci si può fermare al solo dato ponderale. La pericolosità sociale di una condotta di spaccio deve essere misurata sulla base della sua effettiva capacità di danneggiare la salute pubblica, e in questo la qualità della sostanza è un fattore determinante. La decisione riafferma l’importanza della discrezionalità del giudice di merito nel bilanciare tutti gli elementi a disposizione per giungere a una qualificazione giuridica del fatto che sia giusta e proporzionata.

Una grande quantità di droga esclude automaticamente l’ipotesi del ‘fatto lieve’?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che il superamento delle soglie quantitative elaborate dalla giurisprudenza non preclude automaticamente il riconoscimento del fatto lieve. La valutazione del giudice deve essere complessiva e tenere conto di tutti gli elementi, in particolare della qualità della sostanza.

La presenza di un bilancino e il confezionamento in dosi sono sufficienti per considerare un reato di spaccio come grave?
No. Secondo la sentenza, questi elementi sono utili a distinguere la detenzione per spaccio da quella per uso personale, ma sono ‘tendenzialmente neutri’ per determinare la gravità (lieve o grave) dell’attività di spaccio, poiché possono essere presenti in entrambe le ipotesi.

Qual è il ruolo della qualità della sostanza (principio attivo) nella valutazione del ‘fatto lieve’?
È un ruolo cruciale. Una concentrazione di principio attivo estremamente bassa, come nel caso di specie, indica una scarsissima qualità della droga e, di conseguenza, una minore offensività concreta della condotta. Questo elemento può essere decisivo per qualificare il reato come fatto lieve, anche in presenza di un quantitativo lordo elevato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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