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Estradizione processuale: limiti e condizioni

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso contro una sentenza di estradizione processuale. La Corte chiarisce che il limite di pena previsto dall’accordo bilaterale Italia-Serbia si applica solo ai cittadini italiani e che l’estradizione serve proprio a superare lo stato di contumacia, senza violare la presunzione di innocenza.

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Pubblicato il 4 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Estradizione Processuale: La Cassazione chiarisce i limiti di applicazione degli accordi bilaterali

La cooperazione giudiziaria internazionale è un pilastro fondamentale nella lotta alla criminalità transnazionale. In questo contesto, l’estradizione processuale rappresenta uno strumento cruciale per assicurare che nessuno possa sottrarsi alla giustizia. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sent. Num. 19413/2025) offre importanti chiarimenti sui presupposti e i limiti di tale procedura, in particolare riguardo all’interpretazione degli accordi bilaterali tra Stati, come quello tra Italia e Serbia.

I Fatti del Caso

Il caso ha origine dalla richiesta di estradizione presentata dal Governo serbo nei confronti di una cittadina serba, accusata di reati gravi quali organizzazione criminale finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e riciclaggio di denaro. La Corte d’appello di Milano aveva dato il via libera all’estradizione, ritenendo sussistenti le condizioni previste dalla legge.

La difesa della ricorrente ha impugnato tale decisione dinanzi alla Corte di Cassazione, sollevando tre motivi di ricorso:
1. Violazione del diritto a un equo processo (Art. 6 CEDU): Si sosteneva che il procedimento in Serbia si stesse svolgendo in contumacia, nonostante le autorità serbe fossero a conoscenza dello stato di detenzione all’estero dell’imputata.
2. Violazione della presunzione di innocenza (Art. 111 Cost. e Art. 6 CEDU): Secondo la difesa, la valutazione compiuta dalla Corte d’appello sulla base delle informazioni fornite dalla Serbia equivaleva a un giudizio anticipato di colpevolezza.
3. Violazione dell’accordo di estradizione Italia-Serbia: Si contestava che per il reato di riciclaggio la pena massima prevista in Serbia fosse inferiore al limite edittale di quattro anni, soglia minima richiesta dall’accordo per concedere l’estradizione.

La Decisione della Corte di Cassazione sull’Estradizione Processuale

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo tutte le censure sollevate dalla difesa. L’analisi dei giudici si è concentrata sulla corretta interpretazione delle norme convenzionali e sulla finalità stessa dell’istituto estradizionale.

La Contumacia e lo Scopo dell’Estradizione

Il primo motivo è stato giudicato manifestamente infondato. La Corte ha ribadito che lo scopo primario dell’estradizione processuale è proprio quello di assicurare la presenza dell’imputato al processo nello Stato richiedente. Pertanto, la procedura di estradizione non è un ostacolo, ma la soluzione per superare lo stato di contumacia e garantire il pieno esercizio del diritto di difesa nel processo di merito.

Presunzione di Innocenza e Gravità Indiziaria

Anche il secondo motivo è stato respinto. I giudici hanno chiarito che la valutazione sulla gravità degli indizi, richiesta nella procedura di estradizione, è un vaglio del tutto preliminare e finalizzato unicamente a verificare la serietà della domanda di cooperazione. Tale verifica non intacca in alcun modo la presunzione di innocenza, che rimane una garanzia fondamentale del successivo processo penale.

Il Limite di Pena nell’Estradizione Processuale

Il punto centrale della sentenza riguarda il terzo motivo. La difesa invocava l’art. 2, par. 1, dell’accordo bilaterale Italia-Serbia, che prevede un limite edittale (pena massima non inferiore a quattro anni) per la concessione dell’estradizione. Tuttavia, la Corte di Cassazione ha specificato che una lettura attenta della norma rivela come tale disposizione sia applicabile esclusivamente all’estradizione di cittadini italiani. Poiché la ricorrente non possedeva la cittadinanza italiana, tale limite non poteva essere invocato nel suo caso, rendendo la doglianza manifestamente infondata.

le motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su un’interpretazione letterale e sistematica degli accordi internazionali. I giudici hanno sottolineato come le norme che prevedono condizioni più restrittive per l’estradizione dei propri cittadini rappresentino una specifica tutela che uno Stato decide di accordare ai propri connazionali, e non possono essere estese analogicamente a cittadini di altri Stati. La sentenza evidenzia che la disciplina applicabile era quella generale prevista dalla Convenzione europea di estradizione del 1957, integrata dall’accordo bilaterale, il quale, nel caso di specie, non poneva ostacoli alla consegna della ricorrente.

le conclusioni

Questa pronuncia ribadisce un principio fondamentale in materia di cooperazione giudiziaria: le clausole degli accordi di estradizione devono essere interpretate in modo rigoroso, distinguendo chiaramente tra le norme di carattere generale e quelle specifiche dettate a tutela dei propri cittadini. La decisione conferma che l’estradizione processuale rimane uno strumento efficace per garantire che le accuse di gravi reati transnazionali possano essere vagliate in un processo, assicurando al contempo il rispetto delle garanzie fondamentali dell’imputato.

L’estradizione processuale può essere concessa se il processo nello Stato richiedente si sta svolgendo in contumacia?
Sì. La Corte di Cassazione ha chiarito che l’estradizione processuale ha proprio la finalità di assicurare la presenza dell’imputato al processo, superando così la condizione di contumacia.

La valutazione della gravità degli indizi richiesta per l’estradizione viola la presunzione di innocenza?
No. Secondo la sentenza, le informazioni sulla gravità indiziaria sono necessarie solo per la procedura di estradizione e non compromettono la garanzia della presunzione di innocenza, che rimane pienamente valida per il processo di merito.

Il limite di pena minimo previsto dall’accordo di estradizione tra Italia e Serbia si applica a tutti?
No. La sentenza specifica che il limite edittale di una pena non inferiore nel massimo a quattro anni, previsto dall’accordo, si applica esclusivamente all’estradizione dei cittadini italiani. Per i cittadini di altra nazionalità, come nel caso di specie, tale disposizione non è applicabile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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