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Falso in bilancio: ogni bilancio un nuovo reato

La Corte di Cassazione ha stabilito che la ripetizione di un dato falso in bilanci di esercizi successivi costituisce una pluralità di reati di falso in bilancio, e non un singolo reato istantaneo. Sebbene la Corte abbia rigettato la tesi difensiva su questo punto, ha annullato la condanna per un vizio di motivazione della sentenza d’appello, che non aveva risposto in modo adeguato ai motivi di gravame, rinviando il caso per un nuovo giudizio.

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Pubblicato il 26 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Falso in Bilancio Continuato: Ogni Bilancio Falso è un Nuovo Reato

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 27859/2025, ha offerto un’importante chiarificazione sul delitto di falso in bilancio. La pronuncia stabilisce un principio fondamentale: la riproposizione di dati non veritieri nei bilanci di esercizi successivi non costituisce un mero post factum non punibile del reato originario, ma integra una pluralità di reati autonomi, eventualmente legati dal vincolo della continuazione. Tuttavia, nonostante questo principio, la Corte ha annullato la condanna per un difetto di motivazione della Corte d’Appello.

I Fatti del Caso: Una Falsità Ripetuta nel Tempo

Il caso riguardava l’amministratore di una società a responsabilità limitata, accusato di aver commesso il reato di false comunicazioni sociali per tre anni consecutivi (2015, 2016 e 2017). Nello specifico, i bilanci della società indicavano un capitale sociale superiore a quello effettivamente sottoscritto e versato e occultavano l’esistenza di crediti verso i soci, sostituendoli con una voce contabile generica.

L’amministratore era stato condannato sia in primo grado che in appello. La sua difesa, però, ha sollevato un’interessante questione giuridica davanti alla Corte di Cassazione.

La Tesi Difensiva: Reato Unico e Prescrizione

Secondo il ricorrente, il reato di falso in bilancio ha natura istantanea e si consuma con il deposito del primo bilancio contenente il dato falso. Le successive rappresentazioni dello stesso dato nei bilanci degli anni seguenti sarebbero state, a suo dire, un post factum non punibile, ovvero una conseguenza non penalmente rilevante dell’unica condotta illecita iniziale. Se questa tesi fosse stata accolta, il reato sarebbe risultato ampiamente prescritto.

La Decisione della Cassazione sul falso in bilancio

La Suprema Corte ha respinto con fermezza questa interpretazione. Ha chiarito che ogni bilancio d’esercizio rappresenta una “fotografia” autonoma della situazione patrimoniale e finanziaria della società a una data specifica. Affermare un dato falso nel bilancio del 2015 è una condotta ontologicamente diversa dall’affermare la persistenza di quel dato nel bilancio del 2016.

Poiché ogni bilancio ha la funzione di informare soci e terzi sulla solidità dell’impresa in un determinato momento, la presentazione di ogni singolo bilancio falso costituisce un’autonoma aggressione al bene giuridico tutelato dalla norma. Di conseguenza, si configura una pluralità di reati. Questi reati, se commessi in esecuzione di un medesimo disegno criminoso, possono essere unificati sotto il vincolo del reato continuato (art. 81 c.p.), ma ciascuno di essi conserva la propria autonomia ai fini, ad esempio, del calcolo della prescrizione.

Il Vizio di Motivazione Apparente: La Ragione dell’Annullamento

Nonostante la Cassazione abbia dato torto al ricorrente sul punto di diritto principale, ha comunque annullato la sentenza. Il motivo? Un vizio di “motivazione apparente”. La Corte d’Appello si era limitata a confermare la decisione di primo grado con una formula di stile, senza confrontarsi specificamente con i motivi di gravame presentati dalla difesa. In particolare, non aveva fornito alcuna risposta argomentata sull’occultamento dei crediti, sull’elemento soggettivo del reato e sulla richiesta di applicazione di circostanze attenuanti specifiche.

Questo modo di procedere, secondo la Cassazione, equivale a un’assenza di motivazione, poiché il giudice di secondo grado ha l’obbligo di rispondere puntualmente a ogni censura non inammissibile sollevata dall’appellante.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte di Cassazione si basano su una distinzione netta tra la natura del reato e i vizi procedurali della sentenza impugnata. Da un lato, si riafferma che il bilancio non è un documento statico, ma una rappresentazione dinamica che viene rinnovata annualmente. La falsificazione di ogni bilancio costituisce quindi un nuovo reato, poiché inganna nuovamente i destinatari dell’informazione sociale sulla situazione aggiornata della società. Dall’altro lato, la Corte sottolinea l’importanza del diritto di difesa e del dovere del giudice di motivare in modo completo ed esauriente. Una motivazione che si limita a un generico rinvio a quella del giudice precedente, senza analizzare le critiche specifiche mosse dall’appellante, viola questo dovere e rende la sentenza nulla.

Le Conclusioni

La sentenza offre due importanti lezioni. La prima è di natura sostanziale: gli amministratori non possono giustificare un falso in bilancio sostenendo che si tratti della mera ripetizione di un errore passato. Ogni esercizio sociale richiede una nuova e veritiera rappresentazione contabile, e ogni violazione di questo dovere integra un nuovo illecito. La seconda è di natura processuale: le Corti d’Appello devono svolgere un ruolo attivo nel riesaminare il caso, fornendo risposte concrete e argomentate ai motivi di impugnazione. L’annullamento con rinvio dimostra che la correttezza del processo è importante quanto la corretta applicazione della legge sostanziale.

Se un’informazione falsa viene riportata in più bilanci annuali consecutivi, si tratta di un unico reato o di più reati?
Secondo la Corte di Cassazione, si tratta di una pluralità di reati autonomi. Ogni bilancio rappresenta una distinta comunicazione sociale e la ripetizione della falsità integra ogni volta un nuovo reato, che può essere eventualmente unito agli altri dal vincolo della continuazione.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di condanna pur avendo respinto la tesi difensiva principale sul reato unico?
La sentenza è stata annullata per un vizio di “motivazione apparente”. La Corte d’Appello si era limitata a confermare la decisione di primo grado in modo generico, senza analizzare e rispondere puntualmente ai specifici motivi di ricorso presentati dalla difesa, violando così l’obbligo di fornire una motivazione completa.

Quando si consuma il reato di falso in bilancio?
Il reato di false comunicazioni sociali è un reato istantaneo. Si consuma non alla data di chiusura dell’esercizio, ma nel momento in cui i documenti che incorporano la falsità (come il bilancio) vengono depositati o messi a disposizione dei soci ai sensi di legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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