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Falso ideologico: usare dati vecchi è reato

Un direttore dell’ufficio tecnico comunale è stato accusato di falso ideologico per aver redatto una relazione per l’apertura di nuove farmacie utilizzando dati urbanistici degli anni ’70. La Cassazione ha respinto il suo ricorso, affermando che presentare dati palesemente obsoleti come se fossero attuali per attestare una situazione non veritiera integra il reato di falso ideologico, anche quando l’atto contiene valutazioni.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Falso Ideologico: Usare Dati Obsoleti Può Costituire Reato per il Pubblico Ufficiale

Un pubblico ufficiale può essere ritenuto responsabile del reato di falso ideologico se, nella redazione di un atto pubblico, utilizza consapevolmente dati vecchi di decenni presentandoli come attuali? A questa domanda ha risposto la Corte di Cassazione con una recente sentenza, la n. 43999/2024, che chiarisce i confini tra discrezionalità tecnica e falsità penalmente rilevante. Il caso offre spunti cruciali sull’obbligo di aderenza alla realtà e all’attualità dei dati utilizzati nell’esercizio delle funzioni pubbliche.

I Fatti del Caso: Una Relazione Basata su Dati Obsoleti

La vicenda giudiziaria ha origine dalla condotta del direttore dell’Ufficio tecnico di un Comune. L’imputato era stato incaricato di redigere una relazione tecnica per individuare le aree idonee all’insediamento di nuove sedi farmaceutiche, in conformità con una nuova normativa che mirava a garantire una più equa distribuzione del servizio sul territorio.

Il pubblico ufficiale, tuttavia, fondava la sua relazione su dati palesemente superati: utilizzava un programma di fabbricazione risalente agli anni ’70, senza effettuare alcun accertamento sui dati demografici e urbanistici attuali. La sua analisi si basava su planimetrie vecchie di quarant’anni, ignorando completamente l’unico dato che la normativa imponeva di considerare: la popolazione residente a una data recente (31/12/2010), come rilevata dall’Istat.

Di conseguenza, la sua relazione proponeva l’apertura di farmacie in zone a bassa densità abitativa e senza progetti di espansione, trascurando altre aree densamente popolate e bisognose del servizio. Questo atto, secondo l’accusa, integrava il reato di falso ideologico in atto pubblico.

Il Percorso Giudiziario e la Questione del Falso Valutativo

Dopo una condanna iniziale, la Corte d’Appello aveva dichiarato il reato estinto per prescrizione, confermando però le statuizioni civili relative al risarcimento del danno. L’imputato ha quindi presentato ricorso in Cassazione, sostenendo principalmente due punti:
1. L’assenza dell’elemento psicologico (dolo), poiché avrebbe utilizzato gli unici dati ufficiali a sua disposizione.
2. L’insussistenza dell’elemento oggettivo del reato, trattandosi di una valutazione tecnica (c.d. ‘falso valutativo’), che per sua natura implica un giudizio e non una mera attestazione di fatto.

La Suprema Corte è stata quindi chiamata a decidere se presentare dati obsoleti come se fossero attuali, per supportare una valutazione tecnica, possa configurare il reato di falso ideologico.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato in ogni sua parte. Le motivazioni della sentenza sono un importante vademecum sui doveri del pubblico ufficiale e sulla natura del reato contestato.

L’Elemento Oggettivo del Falso Ideologico: Usare Dati Vecchi come Attuali

La Corte ha stabilito che l’elemento oggettivo del reato sussiste pienamente. L’imputato non si è limitato a fare una valutazione errata, ma ha deliberatamente utilizzato dati risalenti a quaranta anni prima come se fossero attuali. In questo modo, ha fornito una ‘fotografia’ della situazione urbanistica e abitativa del territorio non più corrispondente alla realtà, che doveva invece costituire la base per la determinazione delle sedi farmaceutiche.

La normativa di riferimento richiedeva esplicitamente di basare la revisione sul dato attuale della popolazione residente. Ignorare questo parametro fondamentale e affidarsi a dati vetusti non è una scelta discrezionale, ma un’alterazione della base fattuale su cui il giudizio tecnico doveva fondarsi. Anche un enunciato valutativo, chiarisce la Corte, integra il delitto di falso ideologico quando si fonda su premesse palesemente false e contraddice criteri normativamente o tecnicamente imposti.

L’Elemento Soggettivo: La Consapevolezza di Alterare la Realtà

Anche l’elemento soggettivo del reato (il dolo) è stato ritenuto sussistente. La Corte ha evidenziato che, data la competenza tecnica dell’imputato e la finalità della relazione, l’utilizzo di dati non attuali non poteva che rispondere alla consapevolezza e volontà di ‘dipingere una situazione non corrispondente a quella reale’. L’imputato, come da lui stesso ammesso, non aveva né chiesto né consultato i dati anagrafici aggiornati, pur sapendo che la normativa richiedeva un riferimento all’attualità della situazione demografica. Questa condotta dimostra la piena coscienza di attestare il falso.

Conclusioni: L’Obbligo di Attualità dei Dati per il Pubblico Ufficiale

La sentenza n. 43999/2024 della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale: l’attività del pubblico ufficiale, anche quando si esprime attraverso valutazioni tecniche, deve essere ancorata a presupposti di fatto veritieri e, soprattutto, attuali. Presentare dati obsoleti come base di un’analisi significa alterare la realtà e viziare il processo decisionale della Pubblica Amministrazione. Il falso ideologico non riguarda solo l’attestazione di un fatto inesistente, ma anche la rappresentazione di una realtà superata come se fosse ancora valida, inducendo in errore l’organo deliberante. Per i pubblici ufficiali, questa pronuncia rappresenta un monito a esercitare le proprie funzioni con rigore, trasparenza e un costante riferimento alla realtà fattuale e normativa vigente.

Un pubblico ufficiale commette falso ideologico se usa dati vecchi in una relazione tecnica?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, utilizzare dati palesemente non attuali (in questo caso, risalenti a 40 anni prima) e presentarli come base valida per una decisione integra il reato di falso ideologico, perché si rappresenta una realtà fattuale non corrispondente a quella attuale.

Una valutazione tecnica, che esprime un giudizio, può essere considerata ‘falsa’?
Sì. La sentenza chiarisce che anche un giudizio di valore può essere falso (c.d. “falso valutativo”) quando si fonda su premesse palesemente false o contraddice criteri di valutazione normativamente fissati o tecnicamente indiscussi, come l’obbligo di usare dati demografici attuali.

Perché il falso non è stato considerato ‘innocuo’, anche se la decisione finale spettava a un organo collegiale?
Il falso non è stato ritenuto innocuo perché la relazione tecnica viziata ha influito sul processo decisionale dell’organo competente. Fornire una fotografia alterata della realtà ha sviato la formazione della volontà dell’organo, che si è basato su presupposti errati per prendere la sua decisione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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