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Falso innocuo: assoluzione per dichiarazione omessa

Un imprenditore è stato condannato per aver omesso un’interdittiva antimafia in una richiesta di finanziamento garantito dallo Stato. La Corte di Cassazione ha annullato la condanna, qualificando il fatto come ‘falso innocuo’. La dichiarazione, sebbene non veritiera, era irrilevante, poiché la normativa specifica del finanziamento non includeva l’interdittiva tra le cause di esclusione.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Falso Innocuo: Quando una Dichiarazione Falsa non è Reato

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha chiarito un importante principio del diritto penale: non ogni falsità documentale integra un reato. Esiste infatti la figura del falso innocuo, che si verifica quando una dichiarazione, sebbene non corrispondente al vero, è del tutto irrilevante ai fini della procedura per cui viene resa. Il caso in esame riguardava un imprenditore accusato di falso per aver omesso un’informazione in una richiesta di finanziamento statale. Vediamo nel dettaglio la vicenda e le ragioni della sua assoluzione.

I Fatti: La Dichiarazione per il Finanziamento

Un imprenditore, in qualità di legale rappresentante di una S.r.l., presentava una richiesta per ottenere un finanziamento garantito dal fondo per le piccole e medie imprese, istituito durante l’emergenza pandemica con il ‘Decreto Liquidità’. Nella documentazione, attestava l’assenza di cause di esclusione previste dalla normativa sugli appalti pubblici. Tuttavia, ometteva di menzionare che la sua società era stata destinataria di un provvedimento di interdittiva antimafia alcuni anni prima. Per questa omissione, veniva condannato per il reato di falso sia in primo grado che in appello.

La Difesa e il Ricorso in Cassazione

La difesa dell’imprenditore ha basato il ricorso in Cassazione su un punto cruciale: la dichiarazione, pur materialmente falsa, era un falso innocuo. Secondo i legali, la normativa specifica del ‘Decreto Liquidità’ richiedeva di attestare l’assenza delle sole cause ostative previste dall’art. 67 del Codice Antimafia (D.Lgs. 159/2011), che riguardano misure di prevenzione personali applicate con provvedimento definitivo. L’interdittiva antimafia, invece, è un provvedimento amministrativo disciplinato da un altro articolo (l’art. 84 dello stesso codice) e non rientrava tra le condizioni specificamente richieste dalla legge per quel finanziamento. Di conseguenza, l’omissione non avrebbe avuto alcuna incidenza sull’esito della richiesta, rendendo il falso penalmente irrilevante.

Le Motivazioni della Sentenza sul Falso Innocuo

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente la tesi difensiva, annullando la sentenza di condanna ‘perché il fatto non sussiste’.

L’Irrilevanza dell’Omissione

I giudici hanno analizzato attentamente la normativa applicabile, ovvero l’art. 1-bis del ‘Decreto Liquidità’. Questa norma specificava in modo tassativo le condizioni da autocertificare per ottenere il finanziamento, facendo esclusivo riferimento all’assenza delle condizioni ostative previste dall’art. 67 del Codice Antimafia. L’interdittiva antimafia, essendo un provvedimento di natura amministrativa e cautelare disciplinato dall’art. 84, non era inclusa in tale elenco. Pertanto, l’omessa dichiarazione della sua esistenza, pur costituendo una falsità, era priva di qualsiasi effetto pratico. La Corte ha stabilito che, anche se l’imprenditore avesse dichiarato la verità, avrebbe comunque avuto diritto al finanziamento, poiché non violava le specifiche condizioni poste dalla legge.

Le Conclusioni: l’Importanza del Contesto Normativo

La sentenza ribadisce che per configurare il reato di falso, la dichiarazione non veritiera deve essere ‘lesiva’, ovvero idonea a ingannare e a incidere sul processo decisionale della Pubblica Amministrazione. Se la falsità riguarda un’informazione non richiesta o irrilevante ai fini della decisione, si ricade nell’ipotesi del falso innocuo, che non è punibile. Questo caso dimostra l’importanza di analizzare con precisione il contesto normativo di riferimento: non si può estendere automaticamente a una procedura ogni causa di esclusione prevista dall’ordinamento, ma bisogna attenersi a quelle specificamente richiamate dalla legge che disciplina quella procedura. L’assoluzione finale conferma che il diritto penale interviene solo quando viene leso un bene giuridico, e non per punire mere irregolarità formali prive di conseguenze sostanziali.

Omettere un’interdittiva antimafia in una richiesta di finanziamento è sempre reato di falso?
No, non sempre. Secondo questa sentenza, se la legge specifica che regola il finanziamento non elenca l’interdittiva antimafia tra le cause di esclusione, l’omissione di tale informazione costituisce un ‘falso innocuo’ e non è penalmente rilevante.

Che cos’è il principio del ‘falso innocuo’?
È un principio giuridico secondo cui una dichiarazione falsa non costituisce reato quando è del tutto ininfluente o irrilevante per la decisione che l’atto pubblico è destinato a produrre. In altre parole, la falsità non lede il bene giuridico protetto dalla norma penale.

Qual è la differenza tra le cause ostative dell’art. 67 e l’interdittiva antimafia dell’art. 84 del Codice Antimafia?
L’art. 67 del Codice Antimafia si riferisce a misure di prevenzione personali (es. sorveglianza speciale) applicate a un individuo con un provvedimento definitivo dell’autorità giudiziaria. L’interdittiva antimafia (art. 84) è invece un provvedimento amministrativo preventivo emesso dal Prefetto nei confronti di un’impresa per prevenire il rischio di infiltrazioni mafiose, indipendentemente da condanne definitive.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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