LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Fabbricazione armi clandestine: quando è reato a sé

Un soggetto viene condannato per fabbricazione armi clandestine e per la loro detenzione. La difesa sostiene che la detenzione dovrebbe essere assorbita dalla fabbricazione. La Corte di Cassazione conferma la doppia condanna, stabilendo che se la detenzione si protrae per un tempo significativo dopo la creazione dell’arma, costituisce un reato autonomo e non viene assorbita. La sentenza chiarisce la distinzione tra le due condotte illecite.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 9 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Fabbricazione Armi Clandestine e Detenzione: Due Reati o Uno Solo?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 12477 del 2024, affronta una questione cruciale in materia di armi: la fabbricazione armi clandestine e la loro successiva detenzione costituiscono un unico reato o due illeciti distinti e punibili separatamente? La risposta dipende da un fattore chiave: il tempo. Se la detenzione si protrae oltre il momento strettamente necessario alla creazione, si configura un reato autonomo. Analizziamo insieme la decisione degli Ermellini.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da un processo a carico di un individuo accusato di plurimi reati legati alle armi. In particolare, le accuse più gravi riguardavano:
1. La detenzione di armi comuni da sparo qualificate come clandestine (art. 23 L. 110/1975).
2. La fabbricazione delle medesime armi da sparo.
3. Altri reati minori relativi a munizioni e armi bianche, poi dichiarati prescritti in appello.

Il Tribunale di primo grado aveva condannato l’imputato per entrambi i reati principali, ritenendoli distinti. La Corte d’Appello aveva confermato questa impostazione, pur rideterminando la pena a seguito della prescrizione delle contravvenzioni minori. La difesa, tuttavia, ha proposto ricorso in Cassazione, sostenendo che la detenzione dovesse considerarsi una naturale conseguenza della fabbricazione e, pertanto, assorbita in quest’ultima, con l’applicazione di una sola pena.

La Questione Giuridica: Concorso di Reati o Assorbimento?

Il nodo centrale del ricorso verteva sull’interpretazione del rapporto tra la condotta di fabbricazione e quella di detenzione. Secondo la difesa, non essendoci prove certe sui momenti esatti in cui le armi erano state fabbricate e poi detenute, si sarebbe dovuto applicare il principio dell’assorbimento. Secondo questo principio, quando un reato (meno grave) è il presupposto o la conseguenza logica e necessaria di un altro (più grave), il primo viene ‘assorbito’ dal secondo per evitare una doppia punizione per un fatto sostanzialmente unitario.

La Procura Generale, invece, ha chiesto il rigetto del ricorso, sostenendo la correttezza della decisione dei giudici di merito, che avevano ravvisato un concorso di reati, ovvero la commissione di due illeciti penali autonomi.

Le Motivazioni della Cassazione sulla Fabbricazione Armi Clandestine

La Suprema Corte ha respinto il ricorso, ritenendolo infondato e allineandosi alla giurisprudenza consolidata. I giudici hanno chiarito che ‘fabbricare’ e ‘detenere’ sono due condotte ontologicamente distinte, previste come autonome dalla norma incriminatrice (art. 23 della Legge 110/1975).

Il principio di assorbimento della detenzione nella fabbricazione può operare solo a una condizione molto stringente: la perfetta coincidenza temporale. In altre parole, la detenzione viene assorbita solo se si esaurisce nell’atto stesso della creazione e costruzione dell’arma, senza protrarsi oltre il tempo strettamente necessario a tali operazioni.

Nel caso di specie, la Corte ha evidenziato come i giudici di merito avessero correttamente sottolineato che la detenzione si era protratta per un ‘tempo significativo e superiore’ a quello necessario per la fabbricazione. Questa detenzione prolungata costituisce una condotta autonoma, che manifesta una volontà criminale distinta e ulteriore rispetto a quella della sola fabbricazione. Pertanto, è corretto configurare due reati in concorso tra loro, punibili separatamente.

Le Conclusioni

La sentenza in esame ribadisce un principio fondamentale: chi fabbrica un’arma clandestina e poi la conserva, non commette un solo reato, ma due. La condotta di detenzione acquista una propria autonomia penale nel momento in cui cessa di essere una mera fase transitoria della fabbricazione e diventa una situazione di possesso stabile e duratura. Questa decisione ha importanti implicazioni pratiche, poiché giustifica l’applicazione di un trattamento sanzionatorio più severo, derivante dalla somma delle pene previste per entrambi i reati. La Corte di Cassazione, quindi, conferma un orientamento rigoroso volto a punire ogni fase del ciclo illegale delle armi, dalla loro creazione alla loro circolazione e possesso.

Fabbricare un’arma clandestina e poi tenerla con sé sono due reati separati?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, si tratta di due reati distinti e autonomi. La condotta di detenzione non viene assorbita in quella di fabbricazione se il possesso dell’arma si protrae per un tempo superiore a quello strettamente necessario per la sua costruzione.

In quali casi il reato di detenzione di un’arma viene ‘assorbito’ da quello di fabbricazione?
L’assorbimento si verifica solo quando il fatto della creazione e costruzione dell’arma coincide temporalmente con il fatto illecito della detenzione. In pratica, la detenzione deve esaurirsi nell’azione stessa di fabbricazione e non protrarsi nel tempo.

Perché la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’imputato?
Il ricorso è stato rigettato perché i giudici hanno ritenuto corretta la valutazione della Corte d’Appello. La detenzione delle armi si era protratta per un tempo significativo, rendendola una condotta distinta e autonoma rispetto alla fabbricazione. Di conseguenza, è stata confermata la sussistenza di due reati in concorso tra loro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati