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Fatto di lieve entità e concorso: la Cassazione chiarisce

Un imputato, condannato in appello per detenzione di cocaina in concorso, ha presentato ricorso in Cassazione lamentando la mancata applicazione dell’ipotesi di reato di ‘fatto di lieve entità’. La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando la sentenza con rinvio. La decisione si basa su un recente principio delle Sezioni Unite, sottolineando che il ruolo marginale dell’imputato in un singolo episodio, a fronte della sua assoluzione da accuse più gravi, impone una nuova valutazione per verificare se la sua condotta rientri nell’ipotesi attenuata, anche se altri concorrenti rispondono del reato ordinario.

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Pubblicato il 5 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Fatto di Lieve Entità: La Cassazione e il Ruolo Marginale nel Concorso di Reati

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 29733/2024, offre un’importante precisazione sulla configurabilità del fatto di lieve entità nel contesto del concorso di persone nel reato di spaccio. La pronuncia stabilisce che il contributo marginale di un correo deve essere valutato autonomamente, anche se gli altri partecipanti rispondono del reato in forma ordinaria. Questa decisione si allinea a un recente e fondamentale intervento delle Sezioni Unite, rafforzando il principio di proporzionalità della pena.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda un uomo condannato dalla Corte d’Appello di Napoli per illecita detenzione di cocaina, in concorso con il padre e un altro soggetto. È importante sottolineare che, già in primo grado, l’imputato era stato assolto dalle più gravi accuse di cessione di sostanze stupefacenti. La sua responsabilità era stata circoscritta a un singolo episodio, nel quale il suo coinvolgimento appariva piuttosto limitato: aveva fornito mere indicazioni “orientative” sul luogo dove si trovava la sostanza, definita in codice “la roba”. Nonostante questo ruolo secondario, i giudici di merito avevano escluso l’applicazione dell’ipotesi del fatto di lieve entità.

La Questione Giuridica: Il Fatto di Lieve Entità e il Concorso di Persone

Il ricorrente ha basato la sua difesa su due punti principali. Il primo, relativo a una diversa qualificazione giuridica del fatto, è stato rigettato dalla Cassazione. Il secondo, invece, si è rivelato cruciale: la difesa sosteneva che la Corte d’Appello avesse errato nel non applicare l’articolo 73, comma 5, del d.P.R. 309/1990, che disciplina appunto il fatto di lieve entità.

La questione centrale era se, in un reato commesso da più persone, la condotta di un singolo partecipe potesse essere considerata di lieve entità, anche quando l’attività complessiva del gruppo non lo fosse. I giudici di merito avevano ritenuto la condotta dell’imputato non “avulsa dalla complessiva dimensione del traffico di droga gestito dal padre”, negando così la possibilità di un’autonoma valutazione.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha ritenuto fondato il secondo motivo di ricorso, annullando la sentenza impugnata. La decisione poggia su due pilastri fondamentali.

In primo luogo, la Corte richiama una recentissima e autorevole pronuncia delle Sezioni Unite (sentenza “Gambacurta” del 2023), che ha risolto un contrasto giurisprudenziale, affermando che il medesimo fatto storico di cessione di stupefacenti può essere qualificato come reato ordinario (art. 73, comma 1) per un concorrente e come fatto di lieve entità (art. 73, comma 5) per un altro. Questo principio permette una valutazione differenziata e personalizzata della responsabilità di ciascun partecipe.

In secondo luogo, i giudici di legittimità hanno evidenziato il “marcato ridimensionamento della responsabilità” dell’imputato nel corso del processo. L’assoluzione dalle accuse più gravi e il suo coinvolgimento “piuttosto marginale” nell’unico episodio residuo – per una quantità di stupefacente peraltro non determinata – sono elementi che imponevano una riconsiderazione della sua posizione. La Corte ha ritenuto che il ruolo di mero indicatore occasionale non potesse essere automaticamente assimilato all’attività di narcotraffico più strutturata gestita dagli altri coimputati.

Le Conclusioni

In conclusione, la Cassazione ha disposto l’annullamento della sentenza con rinvio ad un’altra sezione della Corte di Appello di Napoli. Il nuovo giudice dovrà riesaminare la posizione dell’imputato alla luce del principio affermato dalle Sezioni Unite, valutando specificamente se il suo contributo marginale possa rientrare nell’alveo del fatto di lieve entità. Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale di giustizia: nel concorso di persone, ogni posizione deve essere analizzata singolarmente, garantendo che la pena sia sempre proporzionata all’effettivo disvalore della condotta del singolo.

È possibile che, in un reato di spaccio commesso da più persone, uno dei concorrenti sia punito per un fatto di lieve entità e gli altri no?
Sì. La Corte di Cassazione, richiamando una decisione delle Sezioni Unite, ha confermato che lo stesso fatto storico può essere qualificato diversamente per i singoli concorrenti. La condotta di chi ha un ruolo marginale può essere ricondotta al fatto di lieve entità, mentre quella di altri partecipanti può integrare il reato ordinario.

Quali elementi ha considerato la Corte per valutare il ruolo marginale dell’imputato?
La Corte ha valorizzato tre elementi principali: 1) l’assoluzione dell’imputato in primo grado dalle accuse più gravi di cessione di sostanze; 2) il suo coinvolgimento limitato a un singolo episodio, con un contributo meramente “orientativo” per trovare la sostanza; 3) il fatto che la quantità di stupefacente non fosse stata determinata.

Cosa significa “annullamento con rinvio” in questo caso specifico?
Significa che la sentenza di condanna della Corte d’Appello è stata cancellata limitatamente alla questione dell’applicabilità del fatto di lieve entità. Il caso torna a una diversa sezione della stessa Corte d’Appello, che dovrà celebrare un nuovo giudizio su questo specifico punto, attenendosi al principio di diritto stabilito dalla Cassazione, ovvero la necessità di valutare autonomamente e in concreto la posizione dell’imputato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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