LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Estradizione conflitto armato: negata per fatto notorio

La Corte di Cassazione ha confermato il diniego di estradizione di una cittadina straniera verso l’Ucraina. La decisione si fonda sul principio del ‘fatto notorio’ relativo all’intensificazione e all’estensione del conflitto armato sull’intero territorio nazionale. A differenza della Corte d’Appello, che aveva basato il diniego su ‘fonti aperte’, la Cassazione ha stabilito che la gravità della situazione bellica, attestata da fonti istituzionali internazionali, rende oggettivamente impossibile per lo Stato richiedente fornire garanzie sufficienti per la vita e l’incolumità della persona, giustificando il rigetto della richiesta di estradizione per conflitto armato.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 28 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Estradizione e Conflitto Armato: Quando la Guerra Diventa un “Fatto Notorio” che Ferma la Consegna

La recente sentenza della Corte di Cassazione affronta un tema di straordinaria attualità: la possibilità di concedere l’estradizione verso un Paese coinvolto in un conflitto armato. Questa pronuncia chiarisce che l’intensificazione di una guerra può trasformarsi in un “fatto notorio”, un ostacolo insormontabile che impedisce di garantire la sicurezza della persona richiesta. Analizziamo come e perché la Suprema Corte ha negato l’ estradizione per conflitto armato, correggendo la motivazione dei giudici di merito e stabilendo un importante principio giuridico.

I Fatti del Caso

Il caso nasce dalla richiesta di estradizione presentata dall’autorità giudiziaria ucraina nei confronti di una cittadina straniera per il reato di sfruttamento della prostituzione. La Corte di Appello di Firenze aveva negato la consegna, basando la propria decisione su “fonti aperte” (notizie e informazioni reperibili online) che documentavano attacchi militari russi nelle regioni dove la donna sarebbe stata detenuta.

Contro questa decisione, il Procuratore generale ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che la Corte d’Appello avesse errato nel fondare il diniego su fonti giornalistiche non verificate, ignorando le rassicurazioni fornite dalle autorità ucraine sulla sicurezza degli istituti penitenziari e sulla loro collocazione in zone non direttamente coinvolte nel conflitto.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Sesta Sezione Penale della Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del Procuratore generale, confermando così il diniego di estradizione. Tuttavia, la Corte ha ritenuto necessario correggere la motivazione della sentenza di secondo grado. Il punto centrale non risiede più nell’affidabilità delle “fonti aperte”, ma nel riconoscimento della situazione bellica come “fatto notorio”.

Le Motivazioni: L’impatto dell’estradizione in un conflitto armato

La Corte Suprema ha operato una distinzione fondamentale tra “fonte aperta” e “fatto notorio”, chiarendo come quest’ultimo sia l’elemento dirimente nel caso di specie.

La Correzione della Motivazione: da Fonte Aperta a Fatto Notorio

I giudici di legittimità hanno spiegato che, mentre le “fonti aperte” richiedono un’attenta verifica della loro attendibilità, il “fatto notorio” è una circostanza talmente conosciuta dalla collettività da non necessitare di prove. L’eccezionalità della situazione bellica in Ucraina, con la sua drammatica e recente escalation, rientra pienamente in questa categoria. L’intensificazione e l’estensione degli attacchi missilistici all’intero territorio nazionale, comprese aree precedentemente considerate sicure, è un dato acquisito alla conoscenza comune e confermato da fonti istituzionali di massimo livello.

L’Intensificazione del Conflitto Armato come Ostacolo Assoluto

La Cassazione ha citato documenti ufficiali, come una Risoluzione del Parlamento Europeo e atti del Consiglio Europeo, che attestano “l’intensificarsi degli attacchi quotidiani” e l’estensione del conflitto a “tutto il paese”. Queste fonti accreditate descrivono una situazione in cui l’intero territorio ucraino è ormai un teatro di guerra. Di conseguenza, lo Stato richiedente si trova nell’oggettiva impossibilità di fornire garanzie assolute sulla sicurezza della persona estradanda. La mobilità e l’imprevedibilità del conflitto rendono inefficace qualsiasi rassicurazione sulla collocazione in zone “sicure” o sulla presenza di procedure di evacuazione.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La sentenza stabilisce un principio di cruciale importanza: il mero coinvolgimento di uno Stato in un conflitto non è di per sé sufficiente a negare l’estradizione. Tuttavia, quando il conflitto raggiunge un livello di intensità, estensione e imprevedibilità tale da diventare un “fatto notorio” che minaccia l’intero territorio, l’estradizione deve essere negata. In tali circostanze eccezionali, il rischio grave per l’incolumità fisica e i diritti fondamentali della persona richiesta prevale sulle esigenze di cooperazione giudiziaria internazionale. La decisione sottolinea che la tutela della vita e della dignità umana rappresenta un limite invalicabile, anche di fronte a una legittima richiesta di consegna.

Quando un conflitto armato in corso può impedire l’estradizione verso lo Stato richiedente?
Quando l’intensità, l’imprevedibilità e l’estensione del conflitto sono tali da costituire un ‘fatto notorio’ che rende oggettivamente impossibile per lo Stato richiedente garantire in modo assoluto la vita e l’incolumità della persona richiesta, anche in zone non direttamente interessate dai combattimenti iniziali.

Qual è la differenza tra ‘fonti aperte’ e ‘fatto notorio’ secondo la Cassazione in questo caso?
Le ‘fonti aperte’ sono informazioni pubbliche (come notizie online) che richiedono una verifica di attendibilità. Il ‘fatto notorio’, invece, è un evento la cui conoscenza è così diffusa e certa (come l’escalation di una guerra documentata da organi internazionali) da non richiedere alcuna prova specifica in sede giudiziaria.

Perché la Cassazione ha ritenuto insufficienti le garanzie fornite dalle autorità ucraine?
Perché l’eccezionale e imprevedibile aggravamento della situazione bellica, con attacchi estesi a tutto il territorio nazionale, ha reso oggettivamente impossibile per le autorità ucraine fornire garanzie di assoluta certezza sulla sicurezza della persona da estradare, superando le rassicurazioni precedentemente fornite.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati