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Estradizione e Misure Cautelari: Quando Revocarle?

La Corte di Cassazione ha rigettato l’istanza di revoca di una misura cautelare (obbligo di firma) per un cittadino straniero in attesa di decisione sul ricorso contro la sua estradizione. Secondo la Corte, il mero decorso del tempo e il radicamento sociale non sono sufficienti a giustificare la revoca in assenza di nuovi elementi. L’analisi si concentra sulla tematica dell’estradizione e misure cautelari.

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Pubblicato il 15 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Estradizione e Misure Cautelari: Il No della Cassazione alla Revoca

Il tema dell’estradizione e misure cautelari rappresenta un delicato punto di equilibrio tra la tutela della libertà personale di un individuo e le esigenze di cooperazione giudiziaria internazionale. Quando una persona è richiesta da uno Stato estero, quali sono i limiti alla sua libertà in attesa della decisione definitiva? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 33329/2024) offre importanti chiarimenti, stabilendo che il radicamento sociale e il semplice trascorrere del tempo non bastano, da soli, a giustificare la revoca delle misure cautelari.

I Fatti del Caso

La vicenda riguarda un cittadino marocchino, per il quale la Corte d’Appello di Milano aveva autorizzato l’estradizione verso il Marocco in relazione a un mandato di cattura internazionale per i reati di truffa e immigrazione clandestina. In attesa della procedura, l’uomo era stato inizialmente arrestato e posto in custodia cautelare in carcere, misura poi sostituita con l’obbligo di presentazione bisettimanale alla polizia giudiziaria e il divieto di espatrio.

L’interessato, ritenendo la misura eccessiva, aveva proposto ricorso per cassazione contro la sentenza che autorizzava l’estradizione. Parallelamente, tramite il suo difensore, ha presentato un’istanza per la revoca delle misure cautelari ancora in atto. A sostegno della richiesta, la difesa ha evidenziato il forte radicamento dell’uomo in Italia, dove vive stabilmente con la famiglia ed è titolare di due attività commerciali, elementi che, a suo dire, escluderebbero qualsiasi pericolo di fuga.

La Decisione della Corte di Cassazione

Investita della questione, la Suprema Corte ha rigettato l’istanza, confermando le misure cautelari in essere. La decisione si fonda su un’analisi rigorosa dei presupposti necessari per la revoca di tali provvedimenti nel contesto specifico delle procedure di estradizione.

Le Motivazioni della Suprema Corte sulla revoca delle misure cautelari

La Corte di Cassazione ha articolato il proprio ragionamento su tre punti fondamentali.

1. Competenza: In primo luogo, ha confermato che, una volta proposto ricorso per cassazione avverso la sentenza di estradizione, la competenza a decidere sulle istanze de libertate spetta alla stessa Corte di Cassazione.

2. Irrilevanza del Decorso del Tempo: I giudici hanno sottolineato che il mero trascorrere del tempo dall’applicazione della misura non costituisce, di per sé, un elemento sufficiente per giustificarne la revoca. La difesa, infatti, non aveva presentato alcun elemento di novità concreto, capace di modificare la valutazione originaria sul rischio di fuga che aveva portato alla sostituzione del carcere con misure meno afflittive.

3. Valutazione del Radicamento Sociale: Sebbene il radicamento sociale ed economico dell’estradando in Italia fosse un fatto accertato, la Corte ha ritenuto che l’impatto delle misure attuali (obbligo di firma e divieto di espatrio) sulla sua libertà personale fosse del tutto ‘marginale’. In altre parole, il bilanciamento tra le esigenze cautelari legate alla gravità dei reati contestati (che in Marocco prevedono pene fino a vent’anni di reclusione) e il sacrificio imposto all’individuo pendeva a favore del mantenimento delle misure. Il fatto di avere una vita stabile in Italia non è stato considerato un elemento nuovo e decisivo, in quanto già valutato al momento della sostituzione della custodia in carcere.

Conclusioni

L’ordinanza in esame ribadisce un principio cardine in materia di estradizione e misure cautelari: per ottenere la revoca di una misura non è sufficiente appellarsi a circostanze preesistenti o al semplice passare del tempo. È necessario dimostrare l’esistenza di ‘elementi di novità’ sostanziali, in grado di far venire meno le esigenze cautelari originariamente identificate dal giudice. Il radicamento sul territorio nazionale, pur essendo un fattore rilevante, non è una garanzia assoluta contro il pericolo di fuga, specialmente di fronte a richieste di estradizione per reati gravi. La decisione conferma quindi un approccio prudente, volto a garantire che gli obblighi di cooperazione internazionale vengano rispettati, bilanciandoli con un’attenta, ma non automatica, valutazione della posizione personale dell’estradando.

Chi è competente a decidere sulla revoca di una misura cautelare se è pendente un ricorso in Cassazione contro la sentenza di estradizione?
Secondo l’ordinanza, la competenza a decidere sull’istanza di revoca della misura cautelare appartiene alla Corte di Cassazione, una volta che il ricorso contro la sentenza che autorizza l’estradizione è stato presentato a quest’ultima.

Il semplice passare del tempo è un motivo valido per chiedere la revoca di una misura cautelare in un procedimento di estradizione?
No, la Corte ha stabilito che il mero decorso del tempo non è di per sé un elemento sufficiente per giustificare la revoca della misura. È necessario che emergano nuovi elementi capaci di modificare la valutazione iniziale del giudice.

Avere un lavoro e una famiglia in Italia è sufficiente a ottenere la revoca del divieto di espatrio in attesa della decisione sull’estradizione?
No. Sebbene il radicamento sociale ed economico sia un fattore importante, l’ordinanza chiarisce che non è automaticamente sufficiente a far venir meno le esigenze cautelari. La Corte ha ritenuto ‘marginale’ l’impatto delle misure in atto (obbligo di firma e divieto di espatrio) rispetto alla necessità di prevenire il rischio di fuga, considerata la gravità dei reati contestati.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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