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Estradizione pene inferiori: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso contro una decisione di estradizione verso la Macedonia del Nord. Il ricorrente contestava le condizioni carcerarie e la possibilità di estradizione per pene inferiori a quattro mesi. La Corte ha ritenuto le rassicurazioni sulle carceri sufficienti e ha confermato che l’estradizione per pene inferiori è possibile se parte di una richiesta che include reati più gravi, in applicazione della Convenzione europea del 1957.

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Pubblicato il 19 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Estradizione per pene inferiori: la Cassazione conferma la consegna

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 20563/2024, ha affrontato un interessante caso in materia di cooperazione giudiziaria internazionale, chiarendo i presupposti per l’estradizione per pene inferiori alla soglia minima. La pronuncia conferma la possibilità di concedere la consegna di un individuo anche per l’esecuzione di pene brevi, a patto che siano inserite in una richiesta più ampia riguardante reati più gravi. Analizziamo i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dalla richiesta di estradizione avanzata dalle autorità della Macedonia del Nord nei confronti di un proprio cittadino. La richiesta mirava all’esecuzione di tre sentenze di condanna per il reato di truffa, per una pena complessiva di due anni di reclusione, e di una misura cautelare personale. La Corte di Appello di Trieste aveva accolto la richiesta, ritenendo sussistenti le condizioni per la consegna dell’uomo.

I Motivi del Ricorso: Condizioni Carcerarie e Soglia Minima della Pena

L’interessato ha proposto ricorso per cassazione, basando le proprie difese su due argomenti principali:

1. Condizioni detentive e di salute: Il ricorrente lamentava la genericità delle informazioni fornite dalle autorità macedoni sullo stato delle carceri in cui sarebbe stato detenuto, ritenendole inadeguate a garantire il rispetto dei suoi diritti fondamentali, anche in relazione al suo precario stato di salute. A sostegno della sua tesi, ha prodotto documentazione critica sulle condizioni carcerarie del paese.
2. Violazione della Convenzione Europea di Estradizione: Il secondo motivo di censura riguardava il fatto che due delle tre condanne da scontare erano inferiori al limite minimo di quattro mesi di reclusione previsto dall’art. 2, paragrafo 1, della Convenzione europea di estradizione del 1957. Secondo la difesa, la Corte di Appello avrebbe erroneamente esercitato la facoltà di concedere l’estradizione anche per tali pene senza una motivazione adeguata.

L’analisi della Corte sull’Estradizione per Pene Inferiori

La Corte di Cassazione ha giudicato manifestamente infondato il secondo motivo di ricorso. I giudici hanno richiamato il chiaro dettato dell’art. 2, paragrafo 2, della Convenzione, il quale stabilisce che se una domanda di estradizione riguarda più reati, ma solo alcuni di essi soddisfano il requisito della soglia minima di pena, lo Stato richiesto ha la facoltà di concedere l’estradizione anche per i reati ‘minori’.

Nel caso di specie, la richiesta includeva una condanna a un anno e sei mesi, ben al di sopra del limite minimo. Pertanto, la Corte di Appello ha legittimamente esercitato la sua discrezionalità, motivandola sulla base della stretta connessione tra i vari episodi di truffa oggetto delle diverse condanne. La Cassazione ha ritenuto questa argomentazione congrua e sufficiente.

La Valutazione sulle Condizioni Detentive

Anche il primo motivo è stato respinto. La Suprema Corte ha ritenuto che la sentenza impugnata avesse adeguatamente valutato le informazioni ricevute dalle autorità macedoni, che specificavano le strutture di destinazione (struttura aperta di Struga e carcere di Ohrid). I giudici hanno osservato che i rapporti critici prodotti dalla difesa erano datati o si riferivano a strutture diverse (come un istituto minorile). La Corte ha inoltre ribadito la fiducia nel principio di lealtà che governa la collaborazione internazionale, ritenendo poco credibile che uno Stato fornisca informazioni inattendibili che potrebbero compromettere future richieste di estradizione.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile perché manifestamente infondato. Le motivazioni della Corte territoriale sono state ritenute logiche e coerenti con la normativa di riferimento. In primo luogo, le rassicurazioni fornite dallo Stato richiedente sulle condizioni detentive sono state considerate sufficienti e più specifiche rispetto alle generiche contestazioni del ricorrente. In secondo luogo, e punto centrale della pronuncia, è stata confermata la corretta applicazione della Convenzione europea di estradizione. La facoltà di estendere la consegna anche a reati con pene inferiori al limite legale è pienamente legittima quando questi si inseriscono in un contesto criminale unitario, che comprende almeno un reato per il quale l’estradizione è obbligatoria. Infine, è stato chiarito che il principio di specialità, evocato dalla difesa, non era pertinente, poiché esso riguarda l’impossibilità di processare l’estradato per fatti diversi da quelli alla base della consegna, e non l’esecuzione delle pene per cui l’estradizione è stata concessa.

Le Conclusioni

Con questa sentenza, la Cassazione ribadisce un principio importante nella procedura di estradizione: la flessibilità consentita dalla Convenzione europea del 1957. La decisione di consegnare un individuo anche per reati che, singolarmente, non raggiungerebbero la soglia di gravità minima, risponde a un’esigenza di economia processuale e di completezza della risposta giudiziaria. Si evita così di frammentare l’esecuzione delle pene e si garantisce che la cooperazione internazionale sia efficace. La pronuncia sottolinea inoltre l’importanza del principio di lealtà e della specificità delle informazioni nelle valutazioni sulle condizioni detentive dello Stato richiedente.

È possibile concedere l’estradizione per reati puniti con pene inferiori alla soglia minima prevista dalla Convenzione europea?
Sì, è possibile. L’art. 2, paragrafo 2, della Convenzione europea di estradizione del 1957 conferisce allo Stato richiesto la facoltà di accordare l’estradizione anche per tali reati, a condizione che la domanda di estradizione includa almeno un altro reato che, invece, soddisfa la soglia minima di pena.

Come vengono valutate le rassicurazioni sulle condizioni delle carceri fornite da uno Stato estero?
Le corti tendono a considerarle credibili in virtù del principio di lealtà che regola i rapporti di collaborazione internazionale. Tali rassicurazioni prevalgono su contestazioni generiche o basate su documentazione non aggiornata o non pertinente alle specifiche strutture detentive indicate.

Il principio di specialità può impedire l’esecuzione delle pene per cui è stata concessa l’estradizione?
No. Il principio di specialità serve a proteggere la persona estradata dall’essere processata o punita per reati diversi e antecedenti a quelli che hanno motivato la consegna. Non impedisce, invece, l’esecuzione delle pene relative proprio ai reati per i quali l’estradizione è stata accordata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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